Maso da Montolmo, personaggio del 1300 con fama di uomo integerrimo e onesto

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Maso o Massio di Tommaso da Montolmo è un personaggio nato nella seconda metà del XIII secolo e morto verso la metà del XIV. La prima volta che viene citato in un atto è nel gennaio 1313, ed è testimone a un pagamento fatto in Montolmo nel palazzo del vescovo a favore del rettore della Marca pontificia Raimondo di Ottone da Spello.

Il palazzo del vescovo – Dove fosse stato il palazzo è cosa difficile da sapere. Onestamente non credo che sia, come affermato ultimamente da storici locali, l’edificio sito alla fine di via Roma civico 33 (inizio Piazza Del Popolo) che in vecchie foto presentava merlature e un bel portale: questo dovrebbe essere stato il palazzo dei Nobili di Petriolo, dato che il  “rinchiostro”, il luogo a loro assegnato al momento dell’incastellamento nel 1295, era proprio situato nell’attuale piazzale Col del Rosso e si presentava come un vero e proprio castello con tanto di cinta muraria, palazzo, torri, piazzale e porta di accesso.

Potestà di Fermo – Ritorniamo al nostro personaggio che ebbe grande fama come uomo integerrimo e onesto. Nel 1340 il tiranno ghibellino Mercenario da Monteverde, dopo nove anni di signoria, fu ucciso in un agguato fuori dalle mura di Fermo: tutta la popolazione festante per la liberazione, i giorni successivi si adunò davanti il palazzo del popolo gridando e dicendo: “Pace, pace, pace, morte a tutti quelli che vogliono essere tiranni…”. E: “Viva il popolo e muoiano le gabelle”. Così fu fatto e “…pubblicamente a voce unanime fu proclamato ed eletto per Potestà del popolo fermano Massio del Sig. Tommaso da Monte dell’Olmo e immantinente nel luogo stesso vennero nominati i nuovi Priori”. Una nomina a furor di popolo che dimostra la stima che la cittadinanza avesse per Maso e il fatto che fosse stato uno degli ispiratori e organizzatori della congiura.

Ambasciatore – Massio non era originario del comune e all’inizio aveva avuto una brutta esperienza con i fermani: nel 1328 questi avevano occupato il Poggio Santa Lucia, contrada ora di Mogliano, che faceva allora parte di Montolmo dopo l’incastellamento del signore Giroldo di Rainaldo nel 1219, e vi avevano installato una grossa guarnigione di 3000 fanti e 150 cavalieri. I fermani avevano inoltre costretto gli abitanti più importanti del luogo a giurare fedeltà. Un certo Gentile di Giovanni avendo rifiutato la sottomissione fu pure malmenato. Montolmo inviò a Poggio Santa Lucia 4 ambasciatori con a capo Maso al fine di chiedere spiegazioni al comandante: questi rispose di recarsi a Fermo dove avrebbero potuto domandare giustizia.

Arrestato – Cosa che i quattro incredibilmente e ingenuamente fecero, ma appena giunti furono fatti arrestare dai Priori e rilasciati solo dopo aver pagato un riscatto di 50 fiorini cadauno. Del misfatto esiste un lungo processo dove alla fine i fermani furono condannati. Evidentemente Maso per avere un così importante ruolo nella cacciata di Mercenario si era spostato già da molto tempo a Fermo e lì aveva potuto ricoprire ruoli importanti all’interno dalla vita cittadina.

Personaggio di un romanzo storico – Maso da Montolmo è anche il personaggio di un romanzo storico, “Mercenario da Monteverde: storia italiana del secolo decimoquarto”, pubblicato nel 1850 dal marchese Cesare Trevisani (1819- 1897), romanzo che è facilmente reperibile in quanto ristampato. Il Trevisani è stato il primo sindaco di Fermo del Regno d’Italia nominato 24 settembre 1860. Il libro rientra nella classica tradizione del romanzo storico sullo stile del Guerrazzi e dell’Azeglio, incentrato nel tema caro nel Risorgimento del “perfido tiranno spodestato dal popolo assetato di libertà e giustizia”.

La trama del libro – La trama del libro è quella di un romanzo gotico che intreccia vicende storiche a tragiche e contrastate storie d’amore. Il tiranno Mercenario organizza un torneo cavalleresco per dare in sposa al vincitore sua figlia, la bella e onesta d’animo Mitarella. Vincitore della disfida, a cui aveva partecipato anche Gentile da Mogliano, è un certo Baldino Aceti (personaggio di fantasia) che però rifiuta Mitarella perché perdutamente innamorato della popolana Vannina. Offeso dall’affronto, Mercenario fa rapire Vannina e la fa portare alla sua presenza in una scena che riprende di sana pianta quella dei Promessi Sposi di Lucia e l’Innominato. La sventurata atterrita e disperata viene poi rinchiusa nelle segrete del Girofalco (la fortezza che era presente nella parte alta del comune di Fermo dove adesso si trova il Duomo) e liberata notte tempo di nascosto dall’onesta Mitarella. A questo punto riprende la parte storica del romanzo con la congiura e l’uccisione del tiranno: come da classico copione Vannina e Baldino moriranno nella sommossa ma saranno insieme per sempre sepolti nella stessa tomba. Fautore della congiura è Maso da Montolmo che riuscirà ad animare i cittadini ed a far scoppiare la ribellione e che sarà quindi dopo il successo, a furor di popolo eletto Podestà.

Maso non era un personaggio di fantasia – Mi dispiace notare che in un interessante scritto su questo romanzo pubblicato qualche anno fa, Maso viene definito personaggio di fantasia: i riscontri storici fugano ogni dubbio anche se sono pochissime le notizie che si hanno sulla sua vita. Del resto essere una persona onesta e retta ha fatto sempre poca notizia e ha sempre attirato poco l’attenzione degli storici e delle persone. La città di Corridonia ricorda il personaggio con la titolazione di una via del centro storico.

Modestino Cacciurri

20 settembre 2021

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