La penna di Giuseppe Sabbatini scrittore… si fa in tre

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Come ben sanno i lettori de “La rucola” le recensioni di libri di autori locali, o di testi che riguardano il territorio maceratese, sono pane per i nostri denti ma che un autore ne pubblicasse tre in contemporanea e di argomenti così diversi tra loro, non ci era mai capitato. È il caso dell’avvocato Giuseppe Sabbatini, che smessa la toga ha preso la penna in mano con più vigore di prima, avendo già al suo attivo diverse pubblicazioni. Dunque, tre libri, tre argomenti: uno storico, uno sulle tradizioni popolari e un terzo su di un personaggio a lui particolarmente caro.

 

 “La battaglia dei Campi Catalaunici”

 

Romanzo storico, la cui lettura scorre via piacevole, dalla trama ben costruita (anche perché frutto di un’accurata ricerca storica di personaggi, situazioni e avvenimenti) e con l’inserimento di due giovani abitanti la città di Ricina (nota anche come Helvia Ricina Pertinax). Le figure principali sono ben definite nelle loro personalità, ben inserite in base alle loro funzioni (il militare, il politico, l’infiltrato), personaggi il cui modus operandi è simile a quello dei corrispondenti odierni. Quindi una attenta analisi psicologica che dona forza alla vicenda rendendola avvincente come un giallo. C’è anche il tema dell’amore, trattato con delicatezza, che fa capolino a margine degli avvenimenti e, infine, conclude la storia a suggello degli eventi. Un testo che potrebbe facilmente divenire la sceneggiatura di un film.

“Focaracci della Venuta”

Siamo in altro ambito, quello delle tradizioni popolari che affondano le radici molto profondamente non solo nel tempo ma anche nelle consuetudini del territorio maceratese. I “focaracci”, i grandi falò che venivano accesi nelle campagne e nei borghi per illuminare e segnalare il percorso agli angeli che trasportavano la Santa Casa, cioè la “Venuta”, la traslazione in terra marchigiana, a Loreto, della casa nazaretana di Maria. Un tema caro all’autore perché la Vergine lauretana è patrona degli aviatori e Giuseppe aviatore lo è stato. Infatti è con passione che ha portato avanti la sua ricerca, partendo da lontano, dai “Fuochi di Beltane” dei Druidi, alla ritualità di saltare i tizzoni ardenti in segno di purificazione, senza trascurare la letteratura, dagli scritti del maceratese Spadoni a quelli di Padre Santarelli, passando per il poetare dialettale di Egidio Mariotti e di Renato Sopranzetti. Insomma una ricerca la più completa che gli è stato possibile fare. Per non dimenticare.

“Io e il professore”

Ennesimo libro, ennesimo argomento e diversa trattazione. Giuseppe Sabbatini è stato l’ultimo allievo del professor Goffredo Sorrentino, il primo medico sportivo in Italia. L’incontro avvenne ad Ancona, nella Villa Bassani dove il Sorrentino si era attrezzato un campo di atletica. Qui nacque una profonda stima, quella che ha spinto Giuseppe a cercare, e a ritrovare, tutte le documentazioni possibili riguardanti quell’eccezionale personaggio: testi tecnici, recensioni, corrispondenze. Una operazione di raccolta fondamentale per non perdere conoscenze ancor oggi validissime e la storia di una persona che merita di essere ricordata, un atleta, un uomo di sport, uno scienziato. Per comprendere chi fosse: durante il periodo fascista gli atleti italiani, in gare internazionali, sfilavano in tenuta nera, non lui che sfilava accanto a loro in divisa… bianca. La seconda parte del libro è dedicata agli approfondimenti, anche di natura tecnica: a noi è piaciuto.                          

Fernando Pallocchini

14 febbraio 2019   

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