La “Fanta” nacque nella Germania nazista da prodotti di scarto ed era una schifezza

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Quando ero giovanetto, nella nostra zona esistevano varie fabbriche di acque gassate che producevano, tra l’altro, delle buone aranciate degne della tradizione italiana. Certamente la qualità delle bibite era proporzionale alla spesa per gli sciroppi usati e per un prodotto non molto costoso non si poteva pretendere il top. Chi poteva spendere di più acquistava San Pellegrino, Recoaro o Oransoda.

In ogni caso l’italianissima aranciata era una bibita ottima. Gli italiani, però, sono stati sempre vulnerabili agli attacchi degli stranieri e fu così che fummo invasi dalla Coca e dalla Pepsi che, con la massiccia pubblicità, oscurano il chinotto e la spuma. L’aranciata locale, però, seguitava a essere molto richiesta fin quando non fu strareclamizzata una pseudo-aranciata americana. Da quel momento ci si vergognò di offrire agli ospiti le nostre umili bibite e si ritenne più chic proporre la Fanta (in affiancamento alla Coca Cola).

Oggi però, spinto da spirito di giustizia, voglio spiegarvi cos’è la Fanta. Non tutti conoscono le oscure radici di questo liquido dissetante, che ebbe origine in Europa e più esattamente nella Germania nazista. La storia è lunga e stupefacente, ma ve la riassumerò per grandi capi. Erano gli anni Quaranta del ‘900, il Reich germanico bandì la distribuzione della Coca Cola a causa dell’interruzione degli scambi commerciali con gli USA. A quel punto, Max Keith, direttore tedesco dell’azienda americana, propose di mettere sul mercato una bevanda alternativa che fosse “germanica” ed entrasse quindi in concorrenza con quella nemica.

Non dimentichiamoci che l’Europa era in guerra, gli approvvigionamenti erano limitati. Per fare la nuova bibita denominata Fanta venero usati “gli scarti degli scarti degli scarti”, come residui della lavorazione del formaggio e fibre derivanti dalle mele. La Fanta ideata da Keith, però, non era quella che conosciamo oggi, visto che era sprovvista di succo di arancia e non aveva il classico (per noi) colore giallo-arancio. Fanta (il cui nome sta proprio per “fantasia”, visto che fu inventata di sana pianta) ebbe un discreto successo. Le persone, in Germania, non la usavano solo per bere, ma anche per cucinare.

Max Keith pensava che Hitler certamente avrebbe vinto la guerra e lui, in premio, sarebbe diventato il capo mondiale della Coca-Cola, ma sbagliava. La Germania perse. Si narra che alla fine della guerra ritrovarono Keith in una fabbrica mezza distrutta dai bombardamenti che ancora imbottigliava Fanta. La bibita creata dai tedeschi, che a detta di molti era non gradevole, non ebbe molto successo al confronto di altri nuovi prodotti e la sua produzione venne fermata perché risultava troppo amara.

Fu così che, alcuni anni dopo, nel 1955 per la precisione, nello stabilimento della SNIBEG Società Napoletana Imbottigliamento Bevande Gassate, dove si imbottigliava ancora la Fanta, sito nella cittadina di Marcianise, in provincia di Caserta, il Conte Matarazzo aggiunse sciroppo di arancia alla ricetta originale. Capite bene, quindi, che la Fanta non è “l’aranciata d’arancia”, come reclamizzano, ma una bibita con aggiunta di sapore d’arancia! A causa di una massiccia pubblicità il prodotto divenne un trionfo commerciale, tale che spinse l’americana  Coca Cola, per accaparrarsi il ricco mercato, ad acquistare il marchio Fanta nel 1960. Noi italiani, un po’ polli e beccaccioni, abbiamo così “corretto” una bibita tedesca e l’abbiamo poi preferita, negli acquisti, agli ottimi prodotti locali perché faceva chic! Saggezza italica?

Alberto Maria Marziali

27 marzo 2022

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