Lo zio Gustavo e il denaro: visse infelice perché costava meno

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Migliore aforisma non poteva essere preso in prestito da Leo Longanesi di quello posto, in copertina, sul cippo funerario dello “Zio Gustavo” – 1918 – 2016 – “Visse infelice perché costava meno”. Dato il contenuto del libro va precisato che “Zio Gustavo” è un nome fittizio, i luoghi non sono quelli dove il protagonista è vissuto e l’autore si è firmato con due iniziali (forse nemmeno le sue) affinché nulla potesse condurre a colui che è, realmente, vissuto da vero campione di avarizia.

Il contenuto del volumetto, incredibile a dirsi, è tutta verità!

Ora, da trascrivere è il prologo per capire chi abbiamo davanti: Il carattere dello zio Gustavo era stato forgiato dalla vita in convento durante l’adolescenza. La regola dei Cappuccini – che dapprima sentì come severa imposizione, ma che poi accetterà fino a incarnarla – obbligava a vivere quasi di niente. E di poco più di niente lui vivrà, smesso l’abito prima di prendere i voti, fin quasi a cent’anni. Riuscirà così ad accumulare un cospicuo patrimonio, nonostante il modesto stipendio di professore e nonostante il suo conto in banca sia stato alleggerito nel corso degli anni da più di un truffatore.

Il racconto è suddiviso in nove capitoli che, a loro volta, contengono delle mini vicende, scritte in poche righe dalla scarna, pardon, essenziale prosa in linea perfetta con il… risparmiatore.

Lo zio Gustavo risparmiava su tutto: con i parenti; con l’automobile; con le donne; con l’abbigliamento; con la casa; con i pasti… per finire beffato e truffato e, infine, ritrovarsi nella casa di riposo.

L’apoteosi l’ebbe sul manifesto funebre: sul necrologio al suo nome mancò una lettera!

Nemesi o potenza del risparmio a tutti i costi? Il nostro fu, forse, l’inventore dei regali a tempo: dipingeva dei quadri che regalava al fratello quando questi, con piccoli doni, lo andava a trovare in convento. Appena lasciò il convento si fece restituire i dipinti!

Gustavo aveva la patente ma non l’auto. Per una emergenza la chiese in prestito al nipote. La spia del carburante era in rosso per cui gli toccò fare benzina. Restituì l’automobile ma poche ore dopo la richiese: doveva fare un giretto per consumare la “sua” benzina!

Il detersivo per lavare i panni costa, poco ma costa. E allora? Dal tubo di scarico della lavatrice della nipote raccoglieva la prima acqua che usciva, quella più carica di detersivo e… voilà, problema risolto.

Nella piazza dove abitava si teneva un  mercato settimanale e lo zio Gustavo aveva notato la difficoltà delle persone che volevano provarsi addosso i capi di abbigliamento senza sottostare a sguardi indiscreti: per la modica cifra di 10 lire mise a disposizione il suo bagno.

In ospedale, terminata la degenza, riuscì a rimanere ricoverato due giorni in più e a essere dimesso nel pomeriggio: quanti pasti guadagnati!

Quanti risparmi con il suo stile di vita… finché non arrivò un parente truffaldino che gli sfilò 400 milioni di lire. Gustavo fece causa alla Fininvest e riuscì a recuperare un po’ più della metà dei suoi denari.

La storia dello zio Gustavo è divertente o triste, dipende dal lettore ma i più sorpresi furono i nipoti (che lo avevano sempre seguito con affetto) quando ebbero in eredità un milione di euro e quattro appartamenti.

Fernando Pallocchini

19 agosto 2019

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