Chi guida il mondo su percorsi preordinati? C’è da lottare per una vita più umana

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Abbiamo smarrito il senso umano dell’esistenza, del vivere civile, oggi che l’istruzione è alla portata di tutti siamo diventati “ignoranti”. Non ci rendiamo conto che stiamo ritornando come quando c’era effettivamente la schiavitù, stiamo diventando più poveri di quando veramente esisteva la povertà.

L’uomo sta portando all’estremo il ricordo atavico, ancestrale, di quando combattevamo il vicino per appropriarci del suo territorio di caccia, per appropriarci della sua riserva di cibo. Ora questo atteggiamento è stato assunto a livello mondiale dai grandi gruppi finanziari che sono in mano a pochissimi ma che, come sanguisughe, ci succhiano la linfa che ci permette di vivere.

Costoro hanno in mano l’informazione, i servizi segreti e un manipolo di lestofanti che propagandano una vita migliore quando in realtà stiamo sprofondando in una vita fatta di lavoro continuo e di sacrifici. Stiamo diventando automi che rispondono a uno schema ben preciso, a una scheda elettronica che stabilisce il nostro percorso senza possibilità di variare il tragitto. Tutto è accentrato in grandi centri vendita dove non c’è più un rapporto umano, dove siamo tutti vicini ma tutti sconosciuti.

Non c’è più quasi niente di rapporto umano: correre, lavorare e produrre per un padrone che nessuno conosce, che prende tutto e ridistribuisce solo le briciole per permetterci di sopravvivere con il solo scopo di continuare a produrre per arricchire la sua dispensa, il suo bottino di una guerra silenziosa ma molto più efficace di quella fatta a cannonate.

Ci spingono a farci la guerra tra noi, ci nascondono ogni verità, ci hanno reso più ignoranti su quanto accade nel mondo e perché non c’è tempo per dialogare, confrontarsi, farsi delle domande, ognuno apportando la sua conoscenza, la sua esperienza, non ci sono molte occasioni di contatto, non si ha tempo per leggere, non si ha neanche la voglia di farlo, ci mettiamo davanti alla tv all’ora di pranzo e di cena, per i fortunati che possono farlo in base agli orari di lavoro, così ci rubano quel poco tempo da passare in famiglia per dialogare, per ragionare, ma forse cerchiamo di auto-ipnotizzarci per distrarci dai problemi quotidiani sperando che non ce ne capitino altri e più gravi.

C’è disoccupazione e questa potrebbe essere la scintilla per evolvere, per emanciparci, basta solo che ci sia la volontà di creare una stagione nuova, umana, del vivere. Anziché vivere per lavorare dovremmo rovesciare questo concetto e cioè lavorare per vivere. Si potrebbe, si dovrebbe, lavorare tutti per lavorare di meno. Dove sta scritto che dobbiamo lavorare dal mattino alla sera per più di 40 anni? Potremmo tutti lavorare la metà del tempo. Basterebbe la volontà dello Stato di farlo, che se non privatizzasse tutto per darlo in mano ai soliti predoni avrebbe pure risorse in avanzo.

Quando eravamo più poveri, appena usciti dalla guerra, abbiamo ricostruito tutto, una nazione intera. Come mai ora che si sta un po’ meglio non riusciamo nemmeno a rimediare ai danni del terremoto in aree relativamente piccole?

Da tempo invece si sta accentrando tutto in grandi centri commerciali che crescono come funghi: cosa c’è dietro queste attività?  La popolazione grosso modo è sempre la stessa e i soldi da spendere sono sempre meno… qualcuno ci può spiegare a cosa servono questi centri commerciali? Forse a riciclare soldi che qualcuno si ritrova senza “conoscerne” la provenienza, magari sottratti alla comunità e che potrebbero servire a finanziare progetti per un uomo libero, che torna a vivere, di madri e padri che potrebbero passare più tempo con i figli anziché affidarli a persone estranee, perché soggetti a una vita frenetica che li obbliga a correre, a lavorare.

Al bambino resta un senso di abbandono con possibili conseguenze psicologiche che lo seguiranno per tutta la vita.  Guardando il nostro passato sembrerebbe che ci siamo evoluti, ci sentiamo i più intelligenti sul pianeta, eppure siamo gli unici ad “abbandonare” i nostri figli in mani estranee, pur brave che siano. Gli oranghi sono i primati che più ci somigliano eppure le loro femmine si portano dietro il figlio per dieci anni!

L’uomo deve guardare di più al passato, smettendo di ascoltare le sirene dei moderni maghi i quali mostrano un mondo fantastico ma che in realtà è difficile da raggiungere e resta solo una illusione, un mondo dove sono pochi a trarne beneficio mentre la maggioranza ne subisce le negatività. Prendiamo a esempio i centri commerciali aperti anche di domenica. Con la scusa di dare la possibilità a chi lavora tutta la settimana di fare acquisti ci ritroviamo invece tutti a essere impegnati anche in questa giornata: tutti i lavoratori occupati nei centri commerciali pure la domenica e chi li frequenta che, invece di passare questa giornata a distrarsi con qualche hobby, a incontrarsi con le amicizie, a “vivere” la famiglia si ritrova a fare acquisti perdendo il contatto con la propria vita, quella vera.

Ricordo i nostri paesi da bambino, quando c’erano tanti negozi di alimentari, di frutta e verdura, sarti, falegnami e altri artigiani; si respirava aria di felicità, gioia e serenità pur se non si navigasse nell’oro: c’erano i contatti personali. Un mondo scomparso! Oggi, con la globalizzazione, siamo sottoposti ai voleri di qualcuno che sta dall’altra parte del mondo, che stabilisce i nostri ritmi di vita (e di morte) con la complicità compiacente dei nostri governanti. Dobbiamo svegliarci e uscire da questo torpore. Come fare?

Le lotte organizzate da “privati” cittadini sono inevitabilmente destinate all’insuccesso perché chi detiene il potere mette in moto la “macchina del fango” che genera dualismi, contrapposizioni interne alla popolazione, che mettono in cattiva luce chi aspira a una ritrovata libertà. Il cambiamento deve partire dal basso delle Istituzioni, da quelle locali rette dai Sindaci, dai Governatori regionali. Sono costoro che devono pretendere il rispetto della volontà di ottenere una vita più a misura d’uomo, richiesta dai cittadini che li hanno eletti, naturalmente nei limiti che il vivere civile e democratico pretende. Sono questi personaggi politici che devono prendere consapevolezza del danno che stanno subendo le persone, uscire dalle logiche dei partiti e prendere posizione. Altrimenti a cosa servirebbero queste Istituzioni se non rappresentassero le esigenze dei loro amministrati?

Giorgio Ranieri

1 febbraio 2022

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