“Il mondo e le ricette del Signor Lardo” tra ieri e oggi

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“Il mondo e le ricette del Signor Lardo”… e già il titolo del libro scritto da Silvano Scalzini ci introduce  non solo nel modo di cucinare di una volta ma anche in quel mondo, che andiamo a esplorare paragonandolo con l’oggi. Le ricette le lasciamo alla vostra lettura… 

 

Il fuoco

Potremmo chiamarla “santa diavolina”, quel cubetto che accende il fuoco dallo strano odore. Santa perché oggi, quei privilegiati che hanno il camino, non riescono più ad accenderlo senza. Il camino oggi è un bene di lusso che in casa si aggiunge all’arredo ma spesso non si utilizza perché sporca: dopotutto abbiamo il comodo metano che riscalda tutto. Accendere il fuoco e mantenerlo acceso è una delle arti scomparse del mondo contadino: neanche lo scout sa fare con disinvoltura fuoco alto, fuoco basso, fuoco da braci, fuoco per fare carbone… Addomesticare il fuoco è stata una delle scoperte più importanti che ha fatto l’uomo, e fino a poco più di mezzo secolo fa ogni vergara incarnava l’antica dea Vesta, protettrice del focolare domestico, della pace e della prosperità familiare: il focolare scaldava la casa, l’acqua per  lavarsi e, soprattutto, serviva a cucinare, in inverno come in estate.

 

Condizionamento mentale

La cucina dei nostri nonni era diversa, perché diversa era la vita: l’autore di questo libro ha trascorso l’infanzia e la prima giovinezza a contatto con l’ultima generazione di contadini, proprio nel tempo in cui il mondo stava cambiando, quando la nascente industrializzazione cominciò a spingere all’abbandono dell’agricoltura, anche mediante una propaganda anti-contadino. Sì, dopo millenni in cui l’agricoltura e la pastorizia erano fondamentali per la sopravvivenza di tutti, anche degli “artisti”, con l’onore di saper fare tutto con le proprie mani, di saper vivere in armonia con la natura e le stagioni, e saper trarre dalla terra le meraviglie che oggi crediamo nascano nei banchi frigo dei supermercati, all’improvviso il contadino era diventato rozzo e stupido. Era l’inizio del condizionamento mentale!

 

Modo di vivere

Sì, è vero che oggi abbiamo case pulite, vestiti non rivoltati (scuciti e ricuciti con la stoffa rivoltata), ma siamo condizionati dalle cose, dall’avere, dall’essere in competizione con tutti, anche con i più prossimi. Guardiamo con commozione le foto di bambini siberiani, africani, indiani dalle guance rosse per il sole o per il freddo, le mani sporche e i vestiti cenci ma dai volti sorridenti: è l’immagine che avremmo potuto vedere per le nostre campagne e borghi, quando i bambini correvano per i cortili scalzi ma spensierati. Conoscevano l’emozione di catturare i pesci con le mani nei fossi, tanti ce ne stavano; cogliere la frutta dagli alberi, catturare i passeri nella legnaia, ma pure lavorare, già da piccoli, come parare il maiale o le oche per i campi, e andare a scuola a piedi, oggi  impensabile.

 

Cibo

Il cibo era povero, ma ricco di nutrienti, era il cibo di stagione, non c’erano “kinder” a merenda, ma pane e noci, non c’era la papaya in inverno, c’erano le mele conservate ne lu melà. Era il tempo del maiale allevato da tutte le famiglie, del lardo nelle ricette che Silvano cucina nel suo ristorante Picciolo di Rame e in questo libro svela: lo sugo finto, la polenta, i frascarelli, i quadrucci pilusi, l’òe in trippa, i fascioli co’ le coteche…e tante altre. Non sono cose stupide, era l’arte di vivere con ciò che c’era.

 

Cosa siamo oggi?

Cosa siamo oggi? Persone che comunicano con smartphone, qualcosa di finto, e salutano a malapena il vicino di casa. Si sapeva tutto di tutti, la maldicenza era fastidiosa, ma era il notiziario del tempo, e si salutavano tutti, con rispetto e con disponibilità reciproca nel momento del bisogno. Silvano con questo libro racconta tutto questo, con storie quasi goliardiche ma efficaci, dimostrando che i veri stupidi non sono i contadini… ma tutti coloro che seguono il branco, quelli sempre in corsa verso l’omologazione, che non si rendono conto di essere ogni giorno più incapaci di fare qualcosa, a parte digitare (e altro che non diciamo) e soprattutto, sono sempre più soli.

Simonetta Borgiani

9 giugno 2018

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