Indagine storica: gli antichi abitatori della penisola italica

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Il primo e più documentato storico dei Piceni fu Giuseppe Colucci, nato a Penna San Giovanni, il 19 marzo 1752, morto a Fermo il 16 marzo 1809, autore ed editore di “Antichità Picene”: 30 volumi (mediamente  cm. 27 x 38 – 400 pagine). Il primo Tomo fu pubblicato a Fermo nel 1786 e nella “Dissertazione Prima” si esprime come segue: “S’alzino ormai le poderose cortine che sulle antichità più remote calò l’edace1tempo e  prima che si renda più impenetrabile quel nero bujo, ci si spinga uno sguardo per iscoprire qual fosse mai quella gente che prima d’ogni altra venne a fissar la dimora in questa regione.  Aborigeni, Siculi, Liburni, Enotri, Ausonj, Peucezi, Umbri, Pelasgi, Etrusci, Galli, e quanti mai tenesse un tempo …fatevi ora innanzi, e ci dite chi fu tra voi che in questa regione stabilì il primo la bella società, figlia e riparatrice del bisogno”.

1) da edĕre «mangiare» quindi che consuma, logora.

 

Da tempo si conviene che i Piceni, anche in epoca preromana, fossero stanziati nella parte orientale del centro Italia. I confini non sono ben definiti ma dovevano superare quelli dell’attuale Regione Marche. Si sorvola sulle vetuste disquisizioni: Nord e Sud Piceno.

 

Augusto e le regiones

Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto (23 settembre 63 a.C. – 19 agosto 14 d.C.) di modesta statura, è considerato il più grande tra gli imperatori romani nel settimo anno d. C. Per preparare Roma alla conquista del mondo suddivise l’Italia in undici Territori (regiones):

Regio I – Latium et Campania; Regio II – Apulia et Calabria; Regio III – Lucania et Bruttii; Regio IV – Samnium; Regio V – Picenum; Regio VI – Umbria et ager Gallicus; Regio VII – Etruria; Regio VIII – Aemilia; Regio IX – Liguria; Regio X – Venetia et Histria; Regio XI – Transpadana.

“Picenum”, V regio

La quinta regione fu detta “Picenum” con chiaro riferimento a un popolo che deriva il nome da Pico (primo re dei Latini), riconoscendone la preesistenza all’atto amministrativo e il peso economico e politico, pur senza specificare se quel popolo abitasse il Picenum da più di un secolo o da più di un millennio. Il Piceno (molto più evoluto di quanto si vuol far credere – vedi La rucola n° 247) era noto anche per le capacità militari. Pompeo Strabone (latifondista Piceno e padre di Pompeo Magno), manteneva a sue spese un esercito con il quale partecipò alla guerra civile; Marco Tullio Cicerone era al suo seguito.

Scylace di Cariànda e il portolano

Da alcuni anni, in tutto lo scibile umano, sono troppi i personaggi convinti di avere in tasca tutte le verità. I romani usavano dire “ipse dixit” (l’ha detto lui) riferendosi solo alle asserzioni di Pitagora e/o Aristotele. Io so di non essere né Pitagora, né Aristotile e nemmeno Socrate (“so di non sapere”), per questo ricerco vari testi per avere almeno un’infarinatura su vari argomenti. Sul mercato dei libri antichi ho acquistato l’interessantissima “Guida illustrata del museo di Ancona”, edita ad Ancona nel 1915, autore Vincenzo Dall’Osso, direttore dello stesso museo. Nella dotta premessa è citato Scylace, che molti autori descrivono come Navigatore, geografo, storico vissuto tra il VI e il V sec. a.C., nato a Carianda in Caria (ricca regione dell’Asia Minore). Secondo Erodoto fu il primo navigatore greco (?). Scylace, per incarico di Dario I di Persia, diresse varie imprese nautiche e le descrisse in dialetto ionico. L’elencazione dei tempi di navigazione fanno ritenere tale documento il “primo Portolano”. Suida (Lessico Enciclopedico di età bizantina) conferma l’opera intitolata “Periplo esterno alle colonne di Eracle”, oggi nota come Periplo di Scilace. Ne esiste una versione in latino, opera di Gronovius Jacobus (Deventer 1645 – Leiden 1716), edita nel 1697.

I popoli della penisola italiana

Da questo volume vengono sintetizzati i dati relativi ai popoli (Gens) della penisola italiana, partendo dalle colonne d’Ercole:

Iberi – Primo popolo europeo. Dalle colonne d’Ercole ad Ampurias (Catalogna), Fiume Iberus. Raggiungibile via mare in 7 giorni e 7 notti.

Ligures e Iberi – Misti, fino al fiume Rodano. Navigazione da Emporio al Rodano 2 gg. e 1 notti.

Liguri – Dal Rodano all’Arno, con la greca Marsiglia e il porto. Navigazione dal Rodano all’Arno 4 giorni  e 4 notti. Comodi porti dalle colonne all’Arno.

Tyrrheni – Dall’Arno alla città di Roma. Navigazione 4 giorni e 4 notti.

Latini – Dopo i Tyrrheni fino al Circeo, con Elpenioristumulus (S. Felice).

Volsci – Dopo i Latini, (coste) 1g di navigazione.

Campani – Dopo i Volsci. Città greche: Cyme, Neapolis, isola Pitecusa (Ischia) navigazione della Campania 1 dì.

Samnites – Contiguo ai Campani; navigazione (coste) ½ giornata.

