Il periodo del cosiddetto lockdown, il restare chiusi in casa per la pandemia da Covid 19, in Marcello Alviti ha sviluppato il… virus della scrittura, la cui unica cura è dotarsi di carta e penna o, per i più tecnologici, di computer, tastiera e monitor. Così è nato “Io ed i miei amici”, edito dalle maceratesi Edizioni Simple.
Al riparo dai rumori del mondo, quelli che colpiscono le orecchie e, di più, la mente, i ricordi fluiscono, si cristallizzano in luoghi, nomi, situazioni. Il novello scrittore li riordina nel tempo, dai più lontani a quelli più prossimi. Dapprima sbiaditi prendono consistenza nei particolari e danno vita al rinnovarsi di realtà passate ma mai completamente cadute nel dimenticatoio.
È la mente che riavvia vecchi “file” mentre la mano passa alla scrittura. Sono ricordi comuni a tutte le persone, cambiano i luoghi e i nomi ma le situazioni sono le stesse: la gioventù, le amicizie, i giochi, gli studi, il lavoro.
Il tempo trasforma le persone che, in base alle esperienze di vita, crescono in consapevolezza (ahimé non tutti, troppi rimangono avviluppati da egoismo ed egocentrismo e ne vediamo i danni che si riversano sulla società): una crescita personale che è presente nelle pagine del libro via via che scorrono sotto gli occhi del lettore.
L’autore il libello lo ha scritto per gli amici del bel tempo che fu ma chiunque, leggendolo, non potrà fare a meno di rivivere la propria infanzia, la giovinezza e, crediamo, anche le stesse, quanto meno molto simili, avventure. Riattivare la memoria sarà un piacevole esercizio e, forse, arriverà lo stimolo a prendere il telefono, chiamare un vecchio amico, cercare gli altri e raccontarsi. In fondo la vita quando è passata diventa un racconto… mentre di doman non v’è certezza.
Fernando Pallocchini
12 gennaio 2021