Racconto boccaccesco a Macerata… tutto per un “postarellu”

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Oggi è cronaca di tutti i giorni la estrema difficoltà per chiunque di trovare un lavoro fisso. Ci sono laureati che fanno i commessi, diplomati che svolgono mansione di operai e così via. Tale situazione non è che sia nuova perché c’era anche qualche anno fa, soprattutto per chi, senza titolo di studio, trovava difficoltà a inserirsi nel mondo del lavoro se non come operaio.

 

Lu postarellu su la Cumune

“Lu postarellu su la Cumune” (un posto sicuro come dipendente comunale) era il sogno di molti contadini che, lasciata la terra, cercavano un loro spazio in città. Uno di questi si presenta dall’incaricato per l’assunzione degli “scopini” a chiedere un posticino ma costui fa subito fatto intendere che, senza una contropartita, le possibilità sono davvero poche. Sì, perché allora come oggi se non si “bussava con i piedi” nulla si otteneva.

 

Bussare con i piedi

Bussare con i piedi significava non poterlo fare con le mani perché queste erano impegnate a portare qualche cosa di… consistente. Infatti gli antenati delle “bustarelle” sono stati i prosciutti, le damigiane di vino, i pacchi di ciabuscoli, lonze e altre specialità del genere. Il nostro uomo, visto il suo tentativo andato a vuoto e la sua momentanea indisponibilità di “bussare con i piedi”, dopo un lungo confabulare, raggiunge un accordo con la moglie, che è una bella donna, affinché sia lei a perorare la sua causa.

 

La signora si fa bella

La signora si veste in modo da far risaltare la sua bellezza e si reca dal funzionario… e dopo alcuni giorni lui inizia a fare il lavoro di netturbino scopando una vasta zona di Macerata. Intanto il funzionario va spesso di mattina, quando lui è al lavoro, a “parlare” a casa del lavoratore per definire con la moglie di questo i termini dell’assunzione che, per ora, è precaria ma che presto, promette lui uscendo dalla camera da letto, sarà definitiva. La… definizione è però piuttosto lunga e le… “chiacchierate” proseguono per vari mesi. Le “parole” sono tante ma moglie e marito sono d’accordo per cui tutto procede bene.

 

La trappola

Almeno fino a quando lui, pur cornuto e contento, si stanca di essere preso in giro dal bellimbusto che continua a procrastinare la teoria dell’atto dell’assunzione definitiva, seguitando a svolgere con impegno quasi giornaliero “le pratiche” in camera da letto. A questo punto, con l’aiuto della moglie, prepara una trappola… Una mattina, sospeso il lavoro, fa ritorno a casa all’improvviso e “sorprende” i due in piena attività. Urla, minacce e pianti costringono il funzionario a fuggire con gli abiti in mano e a vestirsi per strada sotto gli occhi divertiti dei vicini accorsi a vedere. La scena è, nel suo insieme, esilarante.

 

I giornalisti

Il marito recita in modo eccellente davanti a tutti la parte del pover’uomo distrutto perché tradito negli affetti familiari e perché, ora, rimarrà anche senza posto di lavoro. La stampa locale fa sua tutta la storia e i giornalisti, pur senza fare nomi per non incappare in denunce, raccontano il tutto abbellendo il fatto con infiniti ghirigori. L’operaio, intervistato in anonimato, si dispera perché, dice lui, è senza l’amore della moglie e resterà, vista la situazione, anche senza un posto di lavoro. E conclude, nella sua immensa disperazione, che l’unica via a sua disposizione è quella di rivolgersi a un avvocato per far valere i suoi diritti.

 

“Assunzioni” in pianta stabile

Il messaggio lanciato sulla stampa è subito recepito dal funzionario (costui ha già la grana di riprendersi dalla pioggia di sberle che gli sono state rifilate dalla propria moglie mentre il figlio lo teneva fermo) che lo convoca e gli propone un assestamento. L’accordo è subito raggiunto: l’operaio passa in pianta stabile alle dipendenze del comune mentre il funzionario è “assunto”, anche lui in “pianta stabile”, nella camera da letto della moglie dell’operaio.

 

Ménage à trois

La situazione soddisfa tutti e tre: l’operaio (è ormai entrato nell’ottica del famoso detto “Le corna sono come i denti, fanno male quando spuntano ma poi servono per mangiare!”); la moglie (è come Arlecchino “Servitore di due padroni” e non è dispiaciuta di avere nel piatto “due minestre” sì da poter cambiare sapore a suo piacimento); il funzionario (cacciato da casa a suon di sberle ha un posto al calduccio ove trascorrere qualche ora serena, con la certezza di non essere più disturbato). A conclusione della storia si può dire che quel marito era stato “assunto definitivamente” sia come scopino che come… cornuto. Durante le ore di lavoro lui, “autorizzato”, scopava fuori mentre il funzionario, “autorizzato”, lo faceva tranquillamente… dentro.

Cesare Angeletti

3 marzo 2019     

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