Civitanova Marche: a ogni città il proprio giusto nome “Intus Novana in ora Cluana”

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Nella Naturalis Historia III di Plinio, nel capitolo dedicato al Piceno, è presente due volte l’avverbio “Intus” associato alla menzione dell’antica città di Novana. Si propone con questo articolo un approfondimento per identificarne l’ubicazione più probabile. Innanzitutto è opportuno tener presente che:

  1. Plinio scrive negli anni 77-78 dopo Cristo;
  2. Conosce bene la costa Adriatica del Piceno (forse l’aveva percorsa personalmente), ma non la parte mediterranea, in quanto annota i centri dal sud al nord per la marittima, in ordine alfabetico, con il nome degli abitanti, quelli interni;
  3. Elenca città e centri che non necessariamente sono Colonie o Municipi romani;
  4. Tralascia alcune città importanti, esistenti ai suoi tempi: Interamnia (Teramo), Fermo.

Leggendo con attenzione, si può notare che nella punteggiatura:

  1. È assai metodico e preciso, almeno in tutto il terzo libro usa il punto e soprattutto la virgola per separare il nome di un centro dall’altro. È come se procedesse con scatti fotografici successivi;
  2. L’uso del punto e virgola si può trovare solo in alcune delle diverse trascrizioni pervenute fino a noi;
  3. In tutte le pagine i segni di interpunzione, in via di massima, corrispondono esattamente nelle diverse trascrizioni, a eccezione di una frase, da analizzare con attenzione.

Ecco cosa si trova scritto in alcune copie, quando annota località prospicienti o vicine l’Adriatico, procedendo da Sud verso Nord.

1) et super id Colonia Asculum, Piceni nobilissima: intus Novana, in ora Cluana, (Marangoni, Storia di Civitanova);

2) et super id Colonia Asculum intus: Novana in ora, Cluana (Harduino e Muratori Tom. X pag. 264, riportato dal Marangoni. La mancanza di “Piceni nobilissima” è sicuramente un lapsus dello stesso);

3) et super id Asculum. Intus Novana, in ora Cluana, (da Cluverio, così come riportato dal Marangoni. La mancanza di Piceni nobilissima è sicuramente un lapsus dello stesso);

4) et super id Asculum, piceni nobilissima: intus Novana. (E. Bianchi, Memorie sopra Veragra);

5) et super id Asculum, piceni nobilissima. Intus Novana (Civitanovalive, S. Brunetti);

6) et super id Asculum, piceni nobilissima intus. Novana. (Wikisource e Splsh Latino);

7) et super id Asculum, piceni nobilissima, intus Novana (Marangoni, Delle memorie sagre).

Pensando che in tutta la descrizione del Piceno nel terzo libro le divergenze nella punteggiatura si notano facilmente solo in questa frase, come già accennato, sarà più che opportuno capirne la genesi. Giovanni Marangoni cerca di darne delle spiegazioni (Delle memorie sagre… pag 224), ma non sembra convincente  a sufficienza, almeno per due trascrizioni: la n. 5 e la n. 7.

A questo proposito leggo nell’enciclopedia Wikipedia: l’utilizzo del punto e virgola iniziò verso il 1500, per opera dello stampatore Aldo Manuzio. Nell’Enciclopedia Treccani: nell’antichità classica e tardo latino, il punto e virgola non esisteva.

È chiaro che in alcune trascrizioni c’è stata una modifica successiva del testo originale. Nelle altre riportate, si può osservare che la virgola è sistemata in posizioni diverse: prima di ora, dopo di ora, prima di piceni, dopo di Novana… Dopo Asculum (considerato un lapsus la mancanza di Piceni nobilissima), si trovano: i due punti, il punto fermo, la virgola. Un segno doveva esserci anche nell’originale, qualsiasi esso fosse. Il fatto che Intus in alcune copie sia scritto con la lettera maiuscola fa pensare al punto fermo. Da quanto detto è sicuramente fondato ipotizzare che, per il resto, si sia intervenuto in maniera personale, anche a sproposito, pensando a una dimenticanza dell’autore, mettendo quindi un segno inesistente originariamente, che assecondasse la propria interpretazione. Provando a togliere i segni di interpunzione non concordanti, pensando che siano stati aggiunti successivamente, si ottiene:

