Durante l’emergenza Covid, al fine di dare assoluta priorità ai malati di coronavirus e contenere il rischio di contagio intraospedaliero, i servizi medici e sanitari procrastinabili e non urgenti sono stati sospesi.
La situazione attuale – Cancellati oltre 400 mila interventi chirurgici, più di 12 milioni di esami diagnostici, circa 20 milioni di analisi del sangue, oltre 14 milioni di visite ambulatoriali e specialistiche. Colpiti da questa brusca sospensione milioni di cittadini, inclusi malati cronici, diabetici, oncologici ed in particolar modo i cardiopatici. Al cessare della fase acuta dell’emergenza, come ben sappiamo, il problema è esploso in tutta la sua drammaticità. Le prenotazioni nella gran parte dei casi non sono state rinviate ma cancellate, ed i pazienti daccapo sono dovuti tornare (a parte molti che vi hanno rinunciato) dal proprio medico di base per una nuova prescrizione, con la quale hanno effettuato nuovo accesso al CUP e nuova prenotazione, che è però finita inevitabilmente in coda, a meno di qualche intervento provvidenziale “ad personam” da parte di qualche amico. Risultato: liste d’attesa chilometriche con appuntamenti al 2021.
Il Piano Straordinario – L’allarme, lanciato ormai da mesi dalle grida dei territori e anche da noi del Comitato Pro Ospedali Pubblici, (che negli anni avvenire ricorderemo questo periodo anche per le numerose “uscite” sui giornali con cui il presidente Ceriscioli ha risposto alle nostre istanze, alle nostre evidenze come di consueto minimizzando, rassicurando e dandoci puntualmente degli “allarmisti”!!!), deve essersi fatto largo nel frattempo attraverso le decine di taskforce governative e deve essere in qualche modo arrivato sul tavolo del ministro Speranza. Così il ministro Speranza ha redatto il “Piano Straordinario anti liste d’attesa” da inserire nel “Decreto Agosto”. 800 milioni di euro. Ottocento. Se fossero distribuiti tra le regioni secondo una media ponderata per numero di abitanti ed estensione territoriale, alle Marche andrebbero circa 23 milioni di euro.
Come si dovrebbero usare questi soldi – Noi del Comitato Pro Ospedali Pubblici Marche abbiamo da sempre una visione molto chiara su come potrebbero e dovrebbero essere impiegati questi soldi. Interventi mirati per:
– ripotenziare le strutture ospedaliere presenti sul territorio sia dal punto di vista delle dotazioni, recuperando cioe’ i 1.300 posti letto tagliati negli ultimi 10 anni nelle Marche, sia dal punto di vista del personale sanitario, oggetto di decenni di tagli e blocchi dei turnover, sia dal punto di vista edilizio-architettonico, ricordando ad esempio che rimettere a norma ed in funzione l’ospedale Vittorio Emanuele II di Amandola colpito dal sisma 2016 basterebbero secondo un preventivo di spesa redatto dalla stessa Area Vasta, neppure 1 milione di euro: circa 634 mila euro;
– ritrasformare in ospedali di polo con punto di primo intervento, funzionalità ridotte e posti letto di media/bassa complessità proporzionati al proprio bacino d’utenza, i 13 ospedali chiusi e trasformati nel 2015 in case della salute;
– dotare di punti di primo intervento stabilizzanti (c.d. PASS, postazioni di assistenza sociosanitaria) le località dell’interno, specie montane e pedemontane, sprovviste di servizi ospedalieri e distrettuali.
Cosa invece prevede il Piano Straordinario di Speranza – Interventi così disegnati tenderebbero ad irrobustire il servizio sanitario pubblico sul territorio, innalzandone qualità ed efficacia. Le misure che il Governo intende mettere in campo e con cui vuole impiegare questi soldi pubblici, invece, vanno in tutt’altra direzione. Il Piano Straordinario di Speranza per smaltire le liste d’attesa postcovid, infatti, nella sua bozza ancora non definitiva, prevede:
-1- lo stanziamento di fondi aggiuntivi per le prestazioni mediche in regime libero professionale, ossia visite specialistiche e diagnostiche erogate da medici in libera professione, quindi non in qualità di medici dipendenti del servizio pubblico ma come lavoratori autonomi che rilasciano la loro ricevuta, per prestazioni che saranno poi rimborsate dalle Regioni;
-2- lo stanziamento di fondi aggiuntivi per strutture private convenzionate e non convenzionate, da impiegare al posto dei servizi pubblici nello smaltimento delle lunghe lista d’attesa, anche in questo caso con rimborso a carico delle Regioni e quindi dello Stato, e per le quali si è pensato addirittura ad un apposito Decreto atto a velocizzare e semplificare l’iter di accreditamento.
Di certo delegare l’emergenza delle liste d’attesa postcovid al privato, ripaga ampiamente quest’ultimo in termini economici per le minori prestazioni che ha potuto erogare durante il lockdown, quando, al pari del pubblico, anche le cliniche private hanno sospeso le attività ordinarie e rinviabili, e quindi compensa le conseguenti perdite di ricavi derivanti dai relativi mancati rimborsi dalla Regione.
Fondi al fallimentare Chronical Care – Sempre nel Piano Straordinario di Speranza, a questi provvedimenti si aggiunge anche lo stanziamento di circa 3, 250 miliardi per oltre 9 mila infermieri di famiglia da distribuire sul territorio secondo l’ormai ben noto modello di “sanità light” detto “Chronical Care” in Toscana già implementato e già fallimentare, con ulteriori 1,360 miliardi l’anno da mettere nei bilanci annuali per garantire il mantenimento del servizio.
Dove è il problema della carenza di personale sanitario – Nel testo, ancora provvisorio, si parla di assunzioni, ma chi segue da tempo l’evolversi dello stravolgimento cui è stato sottoposto il nostro servizio sanitario, sa bene che il problema della carenza di personale sanitario risiede a monte e comincia dalle università e dalle scuole di specializzazione, e sa anche che proprio queste sono state le prime professionalità ad essere “cedute” al privato, le prime funzioni a cui il pubblico ha abdicato in favore delle cooperative gestite dal privato, laddove i principi di economicità e le logiche del profitto necessariamente sopravanzano quelle di servizio, essendo organizzazioni di economia aziendale a tutti gli effetti, contenitori spesso facenti capo ai soliti “investitori”, dove tra l’altro il lavoratore non ha lo status di dipendente, non gode dei normali diritti previsti per i dipendenti e col tempo ha sempre meno potere contrattuale.
Si sta accelerando la privatizzazione della Sanità – Appare evidente dai contenuti del Piano Straordinario di Speranza, insomma, la netta volontà da parte del Governo di accelerare il processo di privatizzazione della sanità e di liberalizzazione dei servizi sociosanitari già in atto da decenni. L’emergenza covid e postcovid, esattamente come accaduto per l’emergenza terremoto nella nostra regione e nelle altre zone del centro Italia colpite dal sisma, sembra fungere ancora una volta da pretesto per attuare, rapidi ed indisturbati, un disegno ben più alto e di più profonde radici, di smantellamento del servizio pubblico, dei diritti costituzionali, dello Stato di diritto, in definitiva dello Stato.
Beatrice Marinelli – Dirigente tecnico del COMITATO PRO OSPEDALI PUBBLICI MARCHE
31 luglio 2020