Sicilia 1968 – Marche 2016: due storie parallele? Speriamo di no

Compie il terzo compleanno il terremoto nato nel 2016, con un parto travagliato fatto a più riprese, una più dolorosa dell’altra per le ferite inferte al territorio. Nel maceratese nessuna vittima sul momento, ce ne saranno dopo per concause varie, suicidi compresi.

Oggi la situazione è quasi di stallo.

La ricostruzione leggera va avanti piano e non ovunque, come pure le opere pubbliche che spesso e per fortuna rinascono per merito di Associazioni e privati. La ricostruzione pesante è al di là da venire. Ci sono paesi da ricostruire totalmente e a tre anni dal sisma ancora non ci sono le idee chiare su cosa fare, e forse non ci sono manco i soldi. Qualcuno comincia a dire che le cose sono rallentate ad arte perché, poi, senza fondi dove vai?

Però la politica sta spendendo in altri settori.

Vale a dire: per questi i denari si trovano.

Certamente una nazione non si ferma e, comunque, strade, acquedotti, sanità (qui qualche “problemino” nelle Marche lo abbiamo…), assistenza sociale, lavoro, vanno sempre seguiti da vicino. Il nostro pensiero a questo punto, vista la situazione, vola lontano sia nello spazio che nel tempo.

Ritorniamo al 15 gennaio del 1968 in Sicilia.

Fu un terremoto devastante, morti e rovine, strade impraticabili per i soccorsi. La ricostruzione è stata lunghissima, paesi distrutti ricostruiti altrove, spese ingentissime.

Oggi, a 51 anni da quel tristissimo evento, 200 famiglie vivono ancora in luoghi privi di acqua e di rete fognaria, mentre sono ancora 100 le famiglie senza casa (dati gennaio 2019).

Che dire? dopo più di mezzo secolo!

Questa è una notizia che ci fa paura perché la domanda è: “Accadranno anche da noi queste situazioni?” L’andazzo non è dei migliori.

Per ora abbiamo le Sae (le quali non sono come le casette di legno del sisma precedente, che a distanza di decenni troviamo ancora in ottimo stato tanto da essere usate per i vacanzieri), molte famiglie stanno in affitto altrove e in molti vivono negli alberghi. I tecnici che devono redigere i progetti sono in crisi per le complicanze burocratiche e perché non vengono pagati.

Alcuni sindaci non si capisce bene cosa stiano facendo mentre altri sono assai attivi.

In pratica la macchina funziona a singhiozzo e non c’è sintonia.

Come se tutto questo non bastasse i Governatori regionali si mettono di traverso con il Governo centrale perché di diverso colore politico (quando il binomio giallo/verde era ancora attivo).

Eppure… non dovrebbero essere loro a operare con spirito di servizio verso i corregionali colpiti da cotanta sventura qualsiasi colore sventoli a Roma?

Fernando Pallocchini

9 settembre 2019

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