Maurizio Boldrini ce l’ha con “l’avvocato” e vorrebbe Francesca e Stefania

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Per quest’anno sono libero da candidatura comunale, ha ricevuto diverse proposte ma ho dovuto rispondere no per motivi di salute. Quindi mi diverto liberamente con qualche riflessione estemporanea sui candidati e sulle prospettive di questa prossima competizione. 

Quanti avvocati! – Intanto una costatazione, scorrendo l’elenco dei sindaci dal dopoguerra a oggi si noteranno parecchi nomi di avvocati, si sa che a Macerata ci sono più avvocati che panettieri, e non deve sembrare strano che ci siano tanti sindaci avvocati, poiché a Macerata c’è uno studio d’avvocatura che da decenni, da dietro le quinte, ma non tanto, detta le sorti di questa città.

Lo studio (poco) misterioso di un avvocato – A mio padre già 55 anni or sono fu detto che se voleva affrancarsi dal suo faticosissimo lavoro alla fornace Smorlesi, avrebbe dovuto fare la fila da un notabile parlamentare maceratese, il nome lo conoscono tutti, inutile farlo. Mio padre, su certe cose impaziente come me, fece un paio di volte la fila dei questuanti nel suo studio, dopodiché gli strappo la tessera della DC in faccia, e per molti anni fece il muratore prima di “riposarsi” a fare il bidello. Bisognerebbe scrivere un libro su questo signore e prima di lui sulla sua famiglia perché non credo ci sia in Italia una persona che per tanti anni è stata influente e lo è ancora sulle sorti amministrative di una città operando da dietro le quinte, come Lorenzo De’ Medici a Firenze, ma lui non durò così tanto.

L’avvocato tra bene e meno bene – Ora questa persona, simbolo storico maceratese, da una pare ha fatto tanto del bene a molti maceratesi, incalcolabili sono i posti di lavoro che ha procurato, ma sì facendo ha tagliato le gambe a tanti, tanti valenti professionisti, artisti, lavoratori che non erano della sua “parrocchia”, un danno enorme per la città, così relegata a una provincialità mediocre, surclassata solo da singoli operatori che per estro e genialità personale pur vivendo e resistendo in tale mediocrità sono riusciti a scavalcare il “ghetto” con le loro opere, imponendosi a livello nazionale e internazionale.

Ricotta, volto simpatico e furbo – Fatto sta che uno dei candidati Sindaci 2020 è ancora un avvocato emanazione di questo sistema secolare, maceratese tipico: però ha un volto simpatico, un po’ troppo furbo, ma va bene, e poi il nome: Narciso Ricotta, accoppiata più simpatica non si può, e onore ai genitori per il coraggio nella scelta di Narciso.

Parcaroli, un passo che esce alla distanza – L’altro principale candidato, completamente diverso è Sandro Parcaroli, è ancora un pesce fuor d’acqua, sembra disorientato, non è certo un maceratese tipico, è dell’alto maceratese, un territorio e una indole completamente diversa dalla città e dalla costa, passo lento e resistente, un passo che dovrebbe uscire alla distanza, appare come persona elegante, un po’ “fulardato”, ma non ha lo svantaggio di Della Valle che per quando elegante-sportivo voglia sembrare, proprio non gli riesce. E poi è artefice di una grande azienda e saprà certo creare un gruppo all’altezza della situazione per la gestione del Comune.

Cherubini venderà cara la pelle – Poi c’è il terzo incomodo (taccio gli altri perché proprio non avrei nulla da dire): Roberto Cherubini, che venderà cara la pelle, appare come una persona semplice nei modi e nelle cose da fare, mi pare proprio una persona assennata, e faccio finta che non appartenga ai 5 stelle.

