Artisti, anticorpi della società, riequilibratori delle storture, osservatori del mondo

Ionesco e Beckett oggi sarebbero in imbarazzo. In questo Teatro dell’Assurdo realizzato. Gli artisti dovrebbero essere in imbarazzo; ma ciò non accade. Deve essere cambiato qualcosa. In genere essi sono gli anticorpi di una società. Non hanno che una funzione riequilibratrice delle storture. Osservano un mondo in divenire e vi si oppongono a beneficio di un “popolo inconsapevole della propria volontà interiore”; della propria anima.

Il luogo della creatività

Gli artisti sono quasi sempre anime con una pelle sottilissima. Per questo, spesso, sono fragili; in apparenza. La loro pelle è troppo sottile e l’anima riesce a palesarsi con una facilità estrema. Talune volte, se li osservaste con attenzione, potreste vederla colorata e traslucida far capolino. A loro s’illuminano gli occhi, le orecchie, le narici… quando girano nudi, potreste vedere il cuore illuminarsi e battere; come per uscire dal petto. In perenne muta. Sul procinto d’esser partoriti.

La maschera

Sempre fuori luogo, ma nel punto esatto dove dovrebbero essere. In qualunque luogo, altrove. Per questo ciò che descrivono appare sempre come una storia incredibile. Come qualcosa che non c’è e che disturba e inquieta, poiché così diversa da un mondo in perenne racconto. Un racconto che incatena anime e le rende pesanti. Immersi in una litania a cui sacerdoti continuano a prestare giuramenti e a versare preghiere oscure, gli uomini, detestano qualunque cosa dimostri loro una possibilità. Sono essi stessi “i quasi anima”, il popolo inconsapevole, i primi che riescono a vederli; al tempo stesso sono anche i primi loro carnefici.

La porta

Questo è il dono. Poter scegliere, poter crescere, o sprofondare. Hanno una pelle così sottile, gli artisti, che a scalfirla, a trafiggerla, non si fa altro che accelerare un evento inevitabile. Ma non è questo il punto, non è questo il momento. Il punto è che gli artisti dovrebbero essere in imbarazzo oggi. E se ciò non accade è pure per misericordia. Per permetterci di vedere che qualcosa è cambiato. Farci distinguere ciò che è, da ciò che non è. È sempre tutto una prova. Ognuno di noi distingue agevolmente il vero dal falso. Ciò che si sceglie e ciò si difende, è l’altra cosa. Lì, nel punto esatto, c’è la differenza. È quando non conviene che la pelle divenga sempre più sottile. Si sceglie sempre o per amore o per assenza.

Andrea Santini

Là fuori

24 ottobre 2023

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