Nei primi del ‘900 a Macerata, altro che raccolta differenziata! Li monnezzà e il 18 BL

Nei primi del ‘900 lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani era risolto dai netturbini che, allora, non si chiamavano “operatori ecologici” ma più semplicemente “monnezzà”. Costoro provvedevano alla pulizia delle strade muniti di robuste scope di erica, nonché al ritiro a domicilio. “Lu monnezzà” prima di provvedere alla pulizia delle strade avvertiva della sua presenza le comari suonando la trombetta di ordinanza. E le donne si affrettavano a recare il loro contributo “ecologico” al già colmo carretto.

A un’ora convenuta gli “operatori ecologici” coi loro carrettoni si riunivano in due punti della città: bivio fra viale Pantaleoni e via (ora) Maffeo Pantaleoni e a tergo di Palazzo Torri, dove la natura del terreno aveva fatto, per loro, un piano di carico. Arrivava allora il camion (lu camiò) comunale. Si trattava di un Fiat 18 BL, evidentissimo residuato della guerra mondiale 1914-18, dalla trasmissione a catena, dalle ruote a gomme piene e da un unico faro (ad acetilene).

Fiat 18 BL monofaro

“Li monnezzà”, allegrissimi come quelli della “Bohème” (ma talvolta facevano anche cagnara) gettavano il loro carico sul cassone. Il camion ripartiva velocemente (si fa per dire) dirigendosi, richiestissimo,  nelle campagne che “la monnezza” doveva rendere più verdeggianti, quale concime. Problemi igienici? Boh? Si pensi che in estate, il potente ma asmatico automezzo, sommariamente ripulito e opportunamente munito di panche, soleva trasportare i piccoli maceratesi  che, durante la giornata, erano ospiti della Colonia “collinare” di Villa Ciccolini.  Non venne segnalato alcun caso di tifo. Probabilmente saremo stati più robusti… quasi “spartani”.

Libero Paci

10 febbraio 2025

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