Re Pico tra storia e leggende: Fauni, Fate, Satiri e Boccaccio

Print Friendly, PDF & Email

Giovanni Boccaccio (Certaldo 1313 – 1375) politico, storico e letterato, noto ai liceali per il “Decamerone”; andrebbe rivalutato nel ruolo che gli compete. Dovrebbe essere considerato un precursore dell’umanesimo con Dante Alighieri (1265-1321) e Francesco Petrarca (1304-1374).  Non scrisse solo novelle boccaccesche; la sua produzione letteraria abbraccia vari argomenti. Forse a lui è dovuta anche l’aggiunta di “Divina”, al titolo dell’opera dell’Alighieri. Qui prendiamo in considerazione solamente “Sopra la Genealogia degli Dei” di M. Giovanni Boccaccio libri Quindici… con l’esposizione de’ sensi allegorici delle favole e la dichiarazione dell’Historie appartenenti alla stessa materia” – Venezia 1606. Questa opera, corposa, documentata, in due volumi, originariamente in latino, fu tradotta da molti e nel 1585 da Evangelista dall’Orto.  È utile e corretto riportare integralmente il testo dal capitolo VIII.

 

Re Pico tra storia e leggende

Saturno undecimo figliuolo del Cielo, che generò dieci figliuoli: Croni, Vesta, Cerere, Glauca, Pico, Chirone, Plutone, Giunone, Nettuno, & il terzo Giove … Saturno fu figliuolo di Cielo e di Vesta, si come nel libro Delle Divine Institutioni Lattantio scrive… Pico, Re d’Ausonia, fu figliuolo di Saturno, come pare, che affermi Ovidio, dove dice “Pico capo ne le terre d’Ausonia, e nei confini”. (Ausonia e Saturnia vanno considerate Sinonimi, e Re nei confini può essere inteso come nel Piceno: confine Nord Est dell’Ausonia).

 

Tra Pomona e Circe

Et Virgilio “Inteso habbiamo, che di Fauno Pico fu padre; di costui fu genitore Saturno”, a quel che riferisce ogn’uno. Dice Servio, che costui fu amato da Pomona Dea de pomi, & l’hebbe per moglie. Finalmente (secondo Ovidio) essendo egli un giorno a caccia, avenne, che fu da Circe veduto, ella fieramente se ne accese, della cui non si curando egli fu tramutato da quella, per ciò sdegnata, in uccello del proprio nome (Picchio). Ma Ovidio da Servio discorda, dicendo, che Pico fu marito di Circe, e che si innamorò di Pomona; la onde Circe mossa da gelosia, il toccò con la verga d’oro, e il cangiò nell’uccello Pico (Picchio).

 

L’eloquenza di Pico

L’effetto di questa sittione a Servio pare tale, cioè, che il Re Pico sia detto essersi mutato in Pico uccello, perché fu indovino; e nella casa teneva un Pico, per lo cui conosceva le cose avenire, e così nelle cose ponteficali si legge. Alcuni dicono che essendo questo Pico per lo singolar studio, e diligenza di domare cavalli, nelle altre cose huomo rozzo, da Circe fu ammaestrato, e fatto eloquentissimo, per la cui eloquenza trasse ne i suoi voleri molti huomini selvaggi, e se gli fece obedienti, e perciò fu finto, ch’egli fosse converso in uccello del suo nome. L’uccello Pico tra l’altre proprietadi ha questa, che hauendo lunghissima lingua;  nel tempo della State cerca i luoghi pieni di formiche, e diposta tra loro la lingua; sopporta, ch’elle gli la surino, e mordino, finalmente sentendola piena di loro: trahe a se la lingua con tutte le formiche; de quali in tal modo si ciba. Così il Re Pico con l’eloquenza, cioè con la lingua trahea a se gli huomini agresti, i quali sono simili alle formiche, e gli adoprava (si come è stato detto) fecondo i suoi voleri.

 

Evoluzione dell’agricoltura

(Sant’) Agostino dove scrive della Città di Dio; benchè si faccia beffe di quello, che s’appartiene all’historia, come se fosse finzione poetica; così incomincia: “Fu edificato il real Laurento, dove Pico figliuolo di Saturno fu il primo, che prendesse il scettro” Et poco dapoi segue. Ma questi si tengono sigmenti poetici, e più tosto si tiene che Sterco fosse padre di Pico; dal quale ottimo agricoltore (dicono) esser stato ritrovato si come col letame degli animali s’ingrassassero i terreni, il che dal nome suo fu detto Sterco, vogliono, che costui fosse nomato Stercuzio… Non di meno si ha per certo, che questo Sterco, o Stercuzio per merito dell’agricoltura fu fatto Dio, e così anco Pico di lui figliuolo. Così per Agostino si vede Pico non esser stato figliuolo di Saturno. Ma potendo essere stati molti Pichi, crederemo ad Agostino, che vi fosse un Pico figliolo di Sterco, e un’altro di Saturno.

