Meridione nazionale: occuparsene invece che preoccuparsene

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Ho appena finito di leggere un libro del giornalista Lorenzo del Boca sul Risorgimento: Savoia Boia. “Basta gettare uno sguardo sull’Italia di oggi, che in quell’epoca affonda le radici: un Paese infelice, incompiuto, viziato da mali endemici quali la corruzione e il familismo, con una classe politica imbelle e una élite economico-finanziaria di affaristi senza scrupoli”.

 

Italia ancora a due velocità

Premesso che Sicilia e Sardegna hanno problemi simili o forse più gravi del meridione, ma sono Regioni con una loro rilevanza di autonomia che andrebbe applicata se vi fosse la necessaria trasparenza. Pare che si continui ad avere due Italie, una sviluppata al nord e l’altra con una serie di problemi, mai affrontati – solo qualche fabbrica, alle volte inquinante, con la Cassa del Mezzogiorno in tanti anni di “dominio” –  al sud, nonostante che nel 1861 e poi nel ’70 solennemente si dichiarò l’unità del Paese. Si continua la politica, nei confronti del meridione, dei due forni: si promette l’eliminazione strutturale della povertà, e poi si offre un po’ di assistenza.

 

Sud usato come forza elettorale e monodopera

Una classe politica “locale” – aveva ragione Tommasi di Lampedusa “cambiare tutto, per lasciare ogni cosa come stava prima”- che non si forma al cambiamento, quando usa e piega per interesse proprio il popolo ai suoi fini: è vero che il sud non è tutto uguale e che esistono aree di eccellenza, ma le rondini, anche se numerose, non fanno primavera. In terre magnifiche con un popolo orgoglioso, sembra che accettino assistenza (il naufrago accetta il salvagente, così come chi non ha più nulla da perdere spera nelle promesse), come è stata dispensata nella prima Repubblica, ma pensano, forse in pochi, che per assicurare un futuro ai loro giovani non si può continuare a essere indifferenti: le lotte per il cambiamento – non sempre vengono dall’alto – come il 2 Dicembre ad Avola – vengono represse: il “paese” utilizza il sud come forza elettorale e ancor peggio al bisogno come manodopera.

 

Emigrati in casa propria

Il sud è obbligato a offrire la sua gente per fare grande il paese sviluppato e l’Europa: è vero oggi il nord, l’Europa, attraggono e  utilizzano l’intelligenza del meridione, ieri utilizzavano le loro braccia la Fiat e le grandi fabbriche del nord “ingrassavano”, mentre i loro abitanti scrivevano “non si affitta ai meridionali”. È un delitto dimenticarselo! Gli italiani del sud, al nord o vivevano e vivono come emigrati in casa propria: dopo aver soddisfatto al minimo indispensabile i bisogni di vita, mandavano e mandano le rimesse (soldi) a chi rimane. Lo facevano gli emigrati nelle Americhe e nei Paesi europei, cosi come lo fanno oggi gli immigrati nel nostro paese.

 

I fondi strutturali dell’Europa

I meridionalisti – purtroppo in minoranza – chiedevano e chiedono il riscatto morale e il lavoro produttivo per la loro gente, e chiedono come primo impegno che il popolo meridionale non sia succube della malavita organizzata, che prima di tutto fa il male del proprio territorio.

L’Europa aiuta il sud con i fondi strutturali – i politici non sanno usarli o spendono solo quello che conviene loro – senza controllo, e poi si dimentica del meridione d’Italia, e noi non realizziamo le grandi opere e anche i piccoli investimenti (il sud non sarebbe stato utilizzato dal nord per i rifiuti se questi fossero “bruciati” nei termovalorizzatori: è ridicola la polemica attorno agli inceneritori) per paura delle infiltrazioni malavitose organizzate.

 

Occuparsi invece che preoccuparsi

Il nord si organizza, spinto da manifestazioni popolari e imprenditoriali, perché si realizzino le  infrastrutture finanziate e non, si investa sul lavoro e nuova occupazione, mentre il sud attende un po’ di assistenza. Al Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna si trasferiranno nuove materie dal nazionale, e tutte le altre Regioni non parlano e neppure chiedono l’elezione di un’Assemblea Costituente per dare gli stessi poteri istituzionali a tutto il paese: potrei continuare all’infinito, ma penso che invece di preoccuparsi del meridione e delle isole, sarebbe utile occuparsene concretamente.

Giulio Lattanzi

13 dicembre 2018

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