Il gioco del pallone col bracciale finì negli anni ’60 del 900 ma rinacque a Treia nel 1979

Print Friendly, PDF & Email

Anche a Treia, e in particolare nell’ambiente del gioco del pallone col bracciale, il Natale che si sta avvicinando appare più sereno dopo il triste periodo della pandemia, con in più il legittimo rallegrarsi di tutta la comunità per il recente riconoscimento da parte dell’Unesco del gioco del pallone col bracciale, da sempre nel DNA di tutti i treiesi, come patrimonio immateriale dell’umanità da salvaguardare. Tale gioia a Treia in questi stessi giorni è stata però mitigata dalla scomparsa di Mario Colcerasa, uno dei grandi protagonisti degli anni felici del gioco del bracciale a Treia e in Italia, campione d’Italia con la squadra di Treia nel 1965 e nel 1966 e protagonista di altre imprese sportive, nonché valido fisarmonicista.

Questa triste circostanza così contemporanea con la gioia data a Treia dall’Unesco ha stimolato alcune riflessioni in coloro che in calce hanno deciso di promuovere e sottoscrivere questa nota e che sono soprattutto ex giocatori o figli di giocatori di pallone col bracciale o semplici appassionati. Soprattutto ha destato qualche meraviglia il fatto che finora i vari mezzi di informazione che hanno dato notizia della decisione dell’Unesco non abbiano fatto alcun riferimento a coloro che “effettivamente” a Treia nel tempo hanno esaltato il gioco del pallone col bracciale, con imprese sportive, con impegno costante, con sacrifici e varie iniziative.

Nei primi anni Sessanta del Novecento il gioco del pallone col bracciale a Treia e in Italia, per vari motivi che qui sarebbe troppo lungo elencare, si spense fino a morire. Eppure fino a quel periodo e dall’Ottocento tale gioco aveva contribuito a portare il nome delle località in cui veniva praticato al di fuori dei ristretti limiti municipali, facendolo diventare lo sport più seguito, e ciò grazie soprattutto ai tanti appassionati, ad intellettuali e soprattutto ai giocatori che con le loro imprese sportive richiamavano grandi folle negli sferisteri e nelle arene presenti in tutta Italia. È sufficiente richiamarsi al grande campione treiese Carlo Didimi a cui il poeta Giacomo Leopardi nel 1821 dedicò la canzone “A un vincitore nel pallone”, additandolo come esempio da seguire per la gioventù del tempo.

Nel Novecento a Treia contribuirono ad esaltare il gioco molti atleti, alcuni dei quali diventarono anche professionisti, cioè vivevano solo con i proventi di tale gioco, trasferendosi per giocare in città blasonate come Bologna, Firenze, Pisa e Milano. Tra questi vanno ricordati Gustavo (Secondo) Tripolini (poi Pellicani) che giocò da professionista a Firenze dal 1938 al 1942 e poi a Bologna dove nel 1946 vinse il titolo nazionale, ma giocò anche a Pisa, Livorno, Cesena e Rimini, per chiudere la carriera nella sua Treia. Anche Pietro Bartoloni lasciò Treia per giocare da professionista a Firenze, Livorno e Pisa dove si stabilì definitivamente con la famiglia, ma quando i suoi giorni terreni finirono volle che nella sua lapide al cimitero di Treia vi fosse una sua foto con la divisa da giocatore. Anche Pippo De Perla si trasferì da Treia per giocare come professionista allo sferisterio delle Cascine di Firenze. Comunque a Treia il gioco del bracciale fu esaltato anche da tanti altri giocatori che non divennero professionisti e fra essi vanno ricordati Guglielmo Rusca, Oddino Colcerasa, Armando Bartoloni, Achille Lupi, Ezzelino Leonardi, Argentino Grasselli, Gisleno Curzi, Raoul Antinori, Araldo (Pietro) Varelli, Umberto Bartoloni, Giacinto Cerasa, Amore Bartoloni, Raffaele Bartoloni, Filippo Bartoloni. Alcuni di loro fecero vincere a Treia sia titoli marchigiani sia quelli italiani. Dall’Ottocento in poi a Treia la fiamma del gioco del pallone col bracciale restò sempre accesa, anche nei periodi più bui.

Dopo la seconda guerra mondiale a Treia operavano addirittura due squadre, anche un po’ rivali tra loro: la Carlo Didimi e la Pro Loco. Diversi erano i giocatori impegnati nelle due compagini. Nella Carlo Didimi, tra gli altri, militavano campioni come Raffaele Bartoloni, Arnaldo Varelli, Enzo Scorcella e Giuseppe Giulianelli, Armando Sparapani. Nella Pro Loco, tra gli altri, Mario Colcerasa, Nando Scorcella, Gustavo Tripolini. Un ruolo fondamentale avevano i mandarini, cioè coloro che inviavano al volo il pallone al battitore nell’azione della battuta. Tra costoro meritano di essere ricordati Sesto Pistocco, Gaetano Bartolozzi, Enzo Bora e Guerrino Cotica.

