Civitanova, Armando Medori racconta  le esperienze di un pescatore

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Secondo il World Economic Forum, nel 2050 nei mari si troverà più plastica che pesce. Non può andare altrimenti: ogni anno finiscono nei mari otto milioni di tonnellate di plastica. Dopo il petrolio, le microplastiche sono i peggiori inquinanti degli oceani. Anche per appurare, almeno un po’, quanto sia sentita la sostenibilità della pesca in mare Adriatico, ascoltiamo l’esperienza del pescatore civitanovese Armando Medori.

 

Orientamento

I vecchi pescatori andavano in mare con pochi mezzi, di notte si orientavano con le stelle, di giorno con qualche punto di riferimento sulla terra ferma: colline, palazzi, campanili, ecc. Oggi il rischio permane, ma i nuovi strumenti migliorano le condizioni lavorative. Prima le imbarcazioni erano molto piccole, tuttavia quando Armando iniziò a lavorare le lancette erano già in disuso: si usavano i motopescherecci e al suo primo imbarco, nel 1985, ce n’erano oltre settanta.

 

La fabbrica di ghiaccio

Le unità piccole eseguivano la pesca locale e giornaliera. Quelle grandi andavano più al largo e stavano fuori anche tre giorni; arrivavano ai limiti delle acque territoriali, non lontano dalla costa jugoslava. Dietro la chiesa di Cristo Re, una volta, esisteva una fabbrica di ghiaccio. La domenica verso le ore nove il camion consegnava le stanghe di ghiaccio che servivano per la conservazione del pesce, ognuna pesava circa 30 kg. Oggi ogni peschereccio è dotato di una propria macchina che produce ghiaccio con l’acqua marina.

 

Il pesce di paranza

A iniziare dal 1957 anche prima dell’entrata del fermo pesca, i vecchi pescatori ricordano che da aprile a giugno il mare s’impoveriva di pesce. Tanti ne approfittavano per fare il calafataggio e la manutenzione al motore. A luglio la quantità del pescato aumentava, soprattutto novellame (merluzzetti, trigliette ecc.) che all’epoca era commerciabile, qualsiasi  ristorante serviva la frittura di quel pesce. Per le misure ridotte, oggi questo pesce di paranza non è più commerciabile. Verso la fine degli anni Ottanta inizi anni Novanta a Civitanova Mar che è entrato in vigore il fermo pesca di 42 giorni, dalla fine di luglio ai primi di settembre. Dopo i primi fermi, con le uscite in mare si notava una maggior quantità di pescato.

 

Le barche sono diminuite

Oggi le barche, piccole e grandi, sono diminuite a 27. Tanti anziani pescatori non seguiti dai figli si sono ritirati dal mestiere, hanno riconsegnato la licenza di pesca e demolito il loro peschereccio, approfittando del contributo in base al tonnellaggio. Altri hanno puntato su imbarcazioni più buone e all’avanguardia: pescherecci con scafi di acciaio.

 

Il motopeschereccio “Fratelli Medori”

Armando compì il servizio di leva in Marina ad Ancona imbarcato sul rimorchiatore portuale militare RP 119. Al rientro, insieme con il padre Antonio comprò il motopeschereccio con scafo di legno “Fratelli Medori”; la sua stazza è di 40 tonnellate, equipaggiato con un motore di 500 HP è stato costruito nei cantieri Anconetani. In base alla potenza dei motori si usava la rete idonea. Oggi non si possono montare motori più potenti, rispetto a quello indicato nella licenza di pesca.  

 

Oggi navigazione più sicura

Come in altri settori l’evoluzione tecnologica ha cambiato molto. Tuttavia la vita in mare riserva sempre le incognite dovute alle condizioni atmosferiche, ma oggi gli interni sono più asciutti e riscaldati, per il recupero delle reti si usano verricelli. Il rischio della navigazione è un po’ ridotto grazie al radar e al Sistema di Identificazione Automatica (AIS) che evitano le collisioni e segnalano il nome e la rotta di una nave nelle vicinanze, con tante informazioni utili.

 

In banchina tutto il… “pescato”

Senza mettere a rischio la sicurezza del personale negli spazi di cui dispone, Armando ciò che preleva in mare porta a terra, cerca di non gettare in acqua nulla. Deposita tutto in banchina per il corretto recupero e smaltimento: tronchi, rottami metallici e plastica. Qualche pescatore ricorda l’anziano Ughetto, che alcuni anni fa si occupava della pulizia dello specchio d’acqua del porto di Civitanova Marche, dove tendono a galleggiare rifiuti portati dalla corrente, in gran parte plastiche. Non è stato più rimpiazzato. Difendere la salute e la sostenibilità dei mari significa anche garantire un futuro migliore alle comunità costiere, ai pescatori, al turismo e a tutte le economie interconnesse. Ciò tocca direttamente la qualità della vita e dell’alimentazione di tutta la popolazione.

Eno Santecchia

17 maggio 2019

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