Sorgenti sulfuree, tunnel sotterranei e necropoli intorno la chiesa di San Claudio

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Continuano scoperte interessanti nei dintorni della chiesa di San Claudio al Chienti con Alberto Morresi che, in compagnia di Ennio Mancini, Ubaldino Cardinali e don Gianni Dichiara, si è preso la briga di registrare in video la testimonianza di un protagonista diretto, il signor Lino Mancini, su quelle che finora sono state solo delle chiacchiere riportate, i famosi “Si dice…” o “M’ha ditto quillu…” o “Ho sindito a dì’…”.

La sorgente sulfurea – Questa volta però c’è un testimone diretto, un anziano signore che da sempre abita nella zona e che, nonostante la età avanzata, ha ancora vivo il ricordo di quello che ha visto da ragazzino con i propri occhi. Or dunque, anni fa furono rinvenuti dei pietroni che si ipotizzò fossero i resti di una stazione termale romana. Si sa per certo che i romani amavano le acque termali e dove c’erano queste costruivano le terme. C’erano nei dintorni dell’antica Pausula (e, quindi, dell’attuale chiesa di San Claudio al Chienti) acque sulfuree? Ebbene sì. Il nostro testimone afferma con sicurezza che, scavando dei pozzi per irrigare il terreno, trovarono una sorgente di acqua sulfurea che “Puzzava comme l’òe gogghje”. Con questa acqua irrigavano le coltivazioni anche perché dopo un po’ l’odore di zolfo svaniva. Oggi quei pozzi non ci sono più, eliminati da captazioni più moderne, ma resta la testimonianza diretta.

Il maialino scomparso – Nelle immediate vicinanze della chiesa di San Claudio ci fu casualmente una scoperta, non eccezionale ma di sicuro interesse. Insieme con il padre, Lino Mancini stava scavando una fossa per seppellirci un maialino nato morto “appena fetàto la lècca”  quando, deposto il corpo, ci fu un “Glu glu glu” e il maialino sparì inghiottito dalla buca. Si domandarono: “Do’ è ghjtu? E lu purchittu no’ lu simo vistu più”. In seguito ci furono degli scavi e videro che lì sotto passavano delle tubazioni in piombo: “Epoca romana?”

L’antica galleria sotterranea – Ancora Lino Mancini, preziosa fonte d’informazioni, racconta di un tunnel sotterraneo che, dalle vicinanze della chiesa di San Claudio, portava in zona Sarrocciano a circa tre chilometri di distanza. Per accedervi bisognava scendere alcuni scalini e poi si proseguiva lungo questa galleria con il soffitto a volta realizzata con i mezzi mattoni. “Dove sbucava?” alla domanda Lino risponde: “Là, in mezzo al nulla”. Era un ragazzino a quel tempo e ci andava a giocare con gli amici. Gli chiede Alberto: “Ma tu l’hai vista o l’hai sentito dire?” Esclama Lino: “No, no… ce so’ passatu pure mi!” e racconta: “I mattoni, alla base della galleria, erano tutti rovinati dall’umidità”. Continua Alberto: “Ma tre chilometri sono lunghi… e tu ti sei fatto tre chilometri di tunnel?” Sorride Lino: “E quanno sàmo frichi fiju, ce passàmo appòsta!” – “Ma non vi mancava l’aria lì sotto?” – “E mica statìi sempre jó sotto…”. Dunque, come accadeva in tutti i paesi del maceratese anche a Pausula/San Claudio, c’era (e probabilmente c’è ancora) un tunnel sotterraneo, una via di fuga o di entrata nascosta.    

La necropoli – È stato scritto che vicino ad Aquisgrana c’era una necropoli del III – IV secolo. Ma… quale Aquisgrana, la tedesca o la Picena? È il dilemma che si è posto da quando il professor Carnevale ha iniziato a scavare nella storia. Ed ecco la sorpresa: in prossimità della chiesa di San Claudio al Chienti pare ci fosse una necropoli. Ad affermarlo è Lino Mancini che dice di essere testimone diretto del rinvenimento di tombe con sarcofaghi. Afferma che durante la lavorazione del terreno trovò delle tombe con spesse lastre laterali e un coperchio a chiusura anch’esso di notevole spessore. Domanda don Gianni: “C’erano delle scritte?” – “Sì. sì… c’erano delle scritte – conferma Lino – c’erano delle scritte sopra il coperchio”. Lavorando non più con i buoi ma con il trattore queste lastre sono andate distrutte, tanto che un contadino, tal Justozzu, le raccattava per toglierle al fine di poter lavorare più agevolmente la terra. S’inserisce don Gianni: “Infatti tutti i resti marmorei che abbiamo nel cortile della chiesa sono pietre funerarie”. Trattandosi di sarcofagi in questo sito non erano stati sepolti comuni mortali ma personaggi di un certo rilievo. La discussione si allarga e qualcuno indica un posto poco distante dove, questa volta “Si dice” ci sia un’altra necropoli. Intanto Ubaldino tra le zolle è in cerca di pietre e ne porta una a vedere a Lino: “Erano così larghe?” – “No più larghe… eh… ‘na matina!”    

Fernando Pallocchini

Lino Mancini

13 febbraio 2022

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