Piceni nobilissima. INTUS NOVANA IN ORA CLUANA, … Due realtà vicine in una sola immagine, ambedue riprese con un solo scatto dell’immaginaria macchina fotografica. All’interno Novana, sulla costa, vicinissima, Cluana. Civitanova Alta (o luogo vicino) e Porto Civitanova! Nella frase in esame “intus” non si rapporta con l’intera regione, come lo sarà successivamente nell’elenco delle popolazioni interne del Piceno, ma si riferisce solo alla posizione di Novana rispetto a Cluana. Per quanto riguarda il vero significato di “intus” in questa frase vorrei far notare che, qualora effettivamente Novana fosse a Montedinove o nelle vicinanze di Ascoli, il suo uso sarebbe stato superfluo. Sarebbe bastato il “super id” che precede Ascoli per elencarla. Se Plinio, così essenziale nell’uso degli avverbi di luogo (non ho individuato la presenza di due di questi, vicini, in tutto il libro), ha ritenuto opportuno mettercelo, un motivo ci sarà stato sicuramente. Convinto che Giovanni Marangoni Vicentino, importante autore di tante opere, non solo di storia locale, abbia voluto scrivere vicende di cui almeno fosse venuto a conoscenza e non di averle inventate completamente, riporto una parte della pagina 14 del suo libro “Delle memorie sagre e civili dell’antica città di Novana oggi Civitanova”, del 1743. “Narrasi pertanto che S. Marone fu di natione siriaco e che da esso, Vittorino ed Eutichete fu ammaestrata S. Flavia Domitilla Nipote di Tito, e di Domiziano Augusti, tutti e tre, dopo liberati da Nerva dal esilio, vennero nel Piceno a predicare la Santa Fede nella città di CLUANA e di NOVANA, liberandole dal Dragone, e che Marone lo confinò nella foce del fiume Chiente, perciò oggi detta la Bocca del Drago”.

È difficile pensare che il Dragone facesse la spola fra Montedinove (o località vicina), dove alcuni pensano che fosse situata Novana, e Porto Civitanova (Cluana): la distanza sarebbe stata troppa anche per un bestione simile! Il fatto poi, che nell’elenco di Plinio, Novana venga citata dopo il Castello dei Fermani, situato ben a Nord di Montedinove, all’interno di un elenco il quale rispetta la progressione sudnord, con l’esclusione della sola Ascoli, fa pensare che non fosse tanto lontana da Cluana.

Non sapendo infine, l’esatta posizione del Vicus Cluentensis nei tempi antichi, non si può nemmeno prendere in considerazione una situazione di “sovrapposizione”. Secondo gli ultimi studi infatti, la lapide sistemata nell’ingresso del palazzo comunale di Civitanova Alta, che testimonierebbe la presenza del centro su quella collina, è stata sicuramente spostata da altro luogo, e per almeno due volte, prima di arrivare nelle vicinanze di Porta Marina, dove è stata ritrovata. Si può dedurre che il sito del Vicus fosse un altro, anche facendo una semplice considerazione: se venne chiamato Cluentense (del Chienti), vuol dire che era a ridosso del fiume o almeno nelle sue immediate vicinanze… e il colle di Civitanova Alta è abbastanza lontano, più di 5 Km.

Dalla posizione di Novana, come qui confermata, per quanto concerne le finalità di questa ricerca, scaturisce conseguente la possibilità che VERAGRA o BEREGRA sia stata al sud di Ascoli: Plinio ha elencato prima tutte le città con territorio che si affacciava sul mare col proprio nome, poi tutte le interne col nome degli abitanti. Non è incappato in imprecisioni, è solo stato cambiato il testo originale e, di conseguenza, l’esatta comprensione dello stesso. Non solo, ma bisogna ammettere pure che Tolomeo (Cluverio: Italia antiqua lib. II N.50), nel posizionare Beretra (Beregra) al sud di Ascoli, possa averci azzeccato, anche se ritenuto “inaffidabile”!

Giustino Falasconi

26 novembre 2021

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