Il 15 novembre si festeggiava l’entrata della Regione Marche nel settore “arancione”, quello che in India sta per “la rinuncia” e che secondo il presidente Conte sta per il “simil lockdown”.
Pur essendo una domenica non avevo trovato bar aperti, evidentemente i gestori ritenevano inutile proporre colazioni da asporto, le uniche consentite dall’Ordinanza di Speranza, e senza… speranza hanno preferito tenere i locali chiusi e andarsene a messa a pregare e sperimentare la revisione del nuovo “atto penitenziale”, stabilito dal Bergoglio in pendant con quello di Speranza.
Ma la speranza è dura a morire e a Treia qualcuno ancora “resiste”. Stamattina, lunedì 16 novembre 2020, ne ho avuto la prova allorché mi sono avventurato speranzoso alla ricerca di un cappuccino bollente e la mia fatica è stata premiata. Ho trovato il “Forno delle delizie” aperto ed attrezzato per servire le colazioni da asporto. Ne ho avuto certezza appena ho visto, mentre mi avvicinavo circospetto, alcuni avventori che uscivano per strada con dei bicchierini in mano.
Una volta entrato nel locale alla mia richiesta la gentile barista mi ha detto “è consentito solo l’asporto” – “Beh, meglio che niente” ho ribattuto. Mi è stato quindi servito un cappuccino bollente dentro un bicchiere di polistirolo, con coperchio in plastica, corredato da cucchiaino (sempre in plastica), una bustina di zucchero di canna e un tovagliolino di carta. Non male come servizio (anche se l’ambiente non se ne avvantaggia).
Ritirato il tutto mi sono rifugiato sotto un portico e lì ho potuto godermi la mia colazione in santa pace. Purtroppo non avevo giornali da leggere, in compenso sono stato più tranquillo senza le solite notizie catastrofiste, e mi sono limitato a osservare il transito delle poche persone che camminavano mascherate e frettolose. Eh sì, Treia è pressoché deserta, per fortuna non mancano i piccioni…
Paolo D’Arpini
16 novembre 2020