Treia con le sue squadre vinse ben sette volte il titolo di campione d’Italia e questi risultati contribuirono notevolmente a far crescere in città e nelle località vicine l’entusiasmo per il gioco del bracciale e soprattutto ad avvicinare a tale sport sempre nuovi praticanti tra i quali vanno ricordati Romolo Rusca, Valerio Medei, Francesco Prenna, Paolo Pellicani, Luigi Fiorani, Carlo Palombarini, Piero Scorcella, Gianni Fermanelli, Alberto Cristofanelli, Stefano Palombarini, Paolo Sparapani, Alberto Mosca ed altri ancora.  Notevole fu il contributo dei pallonai locali tra i quali va ricordato il più noto Ferrino Colcerasa e prima di lui Adolfo Spoletini.

Purtroppo, come già ricordato, nei primi anni Sessanta del Novecento il gioco del pallone col bracciale morì, sia a Treia che in tutta Italia. Dopo qualche sporadico e isolato tentativo non riuscito di ripresa, soltanto nel 1978 finalmente si ricominciò a Treia a far qualcosa di concreto per far rinascere a nuova vita tale gioco. L’allora giovane assessore allo sport del Comune, Alberto Meriggi, decise di celebrare con delle manifestazioni pubbliche la ricorrenza del centenario della morte del grande campione locale Carlo Didimi, seppure con un anno di ritardo. Nel programma era anche prevista una partita per far rivedere il gioco dopo tanti anni. Furono invitati ex giocatori provenienti anche da fuori le Marche, ma una pioggia fastidiosa e continua che cadde su Treia per tutto il giorno impedì lo svolgimento della tanto attesa esibizione. Ma il programma prevedeva altri interessanti eventi. Vi fu un momento ufficiale nella Sala consiliare con vari interventi tra cui quello del sindaco Matteo Medei, del prof. Dante Cecchi, dell’assessore Alberto Meriggi e dell’insegnante Giorgina Morbidelli. L’assessore Meriggi era riuscito a conoscere e, pertanto a invitarle, due discendenti di Carlo Didimi, le signore Olga e Margherita Didimi, figlie del prof. Pietro Didimi, nipote di Carlo. Alla presenza del prefetto di Macerata, di tanti colleghi di un tempo e di giornalisti che del bracciale si erano occupati nelle loro cronache, le vecchie glorie presenti Osmano Scorcella e Armando Bartoloni non riuscirono a trattenere le lacrime per la commozione. Nell’adiacente Sala degli Stemmi fu allestita una mostra sul gioco del bracciale, coordinata da Benito Lausdei,  in cui un ricco medagliere delle squadre di Treia troneggiava in mezzo a tanti ricordi fotografici e giornalistici, vegliati da un manichino vestito da giocatore. Tra i presenti vi erano anche due storici arbitri nazionali del pallone col bracciale, i treiesi Ferrer Montedoro e Pacifico Piermattei.

Ebbene, quella giornata rappresentò il punto di avvio della rinascita a Treia e in tutta Italia del gioco del pallone col bracciale. Quello che accadde in quel giorno fece ritornare l’entusiasmo in tante persone che avevano vissuto i fasti del passato e destò molta curiosità nei giovani e in coloro che del gioco del pallone col bracciale ne avevano solo sentito parlare. Fu tale l’interesse che si sprigionò in tutti i presenti a quell’evento tanto da auspicare da parte di tutti l’organizzazione di un appuntamento annuale per far rivivere il gioco e per farne conoscere il glorioso passato.

Così l’anno successivo la Consulta per lo sport del Comune di Treia, presieduta da Emo Epiri, unitamente all’assessorato, stabilì di organizzare un torneo fra i quartieri della città. Nei manifestini pubblicitari comparve il nome dell’evento “Disfida” dato dall’assessore Alberto Meriggi il quale lo trasse da alcuni articoli giornalistici degli anni Cinquanta scritti da Adamello Promisqui e Renato Cavina, i quali più volte avevano definito nelle loro cronache sportive gli incontri di pallone col bracciale “Disfide”. Il 9 agosto del 1979 la prima Disfida si materializzò e Emo Epiri fu l’anima e il protagonista dell’organizzazione.

