La politica deve tornare a essere protagonista in Europa

Print Friendly, PDF & Email

Se uno starnutisce in un paese lontano l’eco di questo rumore, avvenuto a migliaia di chilometri, giunge anche da noi: il mondo è interdipendente e i problemi per la salute, la economia, o altro, vanno prevenuti e regolamentati da paesi grandi (Cina, Usa) e per aree sufficientemente ampie come può essere la Unione Europea. Un chiaro esempio della globalizzazione non è solo la mancanza (per motivi sanitari, in questo caso, o economici) di parte di un pezzo o di un congegno necessari a costruire nuovi prodotti, ma (dovrebbe far riflettere più che imprecare ) anche la chiusura degli aeroporti cinesi per gli italiani, perché otto italiani provenienti da una regione maggiorente colpita da coronavirus sono stati messi in quarantena in Cina, senza bloccare i voli dall’Italia per la zona infetta per eccellenza: comportamenti uguali o peggiori vengono presi, in quasi in tutto il mondo, nei confronti degli italiani, solo perché provengono dall’Italia. Questa situazione si ripercuote sul turismo e sul suo indotto, grande entrata per il nostro Paese, che ha una diminuzione delle prenotazioni dal 30% al 90% e ha bisogno subito e non domani, di cassa integrazione per i lavoratori di piccole e piccolissime aziende (potrebbero chiudere e non riaprire più) e interventi mirati a riaccendere la stella dell’Italia. Mai come in questo momento vedo tanti virologi, alcune volte in contraddizione tra di loro, in tutti i media radiotelevisivi e della carta stampata: i tecnici devono indicare e la politica scegliere. Con la chiusura delle scuole la politica ha scelto, con tanta confusione, ma gli esperti (il dottor Ricciardi, membro dell’Organismo Mondiale della Sanità pare che l’abbia definita “inutile e dannosa”) la ritengono “priva di evidenza scientifica”. Nei precedenti decreti e conseguenti dichiarazioni c’è stata tanta superficialità che ha indotto la popolazione alla paura, comunque le Regioni, i Comuni, hanno ceduto all’emotività e alla pressione dei potenziali elettori: non è importante  ricordare la sceneggiata della mascherina del Presidente della Regione Lombardia, e l’infelice frase razzista “i cinesi mangiano i topi vivi” detta in televisione dal Presidente della Regione Veneto Zaia. La continua spettacolarizzazione del grave fenomeno, il repentino cambio delle posizioni del Governo (il bollettino di guerra!? della Protezione Civile) dalla sottovalutazione della malattia alla sua gravità, hanno “impaurito” gran parte della popolazione italiana e “isolato”, per essere buoni, il Paese da una bella fetta di mondo.  C’è in Italia una classe politica che ieri non ha saputo affrontare i problemi economici del paese, del mezzogiorno, dell’occupazione, e oggi deve affrontare gli stessi problemi ma dilatati e peggiorati; una classe politica che guarda all’oggi, ai sondaggi personali e di partito, al presente mai al domani e al “dopodomani”; una classe politica che va su tutte le televisioni e rilascia interviste all’universo della carta stampata (cominciando dal Presidente Conte), trasmettendo più insicurezza di quella che già esiste, a un popolo già fortemente deluso e che ha bisogno di fiducia e di un progetto per il futuro. Tutti, dalla destra sempre critica con l’Europa e pronta a superarla (anche se nessuno può fare da solo), alla sinistra, invocano l’intervento della Unione Europea. Purtroppo da molti anni l’Europa non risponde, non solo per la sua debolezza, ma anche perché ha rinunciato a essere uno stato federale per divenire un centro di servizio, con regole “imposte” dai più forti. Motivi per cui nel caso della Sanità può solo fare coordinamenti, perché non ha alcuna competenza nel settore se gli stati nazionali non gli trasferiscono i poteri in materia. La flessibilità del bilancio italiano è sostanzialmente acquisita dalla Ue, ma il dramma per il virus va affrontato con un piano di crescita, che dia sviluppo a chi ne ha bisogno in Europa, per cui occorre che la politica vera – non solo la mediazione – torni a essere protagonista.

Giulio Lattanzi

31 maggio 2020

Sii il primo a dire che ti piace

Commenti

commenti