Montolmo/Corridonia e la storia dell’ex mattatoio

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Il complesso dell’ex mattatoio di Corridonia, la vecchia Montolmo, ha una storia quasi millenaria; ciò che oggi si vede è una struttura fatiscente dopo che una decina di anni fa il mattatoio comunale fu chiuso.

 

I Cappuccini Nuovi o ex mattatoio

L’insieme ora visibile risale al 1615 circa, quando i Cappuccini si spostarono dal loro precedente cenobio essendo in zona insalubre… causa di continue malattie per i frati; il precedente cenobio, ricordato come Cappuccini Vecchi, ospitò San Serafino da Montegranaro e ancora oggi dà il nome alla contrada. A proposito di denominazioni, bisogna precisare che questo nuovo insediamento, nonostante fosse stato intitolato a San Bonaventura, nella toponomastica è indicato come Cappuccini Nuovi, per distinguerlo dal precedente. Onestamente credo che i corridoniani ignorino per la  stragrande maggioranza sia la denominazione di San Bonaventura che quella di Cappuccini Nuovi, ma lo ricordino solo come “ex mattatoio”.

 

L’Ordine degli Ospitalieri

Le vicende del complesso e dell’area dove sorgeva sono alquanto complicate. Prima della costruzione del nuovo convento dei cappuccini di San Bonaventura, sullo stesso luogo era presente una chiesa intitolata a San Giovanni Battista ove il commendatario era un cavaliere di Malta. Una pergamena del 1601 attesta una supplica di due montolmesi al Papa per la cessione della chiesa al fine di costruirvi un nuovo cenobio per i cappuccini. Facciamo un salto indietro. Possiamo sapere dagli inventari del 1333 dei beni del Priorato di Roma dell’Ordine degli Ospitalieri che a Montolmo era esistente una mansione o domus (si può utilizzare il termine commenda correttamente solo a partire dal 1453) con una decina di terre e vigne di cui il precettore era certo fra Francesco: si può leggere un dettagliato elenco delle suppellettili della chiesa ma bisogna precisare che non viene espressamente indicata la dedicazione a San Giovanni, anche se questa risulta certa.

 

I beni inventariati

Tra le cose che si trovano nel preciso elenco citiamo: una campana, quattro paramenti di altare, quattro tovaglioli (distinti quelli per la tavola dagli asciugamani), quattro coltelli più uno per il pane, un missale antico e uno “moderno”, varie panche, tre paia di lenzuola, una catena, “mattere”, sedie variamente imbottite, diverse botticelle per conservare alimenti con precisazione che due sono rotte (non bonos).

 

I Templari

Qualche storico ha ipotizzato che essendo stati devoluti nel 1312 agli Ospitalieri i beni del soppresso ordine dei Templari, si potesse ritenere che la mansione di Montolmo  fosse appartenuta ai Templari, tuttavia questa ipotesi è da scartare poiché la dedicazione a San Giovanni Battista non lascia dubbi sulla sua appartenenza agli Ospitalieri. Precisiamo che l’ordine nasce nel 1113 come Ordine dell’Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme (Gerosolimitani o Giovanniti), quindi per le vicissitudine storiche legate alla perdita della Terra Santa si nominerà Cavalieri di Cipro, poi  Cavalieri di Rodi e in seguito Cavalieri di Malta.

 

La Commenda di Montolmo

Nel 1453 la commenda di Montolmo è unita a quella di San Filippo di Osimo. Nel catasto dei beni della commenda di Osimo (1571) risulta che a Montolmo possiede la chiesa di Santo Giovanni fuor della terra (mura) di cui vengono elencati i relativi beni a Colbuccaro, contrada Cremone, Fiastra e San Giovanni e una casa nel Terziere di San Donato. Probabilmente il primo insediamento Ospitaliero con la costruzione della chiesa ed edifici annessi fu dovuto al fatto che essendo le Marche una zona di transito, la dorsale adriatica era la direttrice preferita da quanti provenienti da nord volevano raggiungere Ancona o i porti pugliesi per salpare per l’Oriente: Montolmo con il suo guado sul Chienti era quindi importante.

 

L’importanza viaria di Montolmo

Pertanto le mansioni dei vari ordini religiosi si svilupparono lungo l’incerta e pericolosa rete viaria, a volte negli stessi luoghi di sosta degli antichi itinerari a supporto e assistenza dei viandanti, pellegrini o mercanti che fossero.

Del resto sembra che nel 1228 i Crociferi (ordine abolito da Alessandro VII nel 1656) avessero un Hospitale per i viandanti a Montolmo, probabilmente poco lontano dalla mansione ospitaliera, confermando quindi la teoria che per Montolmo passasse una importante arteria viaria. Ad avvalorare la cosa c’è da dire che a Corridonia esiste ancora una contrada chiamata Ospedale vecchio.

 

Feudo dei Nobili di Petriolo

Il territorio intorno alla mansione ospitaliera era feudo dei Nobili di Petriolo e proprio intorno a essa si era costituito un villaggio detto Villa o Poggio San Giovanni dove risiedevano diversi vassalli dei detti Nobili. Con la decadenza del feudalesimo, i Nobili con diversi atti del 1193, 1200 e 1238 cedettero i propri diritti al nascente comune di Montolmo tant’è che gli abitanti della Villa si incastellarono nel comune proprio nella parte adiacente a esso, costruendo come consuetudine la propria chiesa intitolata al loro protettore San Giovanni Battista che diede anche il nome al terziere.

 

Il complesso ex Lanzi

La chiesa, ovviamente del tutto diversa a causa delle modifiche e ristrutturazioni nel tempo, c’è ancora nell’attuale via Oberdan ed è oggi sede della corale Santa Caecilia: la chiesa fu eretta in adiacenza (o addirittura riutilizzò) un antico monastero benedettino abbandonato o ceduto.

Poi dopo la fondazione nelle vicinanze, nel 1244, del monastero delle clarisse, nel corso dei secoli, in un lento processo di ampliamento, la chiesa fu inglobata  nello stesso, come si può oggi vedere (complesso ex-Lanzi dove hanno sede le Poste). La zona intorno all’odierno ex mattatoio ha mantenuto la denominazione di contrada San Giovanni, unica cosa che può rammentarci la sua lunga e complessa storia. Pensare come il territorio muti nei secoli e villaggi e strade scompaiano mi ha sempre suscitato una certa emozione e forse sconforto, costatando che le cose e le persone passino e siano dimenticate per rimaner vive solo alcune volte in libri che di rado qualcuno legge. È forse per questo che mi piace scrivere di storia, per ricordare gli uomini e le loro emozioni perdute nel tempo.

Modestino Cacciurri

20 novembre 2018

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