Dopo quel lontano 1979 la manifestazione della Disfida ha continuato a crescere e migliorare divenendo l’evento più importante dell’estate treiese. Ciò è dipeso anche da quanto nel frattempo è accaduto in riferimento al gioco del pallone col bracciale, sia dal punto di vista sportivo e sociale, ma anche e soprattutto culturale. Una forte spinta alla rinascita del gioco e alla sua rinnovata conoscenza è stata data a Treia e non solo dal prof. Alberto Meriggi che nel 1984 pubblicò il primo libro sul gioco del pallone col bracciale scritto nell’Italia centro-meridionale nel secondo dopoguerra, col titolo “Il gioco del pallone col bracciale a Treja. Lo sport come cultura”. Il volume conteneva in apertura una polemica fotografica sulla distruzione nel 1962 dell’Arena Carlo Didimi, uno sguardo panoramico sulla storia generale del gioco in Italia, la prima biografia di Carlo Didimi e del rapporto del campione treiese col coetaneo Giacomo Leopardi, foto inedite, pubblicate per la prima volta, di giocatori e delle squadre storiche di Treia, con biografie di ogni giocatore e la storia del gioco del pallone col bracciale a Treia.

Il libro è stato ripubblicato nel 2018 dall’Ente Disfida, presieduto da Giorgio Bartolacci, all’interno di un nuovo volume dal titolo “Il gioco del pallone col bracciale a Treia”, contenente in più rispetto al precedente il saggio di Meriggi sulla questione da lui risolta riguardante la disputa sulla dedica della canzone leopardiana a Carlo Didimi. Nel volume è anche presente la storia della Disfida dal 1979 al 2018, con tutte le informazioni riguardanti i giocatori partecipanti, eventi organizzati e riferimenti ai quartieri. Nella parte finale del volume è presente una galleria fotografica curata da Carlo Bartolozzi e Nazareno Crispiani, quest’ultimo molto impegnato a Treia anche per l’attività giovanile. In questa nota si vuol sottolineare e ricordare che il prof. Alberto Meriggi negli anni, e anche recentemente, ha tenuto conferenze sul gioco del bracciale in molte città italiane contribuendo alla divulgazione e alla conoscenza del gioco e della sua storia.

Noi estensori di questa nota, ex giocatori e figli di grandi campioni del passato – unitamente a tanti appassionati che hanno aderito all’iniziativa – desideriamo sottolineare il fatto che se il gioco del pallone col bracciale a Treia è risorto, se c’è stato un suo rifiorire in molte località d’Italia dove un tempo tale gioco si praticava, a volte sollecitato proprio da ciò che accadeva a Treia, se si è giunti ad organizzare una Federazione nazionale che organizza anche un campionato nazionale, e se grazie a questa rinascita avviata da Treia l’Unesco ha riconosciuto, tra altri, anche il gioco del bracciale patrimonio immateriale dell’umanità, tutto questo lo si deve soprattutto a quei pionieri che dopo la morte del gioco hanno avuto la sensibilità, il desiderio, la passione e la convinzione che una possibile risurrezione era possibile e che con il loro impegno hanno conseguito tale risultato. È indubbio e convinzione di chi scrive che la rinascita e i tanti traguardi raggiunti vanno ascritti all’impegno nel tempo di persone come i compianti Emo Epiri e Nando Scorcella e il prof. Alberto Meriggi, naturalmente confortati dal sostegno di tanti altri tra ex giocatori, simpatizzanti e appassionati. Se non ci fosse stato l’impegno iniziale alla fine degli anni Settanta del secolo passato, poi proseguito nel tempo dalle persone sopra ricordate, il gioco del pallone col bracciale a Treia ancora sarebbe morto e sepolto e ricacciato nell’oblio come accaduto prima del 1978.

Questa nostra nota ha lo scopo di rendere merito ai pionieri della rinascita e di fare in modo che vengano ricordati nelle sedi in cui sono divulgate informazioni riguardanti i traguardi e i risultati raggiunti anche di recente. Il presente è sempre figlio del passato!

Auspichiamo anche che chi di dovere, come il Comune di Treia e l’Ente Disfida, organizzino un evento per mettere in risalto il fatto che gli ultimi risultati ottenuti a livello di immagine per il gioco del pallone col bracciale a Treia, sono stati conseguiti anche e soprattutto grazie a chi ha fatto risorgere dalle ceneri il gioco e non solo da chi si è trovato a condividere i recenti risultati.

Paolo Pellicani, Luigi Fiorani, Giorgio Bartolacci, Monica Rusca, Luca Giulianelli

21 dicembre 2022    

Sii il primo a dire che ti piace

Commenti

commenti