Francesca e Stefania – La questione però è che a Macerata ancora una volta pare andare in direzione sbagliata, il santo di Macerata è quel controverso di San Giuliano, non è San Giusto che riporta il Giusto. Già il giusto, per questa tornata elettorale il giusto, senza le solite influenze con febbre di potere, sarebbe stata una onesta competizione tra due candidate, e sui nomi non c’era un gran che da pensare: Francesca D’Alessandro per il centro destra e Stefania Monteverde per il centro sinistra, semplice e stop, il resto è la solita Macerata piccola che vuol fare la grande. Ecco il perché, conosco Francesca D’Alessandro da quando giovanissima fu allieva della mia Scuola di Recitazione: bravissima come attrice, bravissima come allieva, seria e precisa, poi ci perdemmo di vista, la ritrovai moglie e madre altrettanto brava, impegnata su più fronti, capace di tenere sotto controllo tutto, e poi la rividi come se non fossero passati anni, la stessa vitalità e passione di allora, buon segno di vita vissuta bene. Un discorso a parte per Stefania Monteverde, la criticai aspramente (troppo aspramente, e me ne sono scusato) per diverse cose, persi il controllo quando vidi la foto di lei col sindaco sul trenino sotto l’orologio della torre civica (per me restaurato in maniera orrida).  Però, c’è un però per me determinante. Da 40 anni ne ho conosciuti tanti di assessori alla cultura, e ne potrei citare di bravi, mi limito al primo, dall’aspetto burbero e dal cuore d’oro: Calise. Però al di là delle scelte, per me alcune decisamente contestabili, riconosco che Stefania Monteverde tra tutti gli assessori alla cultura è colei che ha svolto una mole di lavoro enorme, raggiungendo risultati importantissimi specie sul fronte musei, biblioteca, vitalità estiva della città, insomma al tempo stesso è stata capace di fondare istituzioni durature e i  cosiddetti eventi effimeri che “fanno gioco”.

Alle primarie del PD… – Quando si è trattato di votare alle primarie del PD per la scelta del candidato sindaco, con coraggio e un po’ vergognoso mi sono presentato alla porta della sede del PD per votare Monteverde, speravo di passare in incognito, invece mi conoscono tutti e tutti mi hanno salutato con estrema sorpresa, in più quando esco incontro due care amiche che anche loro vanno per votare Monteverde, mi fanno: Maurizio ma che ci fai qui! E va bè’ una volta sono entrato anche nella sede del PD, ma per una ragione che sentivo profondamente giusta!

Macerata “toppa” ancora – La partita invece si giocherà tra maschi, peccato proprio, questa era la volta giusta delle due donne che ho nominato, sarebbe stata semplicemente la sfida più giusta. Macerata invece “toppa” ancora, nel segno aleatorio di una unità d’intenti, che presto si sfalderà sotto i colpi delle prime delusioni. Spero almeno che le due signore, in virtù dei risultati certamente buoni che otterranno saranno onorate con incarichi importanti. E come si dice: vinca il migliore!

Bruno Mandrelli – Adesso che mi ricordo: tra i politici, ma come si fa a tenere da parte Mandrelli, è non solo la persona più competente, ma studiata, con grandissima esperienza e intelligenza, che forse la sua testa spiccherebbe troppo dalla mediocrità circostante!

Le idee per Macerata me le tengo – Ah Macerata Macerata… per rendere meno provinciale Macerata occorrerebbero poche cose da realizzare, radicali nella forma e quindi nei contenuti, ma queste idee me le tengo per me perché ne circolano tante, troppe in giro. E non andrà tutto bene come replicato dallo stupido slogan: ma andrà come è possibile, nella fondata speranza di una Macerata sempre migliore.

Post scriptum per Carancini –  Per il Sindaco uscente Romano Carancini: di lei è stato detto molto bene e molto male, non se ne preoccupi, per quanto mi riguarda sento di ringraziarla, sono un lettore di professione e a me basta il dettaglio della sua espressione quando Macerata non fu scelta come capitale della cultura, ricordo quel suo volto incapace di celare il disappunto: un fanciullino al quale era stata sottratta la marmellata, bellissimo e onesto.

Maurizio Boldrini

28 agosto 2020

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