“Carsic”, libro di Daniele Testa edito da Edizioni Simple

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Sì…ancora con “questo terremoto”… quel terremoto, spieghiamo a chi non lo ha provato, che ti riempie di adrenalina, uno spavento che ti fa scappare, e poi smarrire, assalito dall’altra paura, quella che il terribile tremore torni. Poi c’è la spinta a tornare, a riprendersi quegli spazi, a controllare tutto per recuperare i ricordi e rifare mentalmente la mappa di come stanno ora le cose, le case o, meglio, quello che resta. Quando perdi qualcosa, ti accorgi di quanto l’amavi, ne diventi più consapevole. Allora pensi, guardi, cerchi e riscopri; ti metti in viaggio per toccare con mano perfino le leggende, quelle storie misteriose che i vecchi tramandano con fare circospetto.

 

Il terremotato

Il protagonista del romanzo “Carsic” è un terremotato rimasto vicino alla sua casa inagibile, nei pressi di Norcia, e alloggia in un camper ricevuto in dono, una delle tante incredibili manifestazioni di solidarietà. Un giorno decide di fare una escursione, parte così con lo zaino zeppo di panini e attrezzi, e anche di emozioni; sale a bordo del suo indispensabile fuoristrada in compagnia del suo cane e percorre ripidi sentieri sterrati che costeggiano costruzioni squarciate, strade bloccate, boschi, viste mozzafiato, diretto al Pian Grande di Castelluccio, nei pressi di quella zona di depressione dove le acque piovane si convogliano in un inghiottitoio, per sparire in grotte carsiche fangose.

 

La regina Sibilla

In un momento di pausa merenda, ecco che una forte scossa dà inizio a un’avventura incredibile, un  misto  di  paura,  favola, sogno e realtà, una storia a lieto fine dall’impronta autobiografica, tanto che viene spontanea la domanda: ma sarà vero? La gente di montagna conosce i linguaggi della natura, degli alberi, degli animali e delle pietre. Forse, è attraverso gli elementi che la Regina Sibilla parla a molti di loro, racconta i suoi segreti, a patto di non svelare dove sono gli ingressi del suo Regno. Pensate davvero che il pertugio crollato sulla Grotta delle Fate fosse l’unico passaggio per il mondo sotterraneo? Chi non crede all’esistenza delle Fate, non crede neanche ai sogni, ma cos’è un uomo senza sogni? Una persona senza speranza, perché il sogno crea, e la gente dei Sibillini ha bisogno di sognare, di immaginare e dare forma a un domani di ricostruzione e di ritorno alla normalità, proprio qui, in questi luoghi pieni di Santi, di acque, di alberi e di leggende.

 

L’autore Daniele Testa

Daniele Testa nasce il 4 luglio del 1972 a Castelluccio di Norcia e vive qui dedicandosi a pastorizia e agricoltura, lavori che permettono lunghe ore di riflessioni in solitudine. Si dedica così allo studio delle antiche tradizioni, dei miti e delle leggende dei Monti Sibillini. Personaggio poliedrico e creativo s’interessa di pittura e fotografia naturalistica, di musica e di arte culinaria. Esprime ogni volta con ogni mezzo le sue emozioni e l’amore per la sua terra. Ultima, ma solo in ordine cronologico, è la scrittura che racchiude in sé le conoscenze di anni di studi e di approfondimenti, che si concentrano in questo primo romanzo, in parte fantastico, in parte autobiografico.  

Simonetta Borgiani

9 agosto 2018

 

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