Un libro di Mariella Marsiglia: “Ciao signora”, racconti in dialetto maceratese

“Ciao Signora”, è il titolo del libro scritto (e vissuto profondamente) da Mariella Marsiglia ma è anche il saluto che le persone di Borgo Cairoli indirizzavano a lei: un misto di affetto, di riconoscenza e di confidenza.

Davvero bella la copertina che avvolge tutto il libro, fronte e retro; un piccolo capolavoro d’arte, che anche coloristicamente rappresenta l’essenza di Macerata, riservata  seppur con lampi brillanti. Poi ci sono i racconti, tutti in dialetto maceratese addolciti da morbide inflessioni civitanovesi. In essi scorre sì la vita di Mariella Marsiglia ma anche quella della città, coniugata a momenti storici intensamente vissuti, alle trasformazioni sociali profonde e sconvolgenti e non pienamente accettate ma, anzi, contrastate. Poi c’è presente l’amore della Maestra Mariella per l’insegnamento, per gli scolaretti che crescono apprendendo gli insegnamenti che lei, amorevolmente, trasmette loro. Infine nelle pagine vive la passione di Mariella, poetessa e scrittrice, per l’idioma originale della sua città: il dialetto maceratese; una vera e propria lingua di antiche origini con cui lei riesce a esprimere concetti elevati, racconti spiccioli, poesie che sono a volte di una simpatia travolgente.

Un linguaggio che Mariella ha condiviso con i suoi amici poeti, con i quali s’incontrava in riunioni appassionate, magari preparatorie per la pubblicazione di volumi da realizzare insieme, un capitolo ciascuno, come poi sono riusciti a fare. Ma torniamo al libro. Perché ci è piaciuto? Perché è un libro vero, nel senso che è pieno di verità vissute direttamente, alcune viste dagli occhi di una bambina e raccontate, anni dopo, “vere”, perché rimaste impresse nella memoria  e mai cancellate, dei ricordi indelebili e perpetui. Esemplare la narrazione del bombardamento di Macerata, ricco di particolari collaterali che solo nella memoria di una bambina possono rimanere incisi. E in quelle due paginette c’è tutto il mondo maceratese dell’epoca, primo fra tutti il senso umano di aiuto e di soccorso che le cronache odierne danno per scomparso. Come la donna anziana che invita Mariella e la madre a trovare rifugio nello scantinato della propria casa e il soccorso prestato da un contadino e da sua moglie alla madre di Mariella svenuta per la paura di aver perso il figlio nel bombardamento dei Salesiani.

Oggi al massimo qualcuno si sarebbe fermato a scattare una foto con il telefono cellulare, per la serie “non aiutiamo ma siamo tutti protagonisti e documentaristi perché… c’ero anch’io!” Che umanità scalcinata, resa tale dai social (che di vero social hanno poco o niente) e dalla nuove regole del vivere dettate da una politica dedita più alle superficialità che alla sostanza delle cose. Situazione che Mariella, con vena polemica (ma nemmeno tanto, in quanto, in fondo, non fa che contestare apertamente ciò che invece la maggior parte delle persone pensa e, a tu per tu, esterna) descrive nel capitoletto intitolato “Gender”. E qui ci fermiamo per non disturbare chi apprezza il “politicamente corretto”. Insomma un libro da gustare, a patto di saper leggere quella lingua in cui molti ancora si esprimono ma che spesso hanno difficoltà a leggere: il nostro dialetto.             

Fernando Pallocchini

7 febbraio 2025

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