Macerata, Ulderico Orazi si svincola dalla “prigionia”, racconta aneddoti e ringrazia

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Ulderico Orazi, 42 anni e 10 mesi “prigioniero” nel bar di famiglia: praticamente ci è vissuto, lavorando, stringendo amicizie, adeguando l’attività alle mutate esigenze, partecipando agli scherzi, ascoltando le persone.

Quando è iniziata l’attività a corso Cavour? – “Il bar risale al 1965, fondato dai miei genitori: Pacifico detto Alfredo e mamma Maria ed è sempre stato della famiglia Orazi. Negli anni ’80 siamo subentrati nella gestione noi tre figli, Laura, Elviana e io”.

In mezzo secolo come è cambiato il lavoro al bar? – “Ci siamo aggiornati in continuo. Quando era attivo il mercato al campo boario di piazza Pizzarello andavamo avanti a caffè corretto al Varnelli, poi ci siamo attivati come paninoteca, gelateria, ristorazione veloce grazie a Laura che cucina da Dio”.

Oggi, per la pandemia in atto, dobbiamo evitare gli assembramenti; ma prima non era così… – “No, infatti. I cosiddetti assembramenti c’erano ma erano diverse le tipologie. Mi spiego… alla chiusura del night arrivavano le entraineuse e puntualmente il locale si riempiva di uomini che cercavano di fare… amicizia con queste belle signorine. Negli anni ’80, nei giovedì del Tartaruga dovevamo essere in quattro per servire gli avventori. Poi nelle feste di capodanno, quando le persone rientravano dopo aver partecipato ai veglioni, verso le quattro del mattino, venivano a fare colazione… pensa che una volta, dalle tre alle sette abbiamo venduto 700 paste e relativi caffè e cappuccini! Lo stesso accadeva quando le famiglie smettevano di giocare a carte, o a tombola e simili, e venivano di buon’ora a fare colazione”.

Ulderico e famiglia

Un ricordo particolare? – “Il locale rimane prossimo a piazza Vittoria, lì in mezzo c’era un’antesignana delle moderne rotatorie e nel periodo delle feste natalizie i maceratesi avevano l’abitudine di lasciare lì sopra i doni per i Vigili urbani, tanto che il bar era detto lu caffè de li Vigili!”

Un ricordo di gioventù? – “Il bar era frequentato dagli appassionati dei motori e di notte, allora non c’era la superstrada, ci spostavamo con le moto sul rettifilo del castello della Rancia, o quello più breve che da via Pace porta a Madonna del Monte, per fare gare di accelerazione e di velocità. Un vincitore rientrò al bar con una ghirlanda sulla moto per sfottere gli sconfitti! Ci fu anche la sfida tra Vespa e Lambretta”.

Personaggi caratteristici? – “Ne ricordo bene due: Vittò de la Villa e Antò Di Caprio. Con la ‘Petta di Vittò andarono alla festa del vino cotto a Loro Piceno… quando ritornarono fu uno spettacolo! Entrambi‘mbriachi, Antò stava sul cassone dell’Ape, con la chitarra e suonava e cantava!”

Ulderico e Laura

Si organizzavano scherzi?- “Altroché! Un motorino Ciao finì appeso a una statua del Monumento alla Vittoria. C’era Rettaroli che aveva una Topolino, era meticoloso e prima di partire la teneva accesa mezz’ora per scaldare il motore… intanto che aspettava gli legammo dietro tre grossi barattoli di latta del caffè: alla partenza successe un pandemonio!”

Uno scherzo… cattivello? – “Divertirsi alle spalle altrui fa ridere, per cui… toccò a Barucca, che aveva il compito, durante il periodo delle festività natalizie, di accendere e spegnere le luminarie. Allora non c’erano i timer e la faccenda veniva sbrigata a mano. Corso Cavour aveva una fila di luci sulla destra e un’altra a sinistra, con interruttori indipendenti, uno vicino alla chiesa dell’Immacolata e l’altro alla tabaccheria di Fabiani. Lui partiva dal bar e spegneva la fila comandata dall’interruttore dell’Immacolata, poi si avviava, a piedi, a spegnere l’altro. Nel momento in cui toglieva corrente alla seconda fila, qualcuno riaccendeva la prima e la cosa andava avanti per un po’ tra le risate e smadonnamenti”.

Ulderico e figlio

Vicino al bar c’è stato l’epilogo di Traini, ci racconti? – “Veramente quel giorno pareva che ci stessimo rincorrendo con Traini. Vado dal gommista e mi dicono che è passato uno che ha sparato a un nero; entro nel supermercato e incontro Andrea Innocenzi, funzionario della questura, mentre parlo con lui gli arriva la chiamata degli spari in corso Cairoli. È il caos, pare che l’abbiano preso a Sforzacosta ma alle 12:30, sto a piazza della Vittoria, da Romoletto, quando vedo l’Alfa nera parcheggiare davanti l’Altare della Patria, il tipo uscire, avvolgersi con il tricolore, fare il saluto romano, sedere sulla scalinata e aspettare. Chiamiamo i Carabinieri, ne arrivano due con la mitraglietta spianata, temo inizi una sparatoria ma Traini alza le mani e si arrende senza più colpo ferire”.

Come mai la decisione di abbassare la serranda? – “È stato un insieme di coincidenze: situazione economica generale in declino, una serie d’incidenti familiari, la confusione per la pandemia… insomma, dopo tanti anni…”.

50° anniversario

Il momento più bello? – “Indimenticabile la festa per i 50 anni di attività, con centinaia di persone intervenute a manifestarci simpatia”.

Il rimpianto? – “Non aver potuto organizzare una festa di addio, per salutare i clienti dell’affetto dimostratoci negli anni. Approfitto de La rucola per farlo adesso: grazie di cuore a tutti!”.

Fernando Pallocchini

27 febbraio 2021

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