Pausula 1861: “Sì, gli farem la pelle, viva Pio IX, viva Lamorcière!”

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Il primo settembre 1861 alle sei della mattina una banda di una quarantina di contadini renitenti alla leva di Pausula, Monte San Giusto e Monte San Pietrangeli, armati di fucili, carabine, baionette e bastoni, si reca con schiamazzi e urla presso il casino di campagna di Aristide Lauri, comandante della Guardia Nazionale di Pausula.

 

La minaccia

Trovano la porta della casa aperta, ma incredibilmente non entrano e si limitano a chiedere alla serva Vincenza Valli, che intanto si era affacciata alla finestra, dove fosse il Lauri. Alla risposta che era fuori, gridano di riferire al padrone che se non fosse stato rilasciato un certo Calderuccio, arrestato per renitenza nell’agosto scorso, sarebbero tornati la domenica in 4000 e gli avrebbero fatto la pelle. La moglie del Lauri, Carlotta Romani, temendo il peggio, corre a chiudere la porta senza che nessuno degli uomini cerchi di fermarla: anzi a quel punto si allontanano gridando: “Sì, gli farem la pelle, viva Pio IX, viva Lamorcière”.

 

Assalitori ingenui

L’azione più che creare terrore lascia sbigottiti per l’ingenuità degli assalitori: non è possibile, avendo addirittura trovata la porta aperta, domandare semplicemente se il Lauri fosse in casa senza entrare! Dopo la cattura di diversi protagonisti dell’accaduto, nel processo penale a loro carico, lo stesso giudice nella sentenza scrive che sebbene tale reato abbia provocato un allarme politico, si devono ammettere attenuanti poiché si sono limitati a minacciare rifuggendo da ogni ulteriore eccesso che pur poteva accadere per essersi trovata aperta la porta del casino.

 

Bravata o cospirazione?

Per il fatto furono arrestati nove giovani e otto furono condannati a un anno per ribellione. Onestamente non si capisce neanche se il Lauri fosse davvero assente, sono le 6 della mattina, e ancora più incredibile è che i renitenti abbiano annunciato il loro ritorno per la domenica successiva, come se la persona minacciata, avvisata, si fosse fatta trovare tranquillamente ad attenderli! Sembra più una bravata di giovani  che una cospirazione politica come gridava il giornale maceratese Il Vessillo delle Marche. La situazione comunque era preoccupante.

 

L’incontro

Verso la fine del mese di agosto del ‘61, due guardie nazionali non in servizio, Manardi e Palombari (tra l’altro mio trisavolo), si portano in contrada Fiastra presso il terreno di certo Marinozzi a scartocciare il granturco. Notano riuniti nell’aia della casa colonica molti renitenti alla leva armati, riconoscendo tra gli altri, un certo Salvatelli e i fratelli Tombetta; inoltre era presente un uomo con un lungo cappotto e con in testa un cappuccio che li fissava cercando di riconoscerli.

 

L’uomo dal lungo cappotto

I militi compreso che la situazione si metteva male, ritornano verso il paese, ma fatti appena 50 passi, un individuo correndo verso di loro esplode un colpo di fucile senza però colpirli. L’intenzione era sicuramente di spaventarli: non è possibile che da quella distanza li avesse mancati. Più avanti presso la casa del contadino Properzi si trovano davanti l’inquietante uomo dal lungo cappotto che li guarda senza però dire nulla.

 

La lettera del Sindaco

Bartolazzi, il sindaco di Pausula, concludeva la lettera in cui riferiva l’accaduto al delegato di pubblica sicurezza, nella seguente maniera: “Come altra volta si è fatto osservare… [i renitenti] vanno armati e scorrono in bande questo territorio”. Nel maceratese a differenza dell’ascolano non si può parlare di fenomeni di brigantaggio.

 

La leva obbligatoria

L’analisi sarebbe molto lunga, ma brevemente possiamo dire che la considerevole massa di sbandati renitenti alla leva che girava per le campagne, cercava solo di sbarcare il lunario, evitare la cattura e, se possibile, fuggire nello Stato Pontificio. Il fatto che ce l’avessero con il Regno d’Italia è spesso più che altro dovuto alla introduzione della dura legge sulla leva obbligatoria, leva che sotto il Papa, non esisteva.

 

Ideali risorgimentali? Di una minoranza elitaria  

Che poi la quasi totalità dei giovani nulla sentisse degli ideali risorgimentali, questo è una cosa quasi certa: gli ideali risorgimentali erano stati appannaggio di una piccola classe di cittadini molto spesso di elevata cultura. I contadini, la maggior parte della popolazione, era assai religiosa e vedeva il Papa come un “padre”, spesso da criticare ma pur sempre un “padre”! Religiosità definita dai liberali “bigottismo”, quei liberali che avevano sostituito nel loro immaginario i santi delle chiese con gli eroi del Risorgimento, e il Papa con il Re. In fondo una trasposizione, una religiosità laica che non officiava più i suoi riti in chiesa e nelle processioni ma nelle pompose manifestazione delle piazze, nelle parate militari e nei retorici discorsi di circostanza. 

Modestino Cacciurri

28 agosto 2018

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