Lettera ad Angela: il terremoto ha distrutto le cose, la nostra casa e l’anima

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Angela è tanto che non ti scrivo, ma non volevo rattristarti con le tante pene che viviamo. La vigilia di Natale l’ho passata a Lucca con il tuo caro cugino Antonio, Laura e Giovanni, le adorate nipoti Marta e Sara, il giorno di un magnifico Natale con Idria (una donna sempre buona e forte), mia sorella Laura, Luca, le bimbe (per me rimangono tali) Francesca e Alessandra, poi di corsa a Lucca per cenare con Paola e Alessandro: la fine anno con Giovanni, Marta e Sara, Corrado con il cane e altri amici, poi tutti sono andati al “Cappannaccio”.

 

La Befana per i pochi bimbi delle Sae

È arrivata la Befana – non è stata preceduta dalla Pasquella – che dopo esser passata dai pochi bambini, passando per le casette dei terremotati, mi ha portato un libro di “fotografie e ricordi delle nostre terre” e delle caramelle: ti ho detto quasi tutto e i figli e nipoti mi pare abbiano fatto di tutto per farmi passare bene queste festività. Con un po’ di calma, tra la neve nei “viali” delle Sae – nessuna struttura pubblica, almeno a Castello, ha provveduto a toglierla – ho pensato a quanti pochi eravamo rimasti e ai disagi delle persone, amanti di queste valli, sempre più anziane e più vecchie, che lasceranno naturalmente perché anziani la terra o abbandoneranno questo territorio.

 

Nulla tornerà come prima

So bene di non essere ottimista come al mio solito, ma con realtà guardo una situazione che è fortemente negativa: forse qualcosa cambierà con l’arrivo della primavera sia nell’animo che nella voglia delle persone – ci sarà il tempo per riprendere fiato – poi i problemi concreti torneranno a bussare alla porta. La ricostruzione, leggera o pesante non parte, le strade sono ancora intasate da detriti e macerie, le zone rosse sono tuttora presenti, i paesi medioevali sono distrutti, le testimonianze di vita religiosa e laica non esistono e forse non le rivedremo mai più… nulla tornerà come prima, come era stato facilmente promesso, gli egoismi individuali, prima sopiti, stanno tornando a galla, e collettivamente nessuno vuol pensare al futuro: le autorità pubbliche, a ogni livello, dovranno dire la verità ai propri cittadini sulla diversa e possibile “ricostruzione” pubblica e privata.

 

La nostra casa…

Come sai, Angela, siamo tornati nelle Casette (la grande maggioranza di quelli che sono tornati è anziana) – ho chiesto il Contratto in affitto della concessione gratuita anche per conoscere i miei diritti e doveri, ma fino a oggi non sono riuscito a ottenerlo: non vorrei che questa mia richiesta non sia stata ancora esaudita perché non sono ancora state definite le pratiche di esproprio dei terreni su cui sono state costruite le Sae –  non è la nostra casa – le Casette sono efficienti e confortevoli – nella quale tornerò, se tornerò, tra molti anni. A chi viene nelle nostre zone sembra, come a noi che le viviamo, che il sisma sia avvenuto ieri.

 

I luoghi dell’epicentro

Il terremoto ha toccato molti paesi e città, ma non possono essere trattati nello stesso e identico modo i territori che sono stati l’epicentro del sisma e quelli che hanno avuto danni, ma non hanno vissuto la tragica distruzione dei loro paesi. La verità è che gli investimenti per il “nostro” terremoto sono pochi o nulla: il collegio elettorale del vicepresidente del Consiglio è Ischia, quello del coordinatore per il terremoto, Vito Crimi, è siciliano (c’è stato un terremoto a Catania per il vulcano Etna), e infine il coordinatore tecnico del terremoto del centro Italia non si sente.

 

L’Italia perderà una risorsa?

La ricostruzione prima o poi partirà e avremmo molte case nuove di zecca – anche le seconde case  (servirebbero adesso e non tra qualche anno) che sostanziavano e sostenevano l’economia delle valli Castellane e non solo – ma costruite in un deserto dovuto a un’ulteriore spopolamento e alla dimenticanza delle “nostre” terre. Se la ricostruzione non sarà accompagnata da investimenti produttivi, se in montagna, nelle nostre zone, in tutto l’alto Nera, non si prevede nuova occupazione, nuove fabbriche per contrastare lo spopolamento (anche prima del terremoto l’Italia si era dimenticata della montagna) il Paese avrà perduto una risorsa.

Giulio Lattanzi

4 aprile 2019

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