C’è una chiesetta, lungo la S.P. 35 tra Lapedona e il mare, in una posizione incantevole alla quale si arriva da un viale di cipressi: la Chiesa di Santa Maria di Manù, anche detta Santa Maria delle Noci.
Antichissimo edificio
Sono andati perduti i documenti (tranne atti di compravendita come quello della badessa Ramburga del 1032) e distrutti i fabbricati circostanti, ma pare che l’edificio già ci fosse in epoca romana, come edicola, e vi operasse una fiorente fabbrica di anfore. La posizione in cima alla collina e con vista sul mare, ne fece un luogo sicuramente importante e strategico, di controllo della costa e di riferimento per pellegrini e commercianti. Fu ristrutturata nel 1500, ed è da quel momento che ha origine l’intitolazione della chiesa “Santa Maria di Manù” e non più solo “Santa Maria”.
Le formelle: materiale di riuso?
Il nome compare per la prima volta in un documento del 1554, e sicuramente deriva dalla scritta presente su una formella, murata insieme con altre 9 sotto il cornicione, sulla parete dove c’è la porta di ingresso. Si è supposto che la parola Manu abbia a che fare con la fertilità, rappresentata dalla Madonna del Latte presente all’interno (che purtroppo è l’unico affresco che rimane), ma dobbiamo sottolineare che la scritta è in ebraico antico. È probabile che le formelle siano materiale di riuso che vennero applicate nella ristrutturazione del 1500, provenienti da luogo di culto ebraico o chissà, un souvenir, un ex voto, di antichi viaggiatori commercianti approdati nello scalo marittimo di San Biagio.
Perché 10 formelle?
Le formelle sono 10: un caso? Sono dieci come le Sephiroth dell’albero della Cabala ebraica e dieci come i primi templari. La presenza degli ebrei nel fermano è certa, ma in comunità che non interagivano con i cristiani, i quali mal li tolleravano e di sicuro non avrebbero apposto oggetti ebraici in una chiesa cristiana. Azzardo l’ipotesi che le formelle, recanti -oltre la scritta- dei simboli, siano state salvate e utilizzate proprio per questi simboli, presi per cristiani ma che in realtà sono antica iconografia diffusa in tutto il mondo, presenti difatti in tante nostre chiese e abbazie “romaniche” (Rambona, San Ginesio, per citarne solo due), e anche nelle sinagoghe.
Simbologia massonica o tracce templari?
Altra ipotesi è che si tratti di simbologia massonica: la forma a “loggia” delle formelle e i simboli potrebbero farlo supporre. Una ultima provocazione: tracce templari? Se si trattasse di templari, toccheremo un segreto dei segreti: la teoria della terra cava e il Re del Mondo… un “incontro” tra templari, sibille e ufo! Dove vogliamo arrivare? Al tema scottante della “Conoscenza”, al Cristianesimo originario, con i suoi antichi riti, che in comune con quelli ebraici hanno i luoghi di origine e i culti precedenti, dai quali hanno ereditato anche molti simboli, che oggi interpretiamo in molti modi, i più fantasiosi e complessi, allontanandoci dalla verità.
Descrizione delle 10 formelle
Ecco in dettaglio la descrizione delle formelle ancora leggibili, da sinistra:
1 – la prima formella ha la scritta “Manhu” e un fiore della vita a 8 petali, non comunissimo perché il nome Manhu o Manu, indica un re-sacerdote di alto rango, dalle doti semidivine, un mediatore fra umanità e divinità, come lo sono stati Gesù, Mosè, e prima di tutti l’Arcangelo Michele: un Manu appunto, anche detto Re del Mondo, per alcuni attualmente residente… ad Agartha, nel mondo sotterraneo;
2 – sulla seconda formella si intravede un fiore esapetalo beccato da due uccelli;
3 – nella terza una rosa, simbolo dell’apertura del cuore;
4 – sulla quarta formella si intravede un cane che sta per mordere la testa di un serpente, simboli noti nei portali medievali, ma già usati nel culto mitraico e collegati probabilmente con lo studio e il culto degli astri (non dimentichiamo la tradizione del riuso dei manufatti e l’affibbiamento di nuovi significati per la sovrapposizione dei culti negli stessi luoghi);
5 – nella quinta formella ci sono due nodi di salomone (l’unione dell’uomo con il divino) e una stella (Sirio, la stella del Cane, simbolo dell’iniziazione). Un luogo di iniziazione templare dunque?
6 – un altro piccolo esapetalo è presente nella settima formella, le restanti sono completamente abrase, peccato, magari avrebbero svelato tutto il mistero!
Qualcosa di chiaro e certo c’è: che questi manufatti più unici che rari, come tanti altri sparsi per le Marche esposti alle intemperie e ai possibili vandali, andrebbero sostituiti con delle copie e messi al sicuro in un museo.
Simonetta Borgiani
foto Alberto Monti
Alcune fonti per approfondimenti:
René Guénon- Il Re del Mondo
Marca/Marche rivista di storia regionale vol. 3/2014 gli Ebrei e Le Marche
1 gennaio 2019