Antichissime memorie sarnanesi: il laghetto su Rio Terro e l’Uovo di Sarnano

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Nel disegno c’è “Il laghetto Merelli su Rio Terro” (china di Vermiglio Petetta, 1990). C’era un laghetto a Terro di Sarnano sul rio omonimo tra Pizzo Meta e la Grotta di Soffiano, eremo francescano. Un laghetto artificiale fatto da Raffaele Merelli in una zona sacra dal tempo dei Piceni che qui posero segni del culto a Giano, non il Bifronte dei Romani ma il dio Sole piceno della vita.

Dopo una piena del torrente affiorò nei pressi una pietra di calcare bianco che scalzata si mostrò ciclopica e dalla forma ovoidale con scavato un catino superiore. Mentre intorno al laghetto pieno di trote si affollavano pescatori e compratori, molti studiosi iniziarono a disputare sulla strana pietra. Ci fu chi la definì ceppo confinario, quando quello della centuriazione augustea del Piceno aveva ben diversa linea e con scritte latine. Un esemplare rinvenuto sul confine Sarnano-Amandola sta nel museo di Ancona. Joyce Lussu nel 1992 scrisse il libretto “L’uovo di Sarnano” in cui lo diceva atto alla scelta dei semi. Paragonarlo a un corbello era “coraggioso”, ma impossibile dirglielo visto il carattere.

Il Centro studi sarnanesi nel 1989 organizzò un convegno ad hoc e da socio posi l’attenzione sul nome del campo, dove la pietra era affiorata. Una volta ogni podere aveva un nome. Il campo era chiamato “Marulimmola” e, portando a esempio Rambona da “ara Bonae deae”, proposi l’origine per contrazione “ad agnum arula immolandum”, ossia “piccolo altare per immolare l’agnello”. Nessuno degli studiosi contestò l’idea. L’ara ovoidale fu posta accanto all’ingresso di Santa Maria di Piazza poi nel museo del culto. Riportata in alto, è stata scheggiata sulla vaschetta superiore. Pesava 30 quintali meno 30 kg della conca sacrificale per la raccolta del sangue dell’agnello. Il pezzo scheggiato è sparito per cui non è stato possibile ripristinarlo.

Ma torniamo sulle rive del laghetto di Raffaele. Ci portai con pullmino comunale una mia scolaresca di Gualdo che, fornita dalle guardie provinciali di canne ed esche, pescò tra grida di gioia a ogni abbocco in una bella mattinata dei Sibillini. Festosa l’iniziativa dell’assessorato all’ambiente della provincia di Macerata con il funzionario Adriano Conti sarnanese. Tornai nel 1990 sulle rive per disegnare il laghetto, curato dal simpatico Ceschi che, nel difendere le trote, disse: “Che? L’albergatore Lucarini le fa passà’ per sòglia (sogliola)”. Battuta storica!

Testo e disegno di Vermiglio Petetta

13 gennaio 2023

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