Dati allarmanti quelli diffusi da “Confartigianato Imprese – Macerata, Ascoli Piceno, Fermo” su quello che, in effetti, è un crollo delle imprese nelle Marche.
Sono 985 le imprese che il sistema Marche ha perso in un anno. Nel 2020, a fronte di 6.749 iscrizioni, si sono registrate 7.734 realtà che hanno chiuso i battenti. I nostri territori hanno così salutato il 2021 senza altre 985 storie di impegno e passione, sogni e aspettative. Tutto svanito nell’annus horribilis del Covid-19.
Nel 2020 meno nuove iscrizioni – Il tessuto produttivo è in forte difficoltà, quasi tutti i settori sono al collasso. Il Pil marchigiano è sceso del 9,2%, le esportazioni sono crollate del 15,4%. Il momento buio sembra non lasciare spiragli di futuro a chi vuole aprire la propria attività. Rispetto all’anno precedente, nel 2020 le nuove iscrizioni hanno segnato un meno 2.120 unità.
Tutte le province in negativo – Entrando nello specifico dei dati provinciali: Ancona registra un saldo di -378 (1.792 iscrizioni, 2.170 cessazioni); Pesaro-Urbino di -281 (1.486 iscrizioni e 1.767 cessazioni); Macerata di -237 (1.512 iscrizioni e 1.749 cessazioni); Fermo di -73 (921 iscrizioni e 994 cessazioni); Ascoli Piceno di -16 (1.038 iscrizioni e 1.054 cessazioni).
La previsione per il futuro – I prossimi mesi saranno ancora più neri, perché questi dati sembrano essere il preludio di un pesante crollo: se non si agirà prontamente sarà davvero decretare la morte delle nostre imprese.
Le categorie più colpite – Le categorie più colpite dagli effetti dei Dpcm (chiusure o restringimenti/limitazioni di orari) sono principalmente ristoranti, bar, parrucchieri, estetiste, lavanderie, wedding/moda, ambulanti, palestre, commercio in generale.
L’appello del Presidente territoriale, Renzo Leonori: “Le chiusure hanno stravolto l’esistenza dei lavoratori, e se questi sacrifici non si interromperanno quanto prima, le conseguenze saranno immani. La salute viene prima di tutto, ma al contempo dobbiamo preservare anche il principale patrimonio economico, che è la nostra imprenditorialità.
Durante le festività le nostre saracinesche sono state tenute abbassate, ma il numero di infezioni non è certo diminuito. Anzi. Ci chiediamo allora quali siano le evidenze scientifiche che continuano ad essere portate avanti per la chiusura o apertura di una data attività. Solo comprendendo le ragioni si potranno attivare concrete azioni di contrasto. Serve un vero cambio di passo che mantenga vivo il mondo produttivo. Non c’è alternativa, non c’è futuro. Chiediamo di interrompere questo alternarsi schizofrenico di chiusure-aperture, lasciando aperte tutte le attività e ripristinando al più presto quelle ancora chiuse. Gli imprenditori rispettano da sempre tutti i dovuti protocolli igenico-sanitari, nel proprio interesse e nell’interesse di ogni cliente. Se necessario, sono anche bendisposti a misure ancora più restrittive. Ma lasciateli lavorare. Intensificate i controlli e sanzionate chi non rispetta le regole, basta sparare sul mucchio”.
4 febbraio 2021