L’architetto Enzo Fusari ha pubblicato “Le regge e l’architettura carolingia nelle Marche”

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Per decine e decine di anni a nessuno è importato qualcosa di chiese, castelli e altri edifici secolari del nostro territorio. Ricordo quando, sessant’anni fa, mio padre mi portò a vedere il castello della Rancia: ci abitava un contadino, ovunque paglia e polli, in attesa che andasse tutto in malora; sorte migliore non era capitata alla chiesa di San Claudio, con la parte superiore adibita a granaio.

Dal punto di vista storico ci è voluto don Carnevale a smuovere le acque stagnanti e le sue intuizioni, ben documentate, sono servite pure a stimolare nuovi studiosi i quali, ognuno dal suo punto di vista e in base ai propri studi e alle proprie esperienze, hanno supportato e ampliato di studi del compianto professore e i lettori de La rucola ne sanno qualcosa. Adesso è la volta di Enzo Fusari, architetto, che ha pubblicato la somma dei suoi studi e delle sue osservazioni nel libro, edito da Edizioni Simple, “Le regge e l’architettura carolingia nelle Marche”.

Bella la copertina con la stupenda mappa del Maroncelli rappresentante la Marca anconetana e fermana (non dimentichiamo che Enzo Fusari è un esperto collezionista di mappe antiche), con su cerchiate dieci località. Nel titolo colpisce la dicitura “le regge”. Perché ha attirato la nostra attenzione? Ebbene, l’architetto Fusari ipotizza che cinque edifici ben distribuiti sul territorio non siano chiese ma regge fortificate. Lo deduce dalle planimetrie, dalla volumetria “cubica”, dalla luce che arrivava dal tiburio posto sul tetto mentre sulle pareti c’erano solo monofore poste in alto e c’era un unico ingresso tra le due torri: un edificio impenetrabile, facilmente difendibile.

Mentre nel medioevo le chiese seguivano lo schema longitudinale tipico delle basiliche romane (funzionale al compito di accogliere tante persone davanti al celebrante), con la pianta a forma di croce latina o a tau. Gli edifici/reggia in questione sono: San Claudio al Chienti; San Vittore Terme; Santa Maria delle Moie; Santa Croce dei Conti e San Severino al Monte. Una ipotesi, supportata dalle analisi dell’architetto sulle strutture, che induce un altro pensiero: certamente, se lo imperatore Carlo Magno stava da queste parti (e non in Germania) parrebbe logico che avesse postazioni strategiche e sicure quando andava a controllare i suoi possedimenti. Quindi un ulteriore rinforzo positivo alle teorie che vogliono nelle Marche, e non ad Aachen, la capitale dei Franchi. Molte e ricche di dettagli, piante, ricostruzioni prospettiche e foto, le pagine dedicate a questi cinque edifici.

Naturalmente in tale trattazione non potevano mancare i capitoli dedicati a Germigny-Des-Prés, all’abazia di Santa Maria di Rambona, a San Giusto in San Maroto, Santa Maria di Portonovo e, proprio nelle pagine iniziali del volumetto, alla Cappella di Palazzo di Aquisgrana/Aachen che, per l’ennesima volta, ha nulla da spartire con gli edifici carolingi anteriori all’anno mille. Il libro dell’architetto Enzo Fusari è fatto anche di storia, di spiegazioni tecniche facilmente comprensibili che lo rendono ancor più interessante e di facile lettura.

A conclusione lasciamo la parola all’autore: “Sicuramente i cinque edifici originariamente non sono stati pensati come chiese o abazie ma sono diventati tali dopo aver perso la loro funzione originaria, cioè di cappelle palatine, sale del trono e come postazioni di controllo e di difesa di un territorio”.

Fernando Pallocchini

24 settembre 2021   

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