Tra “Stati Generali”, Scuola, Sanità e Lavoro basta chiacchiere: è ora di scegliere!

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Non sono e non sono mai stato di destra, ma per lo sviluppo del Paese in democrazia il Parlamento è fondamentale, ed è importante il confronto con le forze sociali: sindacati e imprenditori, per una vera politica dei redditi.

Gli “Stati generali dell’economia”Detto questo, dopo aver nominato fior di tecnici esperti in economia (dovrebbero segnalare tempi e costi invece di assemblare con idee trite e ritrite un programma elettorale) non era il caso di indire i roboanti e inutili “stati generali dell’economia” (non c’è alcuna rivoluzione in corso) a Villa Pamphili perché è il momento della scelta governativa e non propagandistica.  

Niente scuse ma impegni precisi – Non servono “scuse” ma impegni precisi (in particolare sulla burocrazia) per far arrivare la cassa integrazione ai lavoratori che non l’hanno avuta, i prestiti  promessi alle imprese (dobbiamo evitare la rabbia sociale e smetterla di elencare le cose da riformare nel Paese: tutti colpevoli, tutti innocenti), rendere applicabile il decreto crescita (tre miliardi per quel pozzo senza fondo dell’Alitalia, solo un miliardo e mezzo per la scuola e molto meno per la ricerca) e non allungare il brodo per interessi di chi non vuole scegliere ed è legato al passato.

Un incontro istituzionale deve essere “riservato”- Il Presidente Conte (ha ragione su un aspetto Di Battista: non si può stare con due piedi in una scarpa o in una staffa) convoca chiunque e dovunque prendendosi ogni responsabilità, però nelle democrazie, specialmente quelle a Costituzione Repubblicana, normalmente gli incontri istituzionali sono aperti al pubblico, mentre a Villa Pamphili sono “riservati”: i giornalisti non possono entrare se non a turno, i Comuni e le Regioni, sono presenti ma solo dopo le proteste, le opposizioni di destra, per loro scelta, non partecipano, i “vip” sono stati scelti direttamente dal Presidente del Consiglio.

Sud e Nord d’Italia – I morti per la pandemia, siano lombardi o campani o di altra Regione, li devono piangere tutti gli italiani (l’unità nazionale è sacra, ma il Federalismo non si fa con la riforma del titolo V della Costituzione o con qualche referendum fatto in casa), così come dobbiamo impegnare le Istituzioni, il Governo a far sì che non vi sia un mezzogiorno povero (con le dovute eccezioni) e un nord più ricco, imparando dai meridionalisti che con grande rigore morale, economico, sociale, guardavano e guardano all’unità del paese inserito in una Europa federale, contro una classe politica del sud mediocre, dedita all’assistenzialismo e, purtroppo, con una parte di essa implicata in interessi di corruzione e malavitosi: i problemi del mezzogiorno dell’Italia dobbiamo risolverli tutti assieme con grande solidarietà e con la visione di una comunità unica e nazionale che ancora non c’è.

Scuola – Tra le varie priorità sono fondamentali la scuola, l’università, la cultura che sono i pilastri del nostro avvenire (non è una riforma quella di ripristinare i giudizi nella scuola elementare perché nessun discente può essere considerato un numero). Ma parliamo di cose concrete: nel momento in cui si ritornerà a scuola in sicurezza, si dovranno sospendere le lezioni per allestire i seggi (si è mai pensato ad altre soluzioni?) elettorali per le amministrative e il referendum nazionale? Vi sarà continuità didattica? Gli organici saranno coperti con le solite supplenze? Saranno ristrutturate, riparate le scuole esistenti? Saranno a disposizione laboratori e mezzi tecnici per gli studenti? Infine, cosa sono le lezioni nei musei? Come si svolgono le lezioni in remoto? Questi sono problemi, il resto sono solo  sciocchezze.

Sanità e Lavoro – I limiti della Sanità sono oggi evidenti specialmente per la chiusura di molti presidi nel territorio; poi c’è l’assurda idea (sposata dal Presidente del Consiglio) di non utilizzare i fondi europei del Mes. La solidarietà dell’Europa (500 miliardi per prestiti e 250 a fondo perduto) spero che sia concessa con rigore economico, con controlli certi, con programmi finalizzati. Questi miliardi debbono essere spesi bene per le imprese, i lavoratori: l’Italia per battere i pregiudizi che connotano i cosiddetti paesi “frugali” non deve spendere a pioggia, ma investire per la crescita del Paese. Il Governo, invece che litigare, dovrebbe occuparsi non solo degli occupati, ma anche di creare nuovi posti di lavoro con un’adeguata politica industriale, eliminare, se non cambiare, il decreto “dignità”, dare forza ai contratti a termine. Comunque la mia preoccupazione è un uomo solo al comando.

Giulio Lattanzi

6 settembre 2020

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