Lavorando nella vigna scopriamo il significato di un verbo ancora in uso: racimolare

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Volendo parlare di potatura della vite sono inciampato nella parola “racimolo”. Chebello! È una ottima occasione per spiegare una parola assai usata ma dalla etimologia piuttosto sconosciuta. Quante volte diciamo racimolare? Sappiamo esattamente cosa significa e da dove viene questa parola? Leggete una storia sulla potatura e capirete anche perché ammucchiare o raccogliere poca cosa si dice “racimolare”.

Gennaio… è il momento della potatura invernale, detta anche potatura secca, eseguita annualmente durante il periodo di riposo vegetativo delle viti. I tralci secchi e spezzettati vengono racimolati e raccolti in fascine da ardere nel camino. La potatura invernale nelle zone di montagna va rimandata a dopo il periodo di maggiore freddo, in luna calante. I vecchi dicevano: “Luna dei grappoli a gennaio, luna dei racimoli a febbraio”. Traduco: se poti a febbraio, raccoglierai solo i racimoli, cioè poca uva.

I racimoli erano quei piccolissimi grappoletti solitari d’uva che, trascurati durante la vendemmia, venivano poi raccolti… racimolando. Racimolus era il diminutivo di  grappolo d’uva. I racimoli sono quindi i piccoli grappoli che rimangono per ultimi sulle viti durante la vendemmia.

Per completezza di informazione, visto che ho parlato di potatura aggiungo che durante la sfrondatura delle viti si curava la sostituzione delle canne e la legatura dei tralci al sostegno vivo e ai pali, con i rametti sottili dei salici vinci, il solo materiale che si usava una volta per le legature delle piante di campagna. I vinci (o vinchi) in dialetto erano per l’appunto chiamati “Legà”. E a proposito di potatura della vite, un proverbio recitava: “Dice la vite: fammi povera (potami molto) che ti farò ricco”.

Alberto Maria Marziali

Racimolo

25 aprile 2022

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