I pensieri, le poesie, le prose di Giacomo Leopardi, tutto quel che riguarda il grande recanatese è stato attentamente considerato dagli studiosi di tutto il mondo, eppure manca sempre qualcosa, una ricerca o un’analisi particolare, come avviene d’altra parte per ogni personaggio che riveste un ruolo importante.
A colmare un vuoto ha provveduto Daniela Monachesi, autrice di una vasta produzione letteraria. Già i titolo del suo libro, “Muccio” – evidente diminutivo di Giacomo-Giacomuccio – “Compagno di scuola” (edito da Edizioni Simple), anticipa la sostanza della ricerca: i pensieri, tradotti in scrittura (sonetti, dissertazioni, brevi testi in latino), di Giacomo ragazzino. Già decenne possedeva una mente acuta, in grado di analizzare il mondo a lui vicino e di manifestare il suo pensare con un ricco vocabolario, parole frutto degli studi intensi che conduceva.
Nei sonetti manifestava padronanza di metrica e rime, il suo latino impeccabile. Certamente in quel tempo era un privilegiato negli studi, eppure, volendo fare un paragone con l’oggi, dove tutti frequentano la scuola a più livelli, appare evidente la differenza tra i suo scritti, attenti a spiegare in dettaglio per una comprensione aperta a tutti, e la cripticità di troppi messaggi odierni, di una pochezza di contenuti disarmante (un esempio su tutti: xke – perché), finalizzata solo alla rapida sintesi da smartphone, paragonabile ai mugugni dell’uomo primitivo.
Un linguaggio che si riflette sulla capacità di tanti giovani a sviluppare un pensiero complesso ricco di consapevolezza. Forse la consapevolezza ci sarà pure ma non c’è la capacità di manifestarla per condividerla con gli altri. Il libro tutto è interessante, anche perché arricchito, passo passo, dalle analisi dell’autrice. Ci ha stupito Giacomo quando fa una proiezione, partendo dai fatti accaduti, di come sarà la fine del mondo. Già bimbo e… preveggente?
Fernando Pallocchini
25 febbraio 2021