“Bla, bla, bla..” dal sindaco di Appignano ma c’è un terreno desolatamente vuoto

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“Striscia la notizia” è arrivata ad Appignano e ha fatto il suo servizio che è stato visto in tutta Italia, Sindaco Calamita brevemente intervistato e la cosa sarebbe finita lì, almeno mediaticamente, se non fosse che il Sindaco di Appignano, se n’è uscito sulla stampa locale cercando di difendere l’indifendibile. La Lega non ci sta ed è un atto dovuto la replica dell’On. Mauro Lucentini in supporto del Consigliere Luca Buldorini, che ha aperto il vaso di Pandora ad Appignano, cittadina che… di vasi e di pigne se ne intende.

Scrive l’On. Lucentini: “In riferimento alle dichiarazioni del sindaco di Appignano Mariano Calamita, in replica all’intervento del servizio di Striscia la Notizia andato in onda sabato 30 gennaio, nel quale si denunciava la mancata realizzazione della locale casa di riposo da parte dell’Inrca, nonostante i 19 anni trascorsi dal primo atto preliminare stipulato tra lo stesso e l’Istituto assistenziale ‘Falconi’ allo scopo di riqualificare, ampliandola, la struttura già esistente, sento di dover puntualizzare rispetto ad alcune cose che il primo cittadino appignanese, non so bene animato da quale intenzioni, ha dichiarato.

Le parole e i fatti – Comincio con il dire che, per la visione che ho della politica e del ruolo che debba avere nel servire i territori e le comunità che li vivono, le parole contano davvero poco se i fatti le confutano mostrando una realtà diversa da quella raccontata. E ammetto che è davvero difficile comprendere se il sindaco Calamita quello che dice lo pensa davvero o è solo un tentativo, ahimè goffo, di coprire l’operato di chi, in questi vent’anni, ha fatto tutto tranne che tutelare gli interessi di Appignano e dei suoi abitanti.

Il ruolo di Luca Buldorini – Lo dico perché l’enfasi con cui parla di questa vicenda, salvata dall’oblio grazie alla coraggiosa azione del consigliere Luca Buldorini, va più nella direzione di evitare problemi che in quella di trovare soluzioni. Tant’è che, invece di richiamare anche lui, in quanto rappresentante del comune di Appignano, (il cui ruolo, tra le altre cose, da statuto “Falconi”, doveva essere di controllo a che la trattativa andasse in porto nei tempi stabiliti), l’Inrca a stringere sui tempi di messa in opera della nuova struttura, ne difende quasi quasi l’operato, temendo che, cito testualmente, ‘l’enorme clamore mediatico sollevato  possa avere degli effetti negativi andando ad incrinare i rapporti di collaborazione con lo stesso’. No dico…ma di che stiamo parlando?

L’Inrca deve solo spiegare il perché, dopo vent’anni, di un’opera paventata nel 2002 non si abbia traccia. I cittadini sono stanchi delle chiacchiere e vogliono vedere solo la nuova casa di riposo edificata e pronta ad accogliere gli anziani che ne avessero bisogno.

Perché se n’è impedito di parlarne in Consiglio? – Calamita sostiene che nel servizio di Striscia siano state dette una serie di inesattezze e che sia necessario per questo ricostruire i fatti, allo scopo di far comprendere a tutti come sono andate le cose. Anche Buldorini, sollevando la questione, e la Lega che lo appoggia, ha lo stesso scopo, per questo non si spiega per quale motivo nell’ultima seduta del Consiglio Comunale, giovedì 28 gennaio, sia stato impedito un dibattito sulla questione, a tutela degli stessi cittadini che tale organismo rappresenta. Non era forse quella la sede più opportuna per farlo? Oppure c’è voluto l’intervento delle telecamere di un programma molto seguito per suscitare una reazione? Perché se così fosse, quel servizio di circa 2 minuti, che per la sua brevità temporale doveva necessariamente raccontare l’essenziale, ha ottenuto molto più dei tanti documenti prodotti in vent’anni di inadempienze e silenzi, mostrandosi provvidenziale, a questo punto della storia.

16 anni per costruire una casa – Calamita fa notare come i tempi siano stati travisati, essendo il 2002 l’anno dell’atto preliminare di una compravendita avvenuta di fatto il 7 ottobre 2005, come a dire che sedici anni invece che diciannove debbano farci essere meno indignati e considerare eventuali responsabilità meno importanti. Praticamente, nell’atto di compravendita i cinque anni previsti dall’atto preliminare per la realizzazione dell’opera sono stati sostituiti dalla più generica frase “nei tempi tecnici necessari”. Ma davvero ci vogliono sedici anni per costruire un edificio così importante per la comunità? Quali sarebbero i fantomatici tempi tecnici previsti dall’Inrca, quelli della vita di un uomo o di una generazione?

Anni e anni di documentazioni? – A onor del vero su questo punto il sindaco ammette che non ci sono giustificazioni ai ritardi accumulati, ma nel farlo adduce la più debole delle scuse, quella che neppure un cittadino disinteressato e distratto potrebbe accettare e cioè che bisogna ‘avere la consapevolezza dell’enorme mole di documenti e passaggi politico/amministrativi intercorsi e tuttora necessari per la prosecuzione del progetto’. In pratica sedici anni non sono bastati a produrre la documentazione necessaria per costruire l’opera? E cos’altro aveva la priorità in una località come Appignano? Ma come mai allora, se l’edificio da realizzare era così complesso, nell’atto preliminare si era fissato a cinque il numero di anni necessario a completare l’opera? Cosa è venuto meno tra questo e quello di compravendita vero e proprio?

