Toscana, Umbria, Marche: modi diversi di apprezzare la storia

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A integrazione di quanto scritto in “La prima unità d’Italia fu opera dei Piceni” (La rucola n° 260 – https://www.larucola.org/2020/04/08/la-prima-unita-ditalia-fu-opera-del-popolo-piceno), sono opportune alcune considerazioni.

1 – Dionigi di Alicarnasso nella sua corposa storia “Antichità Romane”, nel primo volume tratta a lungo (i primi quindici capitoli) degli “aborigeni dalle tante milizie”;

considera fondamentale l’alleanza con i Pelasgi per scacciare i Siculi dall’Italia peninsulare; conferma che i fatti narrati si sarebbero svolti prima della guerra di Troia. Non fa menzione del Casus Belli e dell’origine dei Siculi, non cita nemmeno il nome del generale dell’esercito Piceno. La guerra di Troia narrata nell’Iliade e nell’Odissea di Omero (IX sec. a. C) è databile nel XII sec a. C..

2 – Pico è considerato, anche da Sant’Agostino, primo re dei Latini (o Laurentini).

3 – Vallemont (1628 /1721) in “Elementi della storia” afferma: “Pico, figlio di Saturno, primo re dei Latini, nominati Aborigeni, regnò 37 anni, dal 1333 al 1296 a.C.”: ossia molto prima della guerra di Troia. Pur omettendo altre conferme (Morelli e Coronelli), si dovrebbe ritenere certo che il comandante delle truppe Picene doveva essere il re Pico.  Forse a questa impresa fa riferimento il Doglioni, quando nel 1601, scrive in Compendio Historico Universale “…et edificò la città di Laurento, che hora è detta Sabina, 30 sole miglia discosto da Roma1… et occupò anco dopo un’altra Regione, che dopo volle che si addimandasse Picena et ora Marca di Ancona2”.

Motto dell’Accademia di Cortona

I Toscani e le antichità – Cercando conferme, le ho trovate nella Nobile Accademia Etrusca dell’antichissima Città di Cortona. Questo sodalizio, composto dai più evoluti intellettuali Cortonesi (e non solo), fu fondato nel 1727, si proponeva di approfondire gli studi archeologici. Il loro motto era “Obscura de re lucida pango”: si proponevano di rendere comprensibili le cose misteriose. Costoro attivarono una ricca biblioteca, studiavano i reperti, custodivano le donazioni e gli acquisti nel loro Museo, rendevano pubblici i loro studi e assursero in gran considerazione in tutta Europa. Va dato atto ai toscani di essere appassionati cultori delle loro antichità.

La Chimera di Arezzo – La famosa “Chimera di Arezzo” fu rinvenuta il 15 novembre 1553. Cosimo I De’ Medici si attivò subito e la espose a Palazzo Vecchio; per il restauro si affido a Benvenuto Cellini il quale racconta che “il Duca ricavava grande piacere nel pulirla personalmente con attrezzi da orafo”.

Reperti piceni di Ripatransone

Invece nelle Marche… – Nelle Marche le cose sono state e restano alquanto diverse. Per avere notizie su Pico e sul Piceno dobbiamo ricorrere a “Saggi Dissertazioni Accademiche Nobile Accademia Etrusca Dell’antichissima Città di Cortona, Tomo 1°”, edito a Roma nel 1742; la 5^ dissertazione è intitolata: “Sopra alcune Antichità scoperta e Ripatransona”. Il Coriano, premesso che l’Accademia ha raggiunto già grande fama e le notizie arrivano anche da Venezia e da Roma, scrive: “Il signor Abate Recchi non si è solo contentato comunicare la scoperta di un antico Monumento fatto in Ripatransona sua Patria … ha volsuto arricchirne il Museo dell’Accademia, pregando solamente di volerlo pubblicare con qualche spiegazione”. Segue la disamina della storia di Ripatransone e del Picenum, poi aggiunge: “Abbenchésiavi (in nota: Silio Italico) chi affermi, questa Nazione aver avuto dal re Pico il nome, scacciati che egli ebbe gl’Illirici e i Siculi”. Desta meraviglia che il Colucci, in “Antichità Picene” (1786), vivacemente contesti tutti quelli che sostengono la tesi (Piceno dal Re Pico), compreso Francesco Adami il quale presenta “un’antica medaglia dissotterrata nel territorio Fermano nel cui rovescio leggevasi: PICUS FAUNI PATER REX PICENI ET TOTIUS LATII (Pico padre di Fauno re del Piceno e di tutto il Lazio). Colucci sospetta il tarocco e, in questo caso, segue la (improbabile) vulgata del picchio che si posa sullo stendardo di Ascoli e che guida i giovani Sabini in varie regioni italiche.

Conclusione: gli “eredi” degli Etruschi almeno dal 1500 hanno prestato attenzione, raccolto e apprezzato i reperti della loro antica civiltà, non trascurando quella Picena. Si consiglia la lettura attenta della dissertazione cui sopra, il volume è facilmente reperibile su Google; vi sono riportati e descritti tutti i magnifici reperti di Ripatransone. La ricerca archeologica nel Piceno è stata attivata nella seconda metà del 1800 e forse alcuni reperti saranno anche stati classificati come Etruschi. Le due civiltà, sviluppate in territori vicini, dovrebbero essere considerate analoghe. Non è colpa degli Etruschi se i Piceni sono considerati di “serie B”.

Note

1Pico era già re dei Laurentini.

2 – Dal 773: Carlo Magno sconfigge Desiderio; nuova suddivisione e denominazione dei territori.

Nazzareno Graziosi

9 maggio 2020

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