Un pezzo di storia della città di Macerata: il Politeama Marchetti

C’era una volta il Politeama Marchetti, laggiù le Casette. Oggi c’è un basso, squadrato edificio moderno, reso poco più leggero da un  porticato che lo cinge da due lati, occupa, a metà circa della via intitolata a Filippo Marchetti (compositore di Bolognola, maestro di musica della regina Margherita), il luogo dove la musica e non solo, regnò sovrana un tempo.

Una struttura polivalente –  – Ieri, infatti, in quel luogo sorgeva dal 1891 il Politeama Marchetti, “un teatro – secondo il dizionario Devoto-Oli – destinato a spettacoli di generi diversi (prosa, lirica…)”. La musica, soprattutto, risuonò nel grande salone con ben tre ordini di palchi e loggione, come ci raccontano le foto storiche di Alfonso Balelli; ma la struttura del Politeama, così come era stata voluta dal Marchetti, era sufficientemente ampia e attrezzata per ospitare le manifestazioni più diverse: dalle conferenze di carattere culturale e politico, agli spettacoli teatrali, alle esibizioni delle compagnie equestri con cavalli in quantità e alle novità provenienti da Parigi con “la fotografia animata per mezzo del reale cinematografo Lumiere”.

L’imprenditore artefice – L’artefice di tutto questo e altro, Anastasio Marchetti, veniva da Amandola; nel suo intenso operare nelle diverse attività cui pose mano nel quartiere di San Giovanni Battista (Le Casette) dimostrò sin da subito di essere un imprenditore moderno e versatile, molto in anticipo sui tempi, dotato della capacità di diversificare il campo dell’attività a seconda della domanda del mercato. Non limitò il suo intervento alla costruzione del  Politeama, ma svolse anche con successo l’attività che oggi chiameremo di operatore nel campo dello spettacolo, scritturando le compagnie teatrali e di genere vario, spesso di rilevanza nazionale, che presentavano sul palcoscenico del Politeama le ultime novità di autori rinomati (D’Annunzio, Pirandello solo per citarne alcuni).

I personaggi ospitati – Un teatro che veniva anche utilizzato dalle numerose Associazioni e Circoli, presenti in città e, soprattutto, per un naturale diritto di contiguità, dalla Società Borghigiana, ProCairoli e simili, che non si limitavano a organizzare feste e banchetti, ma anche conferenze con oratori noti quali Cesare Battisti, Pietro Nenni, Angelica Balabanoff, Paolo Orano. Pure con la prematura scomparsa nell’anno 1907 di Anastasio Marchetti la vita del Politeama continuò con gli eredi: la struttura infatti era diventata una istituzione indispensabile per la vita culturale e ricreativa della città.

L’incendio, le nuove denominazioni, la demolizione – Nel 1920 venne rilevato dal recanatese Girolamo Piccinini che ne garantì il funzionamento con compagnie di operette, varietà, circhi equestri e proiezioni di film, che diventeranno nel ’39, dopo la sospensione quadriennale a seguito dell’incendio devastante del ’35, la principale attività della nuova struttura, il Cinema Impero, divenuto più modestamente dopo la guerra Cinema Cairoli. Demolito  recentemente il cinema per far posto a una civile abitazione sembrava che tutta l’intensa vita del Politeama Marchetti e Piccinini fosse destinata a scomparire dalla storia della città, anche perché per ovvii motivi anagrafici stanno venendo, ormai, meno quanti potevano conservare un ricordo almeno del cinema Cairoli.

Il libro di Romano Ruffini – Fortunatamente, pure in mancanza di testimoni diretti e senza alcuna pubblicazione specifica sull’argomento (salvo in parte l’opera dei fratelli Torresi ) ma solo con il paziente e continuo esame  di tutti i numerosi giornali locali dal 1891 a oggi, dalle locandine, dalle foto, dai manifesti rinvenuti negli archivi, Romano Ruffini ha scritto un volume di quasi 500 pagine, ricostruendo un giorno dopo l’altro la vivace storia del  Politeama, inserendola – come è suo costume – nella vita della città, con frequenti e giustificati richiami agli avvenimenti nazionali. Non semplice cronaca, quindi, ma storia, resa peraltro piacevole da un modo di scrivere molto scorrevole, già noto e apprezzato nelle numerose altre pubblicazioni  di soggetto locale che Romano Ruffini ha realizzato, colmando dei vuoti nella storia della città. Un merito condiviso con l’Associazione culturale “Le Casette”, il cui Presidente, il dottor Pierluigi Pianesi, ha sponsorizzato la pubblicazione del volume, che è arricchito, oltre che dalle foto dei personaggi e della struttura, dalla riproduzione a colori delle locandine degli spettacoli presentati nel Politeama.

“Divinum est sedare dolorem” – Resta infine da rammentare che il volume di Romano Ruffini non ricorda soltanto l’intelligente opera di Anastasio Marchetti ma è anche il racconto della sua generosa disponibilità e vicinanza nei confronti degli abitanti delle Casette, occupati nelle varie attività imprenditoriali. Una generosa disponibilità e vicinanza con il quartiere e con la città tutta continuata con gli eredi Marchetti, giunti alla quinta generazione e impegnati nel settore importante della cura del malato. Del resto, la Casa di cura Marchetti, nata per prima nelle Marche oltre un secolo fa, recava scritto all’ingresso: “Divinum est sedare dolorem”.

Siriano Evangelisti

21 aprile 2020

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