Lucani – Vicini ai Sanniti fino a Thurios (Salento); con più città greche; Rhegium (ReggioC.) promontorio e città.

Japyges – Dopo i Lucani, fino al monte Arionem (Cilento?) sull’Adriatico. Vi abitano (anche) i Greci; città di Heraclea, Metapontum, Tarentum e il porto di Hydruntum (Otranto) sul golfo Adriatico o Jonio.

Dauinitae – Dopo Japigii, la gente dei Dauini: Laternii, Osci, Cramones, Ferentani e Peucetii che appartengono  al mare Tyrrheno e Adriatico. Navigazione di questa regione 2 gg.e 2 notti.

Umbri – Dopo i Dauni c’è la gente degli Umbri. Con la città di Ancona (nota: non la definisce città greca come fa puntigliosamente con altre città. Ha ragione il Colucci che la vuole fondata dai Siculi antichissimi). Questa gente venerò Diomede, per i benefici ricevuti, a lui costruirono un santuario. Due giorni e una notte di Navigazione.

Tyrrhenis – Dopo gli Umbri. Dal Tirreno all’Adriatico. Da Pisa a Spina, tre giorni di strada.

Celtae – Dopo i Tirreni. Spazi ristretti fino all’Adriatico.

Veneti – Dopo i Celti. Nel loro territorio il Fiume Eridano (Fiume mitologico, connesso con gli Inferi: il Po per la maggioranza degli scrittori).

Considerazioni

Da quanto sopra si deve convenire che il nome e il numero delle “gentes” descritte da Scylace siano sovrapponibili alle Regiones della riforma di Ottaviano.Tra le due descrizioni dei popoli italici intercorrono almeno cinque secoli, con modeste differenze:

1 – Per Scylace (e altri), gli “Umbri” (dal greco: Ὄμβροιo  Ὀμβρικο, da όμβρoi “temporale” – in senso traslato diluvio) potrebbero essere i salvati dal diluvio universale. La quasi totalità degli antichi storici definiscono gli Umbri come i primi popoli italici. Il diluvio universale è una certezza per tutti i popoli non solo europei; non può considerarsi solo una leggenda. Da grandi alluvioni è probabile che si possano salvare quelli che abitano sulle alture e, guarda caso, le vette più alte dell’Italia peninsulare insistono sul territorio umbro-marchigiano. Quando gli storici parlano di Umbri, crediamo, forse troppo spesso, che facciano riferimento ai soli popoli dell’attuale Regione Umbria. Notare che nel 295 a.C. fu combattuta la battaglia del Sentino: Etruschi, Sanniti, Galli Senoni e Umbri contro Romani e Piceni.

2 – Lo spazio occupato dagli Etruschi (Tyrrheni), all’inizio della storia di Roma, era molto più vasto: Scylace assegna ad essi grandi territori dal Tirreno all’Adriatico.

3 – L’antico Navigatore di Dario pone le genti Celtiche tra Etruschi e Veneti: quindi anche i Celti erano autoctoni o almeno abitavano in Italia numerosi secoli a.C. Forse dalla loro espansione origina il nome delle Regiones: VI Ager gallicus,  VIII Aemilia, XI trans Padana.

4 – Scylace, nel territorio degli Umbri ricorda una sola città: Ancona che onorava Diomede, al quale era stato elevato un tempio. Questo edificio doveva essere universalmente noto nel VI o V sec. a.C.; generalmente sono citate solo la Gens, alcune città, promontori, porti, fiumi e golfi.

Diomede

Personaggio mitologico, descritto anche da Omero, fu re di Argo (vicino Micene). Partecipò a varie guerre, compresa quella di Troia, protetto da Atena, primeggiò ovunque, ferì Arese Afrodite, partecipò a varie ambascerie e rubò il “Palladio” (che alcuni suppongono sia finito in Italia). Dopo la caduta di Troia (1250 a. C. circa) tornò ad Argo, ripudiò l’infedele moglie Egiale, navigò verso Africa, Spagna e Italia. In Daunia fondò Arpi, Canosa, Brindisi… Le Isole Tremiti furono dette Insulae Diomedee. Si narra che Diomede sarebbe stato sepolto sull’isola di San Nicola e che Afrodite trasformò i suoi compagni in uccelli marini: le “diomedee”, grandi gabbiani dal canto simile ai vagiti.

Un importane sito istituzionale scrive: “Gli anconetani di 2000 anni fa, sul luogo della cattedrale di S. Ciriaco…, avevano il loro luogo di culto… il tempio dedicato ad Afrodite Euploia… scavi compiuti nel 1948… Il tempio visibile sotto quello di Afrodite è stato identificato come santuario di Diomede. Il tempio subì vari restauri … la sua struttura originaria è stata datata all’inizio del II secolo a.C.

Queste asserzioni confermano l’attendibilità di Scylace. Desta perplessità la datazione della struttura originaria nel II sec a.C. Sembra strano che, in pieno dominio Romano siano stati costruiti (in onore di divinità greche) il tempio di Afrodite e il santuario di Diomede (X/XI secoli dopo la sua morte). Non risulta che siano stati mai edificati Santuari per celebrare “Santi e Beati” morti da millenni. Se il santuario di Diomede era famosissimo cinque o sei secoli a.C., se il sito va considerato credibile, se per struttura originaria si deve intendere il tempio di Diomede, se… Forse è tutta colpa di refusi tipografici.

Nazzareno Graziosi

21 marzo 2019

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