Sono passati diversi mesi dalla sparatoria per le vie di Macerata e dintorni: una ricorrenza irrilevante che un quotidiano milanese che va per la maggiore ha voluto invece ricordare con l’invio di un giornalista, per tastare il polso di una città dove, a detta dello stesso inviato molto sorpreso, “la paura è più forte della realtà”. A conferma di quanto asserito, cita l’aumento del 30% delle chiamate al 113, avvenuto dopo l’orrenda fine della ragazza romana e con la conseguente reazione di un giustiziere casalingo. Inoltre, sempre secondo l’inviato, l’aumento delle richieste d’intervento alla polizia nasce dalla forte presenza dell’Uomo nero. Ciò è in gran parte vero, perché è stato ed è ampiamente dimostrato che lo spaccio della droga viene effettuato dagli immigrati, a volte anche se richiedenti asilo: le cose ora sono cambiate grazie al continuo, massiccio e capillare intervento delle Forze dell’Ordine, i cui uomini spesso finiscono all’ospedale per la reazione degli spacciatori (15 agenti negli ultimi sei mesi). Del resto, a puntuale conferma della gravità della situazione che giustificava la paura dei concittadini, è ora intervenuta la relazione del nuovo Questore riferita ai primi otto mesi dell’anno: 245 persone arrestate, 2.429 denunciate a piede libero, di cui 800 deferite per spaccio. I controlli continuano, perché, come risulta dalla lettura dei quotidiani locali, gli spacciatori, anche se in misura molto ridotta, proseguono nella loro attività di portatori di morte, in presenza anche di una legislazione troppo permissiva, soprattutto quando i clienti adescati sono minorenni. Vedi in proposito il caso recentissimo dei due senegalesi, sorpresi a spacciare a ragazzini in quel di Tolentino. Hanno patteggiato, per cui sono stati condannati a pochi mesi di reclusione e subito rimessi in libertà, perché incensurati! Del resto la legge è a loro favore e i delinquenti ne sono ben edotti. Quello che fa meraviglia è che la conoscono altrettanto bene gli immigrati appena sbarcano in Italia, come risulta dai 6 eritrei soccorsi dalla nave Diciotti, che appena messo piede a terra, hanno subito denunciato un Ministro per violazione della loro libertà di movimento: ospiti indesiderati per la maggioranza degli italiani ma subito portatori di diritti; di converso, a tutti noi resta il dovere di soccorrerli, accoglierli subito e bene. In questo modo non è rispettato il sacrosanto principio della stretta relazione tra diritti e doveri, formulato, molto tempo fa, da un italiano scomodo, per questo morto esule in patria. Per concludere, dato che all’inizio si è parlato di ricorrenze, bisogna ricordare che fra qualche mese sarà trascorso un anno dalla morte di Pamela. Motivo per cui è cosa buona e giusta che l’Amministrazione comunale la ricordi, ponendo a dimora, proprio nei giardini Diaz, una magnolia, la grande pianta dai bellissimi fiori bianchi profumati, con una piccola targa a ricordo e futura memoria. La città questo lo deve a Pamela, che ormai è entrata nel cuore di tutti, come una figlia, anche perché dopo la sua orrenda fine molte cose sono cambiate a Macerata. Ora c’è meno degrado, meno droga, meno delinquenza, con buona pace di quei benpensanti che, poco lungimiranti, hanno aperto le braccia anche a chi veniva in Italia solo per delinquere.
L’altro fiore, dei cittadini, con toccata e fuga del Vescovo
In attesa che venga presa in considerazione l’idea della magnolia (sperando che non faccia la fine della panchina rossa…) un fiore di altro genere è spuntato sul luogo del ritrovamento, in marmo e cristallo. In foto il Vescovo Marconi nel suo fugace intervento che, comunque, c’è stato. Non ha inviato un sostituto.
Foto Carlo Gentili
25 novembre 2018