Risarcire la comunità di Appignano – Sinceramente trovo imbarazzante il tentativo di Calamita di difendere, con un’arrampicata sugli specchi che non ha precedenti nella regione Marche, le azioni di chi lo ha preceduto e quelle dell’Inrca. Personalmente non temo che si possano incrinare i rapporti con chi è in torto, ma voglio spiegazioni plausibili e l’immediato risarcimento alla comunità di Appignano di ciò che le è stato ingiustamente tolto, non ultima la possibilità di far soggiornare nella propria cittadina gli anziani che ne avevano bisogno, così come peraltro stabilito dagli stessi fratelli Falconi quando, donando i propri beni alla comunità, crearono l’istituto assistenziale che porta il loro nome. La casa di riposo doveva e poteva essere una risorsa preziosa per gli appignanesi, che hanno oggi tutto il diritto di sapere cosa e perché ne ha impedito la realizzazione. E in questo diritto c’è anche quello di vedersi raccontate verità convincenti, nella totale trasparenza che la pubblica amministrazione deve ai suoi cittadini, quando viene meno agli impegni presi.

La polizza fideiussoria – C’è poi la questione della polizza fideiussoria a garanzia dei lavori, la quale, secondo il Sindaco Calamita, (cito testualmente) ‘non è scomparsa dall’atto di vendita, né tanto meno si è estinto il dovere dell’Inrca di rilasciarla e di conseguenza della Fondazione Falconi di pretenderla’. Ma allora perché ad oggi non risulta stipulata? Si tratta di una garanzia, quando vogliamo pretenderla? Calamita, pensando evidentemente di mettere a tacere tutti, fa la più rumorosa delle dichiarazioni, quella che, almeno dal mio punto di vista, appare come la prova di una gestione tutt’altro che virtuosa della vicenda, e cioè che ‘anche qualora la Fondazione Falconi avesse avuto in mano la fideiussione, non avrebbe potuto incassare la somma garantita di circa 900 mila euro perché l’Inrca, avendo avviato i lavori, non è di fatto inadempiente’.

Quali i lavori avviati? – I lavori cui si riferisce Calamita sono evidentemente quelli di demolizione della vecchia struttura di proprietà del Falconi (dove gli anziani erano ricoverati), perché ad oggi, nell’area interessata dal cantiere, non c’è nulla, neppure l’ombra di un’opera di ricovero per persone non autosufficienti e le foto lo dimostrano chiaramente.

Con queste sue parole il sindaco conferma le nostre preoccupazioni a che l’Inrca, decidendo di abbandonare il progetto, lasci Appignano e la Fondazione Falconi senza più nulla, né la vecchia struttura, comunque operativa, né il terreno su cui era edificata, di fatto divenuto di sua proprietà, né i soldi garantiti da una eventuale polizza fideiussoria, che avrebbe almeno risarcito l’ente appignanese del danno subito, permettendogli di realizzare altre opere altrove.

Perché si è mossa la Lega – Per questo ci siamo mossi. Era nostro dovere sollevare il velo di omertà e reticenza che su tale questione si era creato negli anni, tanto più sospetto ad un attento occhio politico, se ad averlo poggiato delicatamente sugli eventi era stata un’intricata rete di rapporti dominati dalla logica amministrativa del Pd, forza di governo in Regione fino a qualche mese fa (i dirigenti dell’Inrca sono nominati dalla Giunta Regionale) e al Comune di Appignano in questo ventennio.

Faziosità o senso di responsabilità? – Non credo che si siano fatti gli interessi degli appignanesi. E quello che Calamita definisce ‘senso di responsabilità istituzionale’, io la chiamo follia amministrativa, ignavia politica, incapacità di gestire la cosa pubblica. Tant’è che, nel ricordare i 50 mila euro spesi dal Comune ogni anno per far assistere gli anziani della comunità in altre strutture del territorio provinciale e regionale, lui, il primo cittadino, ci vede della ‘faziosità’, per usare la sua stessa espressione, io invece ci vedo senso di responsabilità e sensibilità politica, a informare correttamente i cittadini su come vengano spesi i loro soldi. Perché ciò che Calamita forse non tiene sufficientemente in considerazione è che stiamo parlando di risorse economiche non sue o del Pd, ma dell’intera collettività, verso le quali occorrerebbe tenere un profilo molto più alto di quello tenuto in questa vicenda e nella replica al servizio di Striscia.

Il taglio del nastro – I cittadini sono stanchi di vedere sperperato il denaro pubblico e vogliono vedere realizzate le opere che servono al bene comune senza i “se” e i “ma” di chi gliele aveva promesse. Ricordo infatti che nel febbraio 2019, l’allora Governatore Ceriscioli, insieme al dirigente dell’Inrca Gianni Genga e al Sindaco di Appignano Osvaldo Messi tagliarono il nastro del cantiere dicendo che entro l’ottobre 2020 l’edificio, moderno e funzionale alle esigenze sanitarie dei non più giovani, sarebbe stato restituito alla cittadinanza. Promessa mai mantenuta e neppure vagamente tentata, visto che nulla di tutto quanto detto è stato mai fatto.

Presentati gli esposti – A questo punto, parafrasando ancora le parole del primo cittadino, il gruppo di minoranza invita lui e la stessa maggioranza che guida di chiedere alle famiglie degli assistiti cosa pensano di tutta questa vicenda. Il consigliere Luca Buldorini ha già presentato un esposto per presunte illegittimità al Prefetto di Ancona e a quello di Macerata, e la Lega, che da ottobre scorso governa la Regione Marche, lo sosterrà, avendo a cuore prima di tutto e sopra ogni altra cosa, il bene della comunità che rappresenta.Il resto, francamente, mi pare non abbia più molta importanza.

On. Mauro Lucentini – Lega

3 febbraio 2021

 

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