Bene, come da copione tanti a scattare foto per documentare la capienza di piazza Mazzini per Giorgia Meloni. Il primo è stato un politico del Pd che, per far vedere che c’era poca gente, ha scattato le foto prima dell’arrivo della leader di Fratelli d’Italia per poter dire: “Sono in pochi!”, alle 17:45. Poi, ahilui, l’afflusso è aumentato.
Per contare le persone non siamo potuti salire sul terrazzino panoramico in quanto occupato dai Carabinieri ma abbiamo lavorato per linee orizzontali: i 1.000 salviniani arrivavano fino al limite della chiesa, i meloniani poco oltre, al limite della casa successiva con, in più, le persone assembrate (in barba al Covid) di fianco al palco.

Per cui Giorgia batte Matteo 1.500 a 1.000, aspettando i leader del Pd e dei 5 Stelle.
Ascoltando Giorgia Meloni ci siamo domandati: “Ma dove la prende la voce?” Considerando i viaggi che fa e i comizi cui partecipa uno dietro l’altro non ha un filo di raucedine o di abbassamento di voce: sempre squillante, quando serve.
Sì, quando serve, perché lei a volte prende un tono più confidenziale, quasi confidasse un segreto, rallenta il ritmo delle parole, quindi esplode, strappa l’applauso… è attoriale. Anche nella mimica che accompagna le parole.
Tanti spettatori (termine giusto) seduti ai tavoli per gustarsi lo spettacolo; un amico, invece, era seduto in panchina e ci ha detto: “Sì, c’è gente… ma con Almirante era un’altra cosa…”. Aggiungiamo: anche con Berlinguer. Ma allora erano altri tempi, la politica tutti la facevano sui contenuti, sulle idee politiche, c’era classe e bon ton, mai un insulto piuttosto tanto rispetto per l’avversario, sia come persona che per quello che rappresentava. Anche se a quel tempo qualche testa calda, da una parte e dall’altra, c’era.

Oggi c’è l’insulto gratuito verso tutti quelli che non la pensano allo stesso modo di chi insulta.
Abbiamo scattato foto da tutte le angolazioni… fate voi.
Fernando Pallocchini
7 settembre 2020