La “fenomenologia della poltrona” in un attuale articolo di Paolo Mario Buttiglieri

In questi giorni molti parlano dell’attaccamento alla poltrona di Di Maio. Forse non tutti sanno che certe poltrone hanno una colla potentissima che quando ci si siede alzarsi diventa drammatico. L’unico che ricordo che si sia rialzato dalla poltrona senza lamentarsi è stato Franco Battiato quando il governatore della Sicilia Crocetta gli revocò l’incarico da assessore regionale ai Beni Culturali.

Ricordo con dispiacere cosa successe all’europarlamentare Alex Langer dei Verdi che per senso del dovere si sacrificò stando seduto sulla “poltrona” fino a quando il 3 luglio 1995 non ce la fece più e si impicco sotto un albero a Firenze. Nel suo ultimo messaggio autografo Alex scrisse: «Non ce la faccio più» («Ich derpack’s einfach nimmer», nel testo originale, scritto da Alex in tedesco).

Lo avevo intervistato qualche giorno prima e quando giunse la notizia della sua morte, ripensando alle sue parole, compresi cosa lo aveva spinto a quel gesto disperato. Il senso inevitabilmente autodistruttivo del dovere.

In conclusione Di Maio e tutti quelli che sono attaccati a qualsiasi poltrona, anche quella di casa davanti alla TV, mi fanno tenerezza e compassione. La vita è bella, dice mio figlio, senza poltrona. E Gesù, che mi è sempre piaciuto, ha preferito la croce alla comoda poltrona.

24 giugno 2022

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