Leggere certe notizie, enfatizzate da tutta la stampa, chi per un verso chi per un altro, mi fa stare male; non solo mi fa anche arrabbiare. “Okkupare” (scrivono col k per dimostrare un’appartenenza… ma alla crassa ignoranza informatizzata) una scuola è, per me, una infamia. Distruggere poi tutto ciò che trovano all’interno (stime forniscono una cifra intorno ai 2 milioni di euro) è un puro e semplice atto delinquenziale.
Ricordo un fatto di molti decenni fa (che, pensate un po’, mi è ancora impresso nella mente). Una bella mattina vado a scuola, contento come sempre, a me piaceva andare ad ascoltare le lezioni, imparare cose nuove che mi facevano crescere nel sapere, a quella età era già un accanito lettore: la forza della cultura che mi ha condotto a essere, per poco che sia, ciò che sono oggi. Dunque, vado (uso il tempo presente per una maggiore partecipazione) a scuola e ne trovo impedito l’accesso da alcuni facinorosi (i più somari di tutti gli studenti), appartenenti a una nota famiglia di comunisti, che parlano di scioperare (siamo negli anni ’60) e arrivano a strattonare malamente quelli che vorrebbero entrare. Una situazione che non condivido assolutamente ma essendo tra i più piccoli, oltre a non voler usare la violenza nemmeno avrei potuto usarla, mi faccio da una parte attento ad aspettare il momento propizio… che arriva quando i tizi si mettono a impedire l’accesso all’ennesimo studente: m’infilo nel varco e li frego.
Andai a scuola ma eravamo in pochi. La maggior parte di quelli fuori non avevano avuto la spinta interiore per entrare, gli esagitati non sapevano cosa stavano facendo, tanto meno erano consapevoli di essere manovrati. Proprio come accade oggi. Ad alcuni politicizzati è stato dato un ordine, la mazzumaglia incolta li ha seguiti e alla maggior parte degli studenti è stato impedito di studiare. Punto e basta. O, meglio, sic et simpliciter! Con l’unica differenza che allora, rispetto a oggi, nell’istituto non entrarono per cui niente sfasciarono.
A scuola si va per apprendere da chi ha studiato prima di noi e ci trasmette ciò che sa, e lo fa in base ai programmi stabiliti, altrimenti è il caos. Quel caos che c’è oggi nell’insegnamento, con una dispersione educativa impressionante, che si evidenzia nella difficoltà presente in troppi giovani di comunicare. Farli scrivere è una impresa e quando lo fanno non sanno dove mettere le interpunzioni per non dire del soggetto di una frase e del verbo… eppure la costruzione di una frase (che serve per comunicare con gli altri) è di una semplicità unica costituita come base da tre elementi: soggetto, verbo, oggetto (“io” “sono” “uomo” – con buona pace di chi afferma che il genere non esiste). Eppure una frase così semplice in molti non sono capaci di scriverla in un contesto appena un poco più complesso. Non sono esagerato ma purtroppo è questa la triste realtà.
Oggi gli studenti (quelli politicizzati e dal cervello devastato da ciò che, secondo loro, non fa male…) sono loro a salire in cattedra, e più ignorano e più impongono. Sono loro a stabilire come si deve studiare, sono i nuovi pedagogisti intrisi di poca scienza e di meno virtù, che contestano i professori. Questo grazie alla politica di chi guidava lo Stato che negli anni passati ha infarcito la scuola di tante cretinate per creare una folla di soggetti ignoranti, quindi facili a essere controllati: burattini inconsapevoli di essere manovrati, trasformati in una massa d’ignavi sì ma prepotenti, perché la prepotenza è la forza dell’ignoranza.
Curioso poi ci sia una comunità d’intenti… nel lasso di poco tempo altri istituti scolastici vengono occupati, come se ci fosse la diffusione di un virus. Domanda: “Non sarà invece che all’origine ci sia un ordine politico che manovra e scatena la massa dei cretini?” per poi accusare il Governo. Ormai dovrebbe essere chiaro che una certa parte politica, per delegittimare l’avversario, usa questi metodi, e altri molto simili, forse anche peggiori. La politica per portare avanti il proprio pensiero (quando ce lo ha) non dovrebbe usare la violenza ma essere antagonista contrastando le proposte secondo loro negative rilanciando con altre proposte, in una dialettica costruttiva che invece di allontanare gli elettori li può coinvolgere fino a farli partecipare, cosa che oggi non accade visto l’astensionismo dilagante. Riassumendo: violenza, ignoranza, astensione. Tutto parte dalla scuola, okkupata con lungimiranza da chi ama un popolo ignorante.
Fernando Pallocchini



6 febbraio 2025