Macerata amplia il suo patrimonio culturale. Infatti, in via dei Giardini 4 di fronte alla entrata posteriore dei Giardini Diaz, è stato inaugurato il MuBi, il nuovo spazio educativo rivolto alla conoscenza della natura. Un luogo privilegiato per la divulgazione di tematiche scientifico-ambientali, sede per attività espositive e didattiche rivolte a scuole di vari livelli e a chi desidera scoprire l’ambiente che ci circonda. Il progetto è stato intrapreso dal Comune attraverso il restauro e la riqualificazione dell’edificio storico risalente al 1888, collocato nei pressi dei Giardini Diaz e conosciuto come “Casa del custode”. Sarà uno spazio per conservare, studiare e consultare parte delle collezioni presenti nel Museo Civico di Storia Naturale, intitolato a “Rita Ramazzotti e Romano Dezi”, che continuerà a essere visitabile e fruibile nella storica sede di via Santa Maria della Porta 65.
Al piano terra che si affaccia sui Giardini Diaz ci sono l’ingresso e le sale espositive, al piano primo alcuni ambienti per uffici e al piano seminterrato gli spazi per la didattica. È attiva la mostra “Inattesi ospiti. Biodiversità in cambiamento nelle Marche”. Qui il Museo Civico di Scienze Naturali “Rita Ramazzotti e Romano Dezi” espone al pubblico una piccola parte dei suoi reperti, ma significativa per affrontare un tema attualissimo, quello degli animali non originali della Penisola ma ‘ospiti’ che si sono perfettamente adattati ai nostri habitat. Sono animali i cui arrivi si succedono fin dall’antichità, talvolta per volontà dell’uomo e più spesso, come avviene oggi, a sua insaputa ma sempre a causa delle sue attività.
Per comprendere e gestire le situazioni generate da questi arrivi, che possono avere gravi conseguenze sui nostri ecosistemi, è necessario approfondire la conoscenza di questi ospiti. Così il Museo di Storia Naturale di Macerata, adempiendo ai suoi compiti, ha messo a disposizione le proprie collezioni, che rappresentano la memoria, lontana ma anche attualissima, della natura marchigiana, italiana e mondiale. La mostra allestita in particolare ha lo scopo di comunicare l’impatto che gli ‘Inattesi ospiti’ possono avere sull’equilibrio ambientale, una delle tante emergenze che dobbiamo affrontare in questi anni.
Siamo andati in visita, accolti da Cristiano che con professionalità e cortesia, ci ha fatto da guida spiegandoci dettagliatamente la valenza di questo nuovo museo maceratese iniziando da un prezioso testo del 1875, presente in originale, intitolato “Origine delle specie”, scritto da Darwin. Continuando nel percorso ci ha mostrato le specie non originali del nostro territorio, raccontandoci come sono giunte fin qui, come si sono ambientate e se sono dannose o meno. Gli esemplari esposti provengono dal Museo di Storia Naturale cittadino.

Per la serie “Ogni tanto se ne scopre una” abbiamo saputo che nelle Marche è presente lo Sciacallo dorato. Lontano parente del lupo e del coyote (anche se ha una forte somiglianza con la volpe) è originale dell’Asia e dell’Europa centrale ed è giunto in Italia spontaneamente, passo dopo passo. Si è adattato molto bene nelle nostre zone, è un soggetto molto riservato perciò non è facile incontrarlo. Non è pericoloso per l’uomo, si ciba di nutrie ma trova cibo un po’ ovunque, rifiuti compresi. Insomma è una bestiola tranquilla.

È invece facile pensare che l’Istrice sia originario di qui eppure non è così, infatti è stato importato in Italia dagli antichi romani che apprezzavano le specie animali particolari e questo, coi suoi lunghi aculei, lo è decisamente. È innocuo per l’uomo, esce dalla tana di notte per andare in cerca di cibo e si nutre di radici, erbe e frutti. Sfatiamo la leggenda che dice sia in grado di lanciare i suoi aculei. No, è in grado di drizzarli e chi lo attacca ne resta dolorosamente infilzato.

Lo vediamo spesso seguire la traccia dell’aratro che ara il campo: è l’airone guardabuoi, un piccolo airone bianco che ha nidificato per la prima volta in Sardegna (1985) e poi la sua presenza è diventata regolare in tutta la penisola. Cerca nei campi piccoli insetti, piccoli roditori; non danneggia le colture. Insomma con lui possiamo convivere pacificamente.
Decisamente fastidiosa è la Zanzara tigre che, originaria delle zone tropicali del sud-est asiatico, ha raggiunto tutti i continenti grazie alle attività commerciali dell’uomo. Depone le uova in piccole polle di acqua che trova ovunque, anche in città. Le sue uova sono molto resistenti sia alla siccità che ai freddi intensi. L’essere umano è la sua preda preferita e sono le femmine a succhiarci il sangue, di giorno e per più volte, a più soggetti, motivo per cui sono un efficace vettore per la trasmissione di malattie virali. La miglior difesa per noi è quella di eliminare ovunque i ristagni di acqua in modo che non possa deporre le uova.

La importazione di piante ornamentali dal continente asiatico ha invece causato l’arrivo del Tarlo asiatico. Non è pericoloso per la salute dell’uomo ma è devastante per le piante. Da giovane si nutre del legno dell’acero, dell’ippocastano, del salice e di tante altre specie, causandone la morte. Questo Tarlo asiatico è stato la causa dell’abbattimento di un centinaio di alberi all’Abbadia di Fiastra.

Diversa la vicenda della Nutria, originaria del Sud America venne importata in Europa verso il 1920 per un mero interesse commerciale. Infatti veniva allevata per la sua pelliccia definita “castorino”. Fuggita dagli allevamenti abbandonati quando la sua pelliccia non tirava più si è ben presto diffusa lungo i fiumi di tutta Italia; vive in gruppi familiari nutrendosi di erbe palustri e piante coltivate. Scava la sua tana lungo gli argini di fiumi e canali, indebolendoli.

Restando in tema acquatico scriviamo della Gambusia, un pesce piccolo piccolo, nemmeno tanto bello che però è altamente dannoso. Proviene dal fiume Mississippi ed è stato importato per combattere le zanzare: si è rivelata una mossa sbagliata. Mangia sì le uova di zanzare ma anche quelle di anfibi, larve e girini, ed è voracissimo tanto da essere considerato una delle 100 specie invasive più dannose!
Nel museo sono esposti e raccontati altri esemplari come il Gambero rosso della Luisiana; l’Arca, un mollusco bivalve commestibile simile alla vongola, che ha attecchito lungo la costa marchigiana; il Granchio blu, dal buon sapore ma dannoso per le cozze e le vongole; né mancano le Tartarughe americane acquistate per tenerle in casa e poi abbandonate… L’uomo e l’ambiente…
Aperture e orari
Il MuBi sarà visitabile nei fine settimana con visite guidate gratuite ogni 30 minuti. L’orario invernale (ottobre-gennaio) è dalle 15 alle 18 il sabato; dalle 10 alle 13 la domenica. L’orario estivo (aprile-settembre) è dalle 16 alle 19 il sabato; dalle 10 alle 13 la domenica. Le scuole, per visite al di fuori degli orari di apertura, possono prenotare allo 0733.256385 o a ceamacerata@risorsecoop.it
Fernando Pallocchini
4 febbraio 2025