La Candelora – Versi in origine marchigiani, assunti come proverbio in tutta Italia

Tratto da un articolo del salesiano Don Pietro Diletti, in merito alle tradizioni legate alla “Candelora”, comparso sulle pagine della stampa locale alcuni anni fa.

Sono arcinoti i versi che recitano: “Candelora / Candelora dell’inverno sémo fòra / scì ce dà sole solicello / c’è cinquanta dì d’inverno / scì ce nengue o scì ce piòe / ce ne sta quarantanòe / scì ce nengue e tira ventu / dell’inverno sémo drento”.

Versi che avevano un’importanza meteorologica, visto che nelle Marche per lungo tempo è invalsa una civiltà in prevalenza contadina. Versi originariamente marchigiani, assunti come proverbio e divenuti eredità di tutta Italia.

Il 2 febbraio viene considerata la festa della “Purificazione” perché – come voleva una legge ebraica – ogni donna ebrea, quaranta giorni dopo il parto,  doveva presentarsi al tempio per purificarsi. Oggi viene chiamata “Festa della presentazione” in quanto, a tempo debito, Maria e Giuseppe portarono Gesù Bambino al tempio.

Caratteristica di questa festa sono le candele benedette. Trattandosi di un rito di purificazione il fuoco ha una parte importante, così come lo era nel culto della dea Diana, la dea cacciatrice, che assicurava alle madri un felice parto. Le donne, esaudite dalla dea, andavano al santuario incoronate di ghirlande e portando torce a compimento dei loro voti. A riprova di ciò recentemente sono state trovate lampade di terracotta in un bosco dedicato a Diana.

È evidente l’analogia tra questa consuetudine e la pratica cattolica dei ceri sacri: la “Festa candelarum” è divenuta la festa della “Candelora” così come la Madonna è subentrata alla figura della dea Diana! Non c’è da meravigliarsi, la Chiesa non ha distrutto i riti pagani, li ha fatti propri dando loro un nuovo contenuto indirizzandoli a Dio e ai Santi.

Nonostante ciò alcune tradizioni sono rimaste nella “religiosità popolare”. Nel maceratese si dava importanza a queste candele benedette perché si credeva che avessero grande efficacia contro le malattie o le disgrazie in genere. Esse venivano accese nei momenti di pericolo e di sventura, durante i forti temporali o per allontanare le grandinate estive

Il 3 febbraio, festa di san Biagio, si facevano processioni nelle campagne e rituali benedizioni – a esempio – con due candele appoggiate a forma di croce sul collo dei fedeli raccolti in preghiera, per prevenire il mal di gola. A Sarnano si è svolta, da sempre, una solenne processione all’antica abbazia di Piobbico. Dopo la benedizione si consumava, dice don Diletti, un dolce caratteristico preparato nell’occasione, denominato “lattacciòlu”.

Goffredo Giachini

2 febbraio 2021

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