Il “non detto” (o “non scritto”), assai usato in poesia, cosa è oggi giornalisticamente?

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A differenza del “non luogo”, come spiega ironizzando l’amico Lucio Del Gobbo (vedi link a fondo articolo), il “non detto” (o non scritto) è, invece, proprio ciò che non si dice, che si mimetizza tra le pagine, che si dice parzialmente o, peggio ancora, che si falsifica. È un brutto vizio preso dalla stampa nazionale e locale. Fino a pochi decenni fa non era così.

Oggi il “dire” si fonda su un approccio superficiale all’argomento da trattare o sul servilismo di chi fornisce al pubblico le notizie. A noi che molto conosciamo e ciò che non sappiamo studiamo, salta agli occhi l’impreparazione (meglio “ignoranza” nel senso che non so e non me ne preoccupo) di troppi colleghi giornalisti, pronti, pur di arrivare prima degli altri, a sfornare notizie scorrette (tra l’altro scritte pure in un italiano approssimativo) quando non fasulle, perché assunte dai social senza verificarne la veridicità.

Oggi, forse perché pagati pochissimo, molti giornalisti sono in perenne controllo di ciò che esce su facebook, su twitter e simili. Non lasciano il computer per andare a caccia… per intervistare, per verificare se è proprio “così come mi è stato detto”. Certamente alcuni ancora lo fanno: pochi in verità.

La notizia del momento (esempio Covid) monopolizza tutti. Come? Con i comunicati stampa ufficiali, il che rende le testate tutte simili: comunicati dei Comuni, delle Associazioni, delle Forze dell’Ordine… Le testate nazionali, che devono riempire molte pagine ogni giorno, sono più diversificate negli argomenti ma… sono preda di un problema: politica.

Le loro notizie rispecchiamo le idee del “padrone”. Ci sono testate che pendono a sinistra, a destra, al centro (e non ci riferiamo a quelle che sono espressioni vere di partito) e influenzano i lettori in modo univoco; ci sono altre testate che protestano a priori. Il tutto genera un polverone che nasconde la realtà effettiva.

I lettori più smaliziati cercano di navigare a vista in queste acque torbide, altri si sono decisi a non leggere, altri ancora si bevono tutto e lo riversano come verità acquisita sui social, amplificando le “non verità”. A questo punto è più onesto il “non detto”, vale a dire… mi occupo di ciò che conosco.

L’articolo di Lucio Del Gobbo: https://www.larucola.org/2021/02/01/per-non-pensare-sempre-e-solo-alla-pandemia-gli-adoratori-di-parole-i-non-luoghi

Fernando Pallocchini

2 febbraio 2021

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