Il musicista e compositore Guido Nebbia ricorda con piacere il padre Stanislao (classe 1916), civitanovese che amava la vita: ottimo ballerino e giocatore di biliardo, uomo allegro. Uno spaccato di vita lavorativa assai versatile del Novecento quando non eravamo tecnologici, ma forse un pochino più felici.
Piccolo laboratorio artigiano
Intorno alla metà degli anni Venti, quando aveva 10-12 anni, suo nonno Gismondo, artigiano calzaturiero, se lo portava appresso, con il carretto a mano, a consegnare le ciabatte agli ambulanti di Osimo, Castelfidardo e Loreto. Aveva un laboratorio nella soffitta di via della Vela 86, ove si producevano ciabatte, zoccoli, ciocchi di legno e pantofole. Consegnava da solo i manufatti, non c’erano intermediari.
I lavori più vari
Crescendo Stanislao trovò lavoro quale tagliatore presso la metalmeccanica Adriano Cecchetti. Lavorò alcuni mesi come saldatore nei cantieri navali di Ancona e quando questi lavori venivano a mancare, non è mai rimasto con le mani in mano. Nel periodo estivo, con la bicicletta, consegnava la pizza in spiaggia per conto della storica pizzeria “Ciriaco”. Fece anche il cameriere al lido Cluana. In anni successivi, insieme con un amico, aprì un bar pasticceria, dove oggi si trova il centralissimo bar “Aragno” di Porto Sant’Elpidio. Aprì anche un negozietto di frutta e verdura in corso Vittorio Emanuele.
Matalmeccanico a Torino
Poi conobbe l’ingegner Galeazzi di Senigallia il quale cercava cinque operai specializzati da impiegare a Torino nella Meroni, un’azienda metalmeccanica affiliata al gruppo Fiat, all’epoca con sede in via Monginevro a Torino (Borgo San Paolo). Per un anno si recò a lavorarci, mentre la famiglia rimase a Civitanova Alta, dai nonni materni. Finito il periodo di ambientazione, trovandosi bene, dopo un anno venne e prendersi la famiglia: era il 1961.
In vacanza a Civitanova
Le vacanze estive si ritornava a Civitanova Marche, sia per il mare che per rivedere fratelli e gli amici di vecchia data: aveva mantenuto forti legami. Guido ricorda Mario Stronati, comandante dei Vigili Urbani, Orazio Marcucci, calzaturiero e altri. Giunto alla pensione trascorreva tre-quattro mesi estivi nella sua città, ove trovò lavoro ausiliario presso lo storico bar gelateria “Ternana” all’epoca di Bruscantini, dove servì i primi “mangia e bevi”.
Marinaio ma… non sapeva nuotare
“Tani”, come gli amici chiamavano Stanislao, aveva avuto le sue esperienze militari, meno tragiche di altri. Fu chiamato alla leva della Marina, ma lui avrebbe desiderato essere arruolato come soldato di terra, perché soffriva il mal di mare e non sapeva nuotare. Perciò esercitava la sua obiezione di coscienza a modo suo, dimostrando insofferenza alla rigida disciplina militare, da giovane scanzonato. Fu imbarcato come fuochista il 2 luglio 1935 per complessivi ventotto mesi in due periodi. Raggiunse in nave anche l’Africa Settentrionale Italiana.
I fichi d’india e l’ispezione militare
Sul monte Pellegrino di Palermo svolse turni di vigilanza alle navi nel porto. Raccontava di essere su una collinetta dove divenne un ghiotto mangiatore di fichi d’india. Aveva preso una lunga canna all’estremità della quale aveva attaccato un barattolo per prenderli. Per togliere le spine utilizzava un vicino lavatoio con acqua corrente, dove li girava con un bastone, poi li sbucciava con la baionetta e se li mangiava. Una volta passò in ispezione il capitano di corvetta lo trovò con la divisa in disordine, mentre in terra si notavano le bucce spinose dei fichi d’india divorati. L’ufficiale, insieme con il comandante della loro sezione, se ne andò sconsolato dicendo: “Fa piacere che vi mandiamo qui in villeggiatura, per oggi non voglio vedere più niente, basta così!”.
Raid in cucina e punizione
Un altro curioso aneddoto accadde mentre era imbarcato sulla nave posacavi “Giasone”, ove il rancio era scarso e insufficiente a sfamare ragazzi di vent’anni. Nottetempo Stanislao e due suoi commilitoni scesero nelle cucine e si servirono da soli. Trovarono un pentolone ove misero a cuocere quattro chili di pasta. Il mattino, dopo l’alzabandiera, un ufficiale disse loro che era stato scoperto il raid notturno alle cucine. Il cuoco aveva rilevato la mancanza di un certo quantitativo di pasta. “Chi è stato?” Stanislao, dai ranghi, esclamò senza esitare “Sono stato io, la fame è brutta!”: furono puniti con dieci giorni di consegna. Ma il meglio di sé lo dava quando la sua nave militare attraccava in qualche porto.
Ballerino
Grande appassionato di danze, insieme con la sua squadra si metteva alla ricerca di qualche locale da ballo. A Venezia ne trovarono uno molto bello, ma il personale non li fece entrare perché non era consentito l’accesso ai militari. Se ne stavano andando via sconsolati, quando il direttore del locale, passando, notò un profumo particolare. Era il “profumo” delle sigarette dei marinai, chiese: “Che sigarette fumate?”. Era tabacco americano (trovato chissà dove), a lui sconosciuto. Gli fu offerta una sigaretta, il direttore disse loro “Se me ne portate alcuni pacchetti, siete miei graditi ospiti tutte le sere, finché la vostra nave rimane in porto”.
La foto con Fausto Coppi e la misteriosa “dama bianca”
Stanislao era spiritoso, amava l’allegra brigata, il biliardo ed era molto legato al suo paese di origine. Ancora oggi si conservano fotografie in bianco e nero con lui ritratto. In quella esposta all’ingresso principale del bar Maretto, si vede un gruppo di paesani seduti nel medesimo locale storico, l’unico in piedi è lui. La seconda si trova al bar Cerolini nella piazza principale di Civitanova Alta. È esposta in una teca sul lato sinistro del bar, insieme con altre foto. Stanislao è un cameriere che serve Fausto Coppi e la misteriosa “dama bianca”, seduti al tavolo del Lido Cluana.
Eno Santecchia
15 gennaio 2019