 

Fauno figlio di Pico

Plinio nel libro Dell’historia Naturale afferma, che da costui fu trovato la palla da giuocare.  Fauno figliuolo di Pico, che generò i Fauni, i Satiri, i Pani, i Siluani, Aco (divinità fuviale), Eurimedonte, Latino e secondo alcuni Senta Fauna… Fauno fu figliuolo di Pico, si come di sopra s’è per Virgilio mostrato questi (Fauno) anco successe nel Reame al padre, del quale nel primo libro “Delle Divine Instituzioni” Lattantio scrive, che così come Pompilio appresso Romani fu institutore delle vane Religioni, così, innanzi Pompilio, Fauno in Italia, il quale ordinò all’avo Saturno scelerati sacrifici, & consacrò  Senta Fauna di lui sorella, & sposa, la quale, si come Crispo Clodio in quel libro, che Grecamente scrisse, dice percioche contra il costume, & lo spendor Reale segretamente hauea bevuto un’olla di vino, & era divenuta ebbra; con verghe di mirto fino quasi alla morte fu flagellata, dapoi pentendosi del fatto…, levò a quella gli honori sacri… onde il medesimo Fauno, & l’istessa Fauna derivati sono dall’indovinare, cioè a fando che significa parlare; la onde chiamiamo Fatui quelli, che senza considerazione parlano. Fauni, faune, Satiri, fatue & Silvani. Dice Theodontio, che i Fauni, Satiri, Pani, e silvani furono figliuoli di Fauno, ma Leontio di Saturno. De quali, percioche di alcuno non si sa il proprio nome, è necessario trattar di tutti insieme.

 

Fauni e Satiri

Dicevano adunque i Fauni, & i Satiri esser li Dei dei boschi, & come vuole Rabano, con la voce, & non con segno mostravano le cose a venire a Gentili. Ma i Pani sono detti i Dei dei campi, & i silvani delle selve; ma impropriamente spesse volte dai Poeti uno s’è tolto per l’altro, come fa Virgilio. – Et noi presenti, agresti Dei di Fauno. Volsero anco gli antichi questi tali esser chiamati sermoni, ovvero semidei, sicome scrive Ovidio. Ho i Semidei, ho i rusticani numi, ho i Fauni, ho le ninfe, et anco i satiri, e ho i silvani, che ne i monti sianno, i quai perché non l’ istimiamo degni degli honori del Cielo gli lasciamo star ne le terre, che gli habbiamo date.

 

Il Boccaccio

Il Boccaccio non crede alla storicità. Forseche le loro favole da principio siano da donnicciuole state recitate, de quali nondimeno per autorità famose sono narrate alcune cose maravigliose.   Perciocché  Pomponio Mela dice, che oltre l’Atlante monte di Mauritania spesse volte si sono veduti di notte lumi, & uditi strepiti di cembali, & fistole (il flauto fatto con canne unite e tagliate in varia lunghezza), nè di giorno ritrovatosi cosa alcuna, & per cosa ferma haversi questi essere i Fauni, i Satiri, & altri simili animali. Oltre ciò Rabano dice i Fauni essere huomicelli, che hanno le nari torte, le corna in fronte, est i piedi di capra… Di questi tali scrive Marziano dove tratta delle nozze di Mercurio, e Philogia, dicendo; Et habitano quella terra, che agli huomini è inaccessibile, & i compagni di questi sono detti di lunga età, et stanno nelle selve, ne i boschi, nei laghi, nei fumi, et nei fonti, et sono chiamati Fauni, Pani, Fatue, et Fane… tutti questi doppo una lunga età, si come gl’huomini muoiono; mondimeno d’indovinar, di assalire, & di nuocer hanno grandissima potenza. Dice poi Aristotele, questi doppo mille anni, & le ninfe, & i satiri morire.

 

Commento finale

Sembra pleonastico qualsiasi commento. Boccaccio, per quando attiene a Pico, non mette in discussione l’attendibilità della sua esistenza; sfronda alcune parti delle varie leggende. Ma non fa alcun cenno alla possibile analogia con l’oracolo di Dodona dove vaticinava una Colomba (donna e/o uccello), forse prossimamente ne parleremo anche perché questa similitudine avvicina al mondo dei Pelasgi Pico, Re Di Saturnia e Re del Piceno. Relativamente ai Satiri, Satiri, Fatue, Fane ci sembra solo di rivivere i Racconti dei nostri vecchi , intorno al fuoco, che ricordavano “li spiritilli, li mazzamurelli, lu mosciò” e anche le Fete, le streghe dell’Appennino, dei nostri boschi e delle nostre campagne. Anche gli Elfi sono parte della millenaria (trimillenaria) cultura Picena diffusa in tutta Europa.

Nazzareno Graziosi

6 giugno 2018

A 5 persone piace questo articolo.

Commenti

commenti