Il seguente resoconto lo scrisse Eginardo, biografo di Carlomagno e lo si legge nelle centinaia di pubblicazioni e ripubblicazioni con traduzione a latere della “Vita di Carlo” quale a esempio -Vita di Carlo Magno- a cura di Valerio Marcucci, Salerno editrice 2011- Al cap. 31: “Dubitatum est primo, ubi reponi deberet, beo quod ipse vivus de hoc nihil praecepisset. Tandem omnium animis sedit nusquam eum honestius tumulari posse quam in ea basilica, quam ipse propter amorem Dei domini nostri Iesu Christi et ob honorem sanctae et aeternae virginis, genitricis eius, proprio sumptu in eodem vico construxit. In hac sepultus est eadem die, qua defunctus est, arcusque supra tumulum deauratus cum imagine et titulo extructus”.
Per chi il Latino lo masticava tempo fa, sintetizzo il contenuto della frase che si riferisce alla morte dell’imperatore e patrizio romano Carlomagno, il personaggio più ingombrante dell’Alto Medioevo, da quando gli storiografi lo ornarono di ogni virtù, a dispetto di cosa realmente fu per la Storia. Oggi, qui da noi ma forse con echi in tutto il mondo del web, si fa un gran parlare del luogo e dell’edificio in cui questo avvenne. Per farla breve, già nel ‘500 almeno, l’intellighenzia pontificia suggeriva con la penna di Andrea Bacci nel De Thermis, che il luogo fosse ad “Aquisgrani in Brabantia” e tutti, oggi, cultori di storia o semplici curiosi sanno che questo sito è in Renania Westfalia, si chiama Aachen ed è una stazione termale tedesca che i romani chiamarono Aquis Villa, toponimo che si germanizzò in Bad Aachen in lingua locale e mai fu detto Aquisgrana. Storici e curiosi, un po’ ovunque nel globo, sanno che una trentina di anni fa don Giovanni Carnevale propose l’esistenza di un sito concorrente nostrano indicando un’Aquisgrana in Val di Chienti scandalizzando i benpensanti.
La storia scritta su milioni di libri di testo e “papers” specialistici da qualche secolo a questa parte ha voluto immaginare che il tumulo imperiale dormisse sotto terra, come gli storiografi scrissero, in quella costruzione che tutto il mondo considera carolingia ossia la Cattedrale di Aachen, nota anche come Pfalzkapelle o Aachener dom. Da quando don Giovanni ha proposto un antagonista nostrano all’edificio tedesco, geologi, archeologi e storici tedeschi si sono sentiti in dovere, fors’anche perché questo si poteva solo leggere sui libri, di curiosare nelle fondamenta della cattedrale, ove la storiografia vuole ancora oggi che quei muri custodissero il tumulo imperiale. Sugli esiti di queste recentissime ricerche nel sottosuolo della Cattedrale sono stati scritti una mezza dozzina di saggi specifici, alcuni dei quali sono finiti anche sotto i miei occhi. Scavare nel sottosuolo della Cattedrale avrebbe dovuto scoprire la cella “ex calce et marboribus valde constructa” che Ottone III visitò nel suo soggiorno ad Aquisgrana (dal Chronicon Novalicense) questo sarebbe stato lo ‘scoop’ che onorava con una prova materiale la “capitale carolingia”.
Non è andata così, pertanto vi dirò nei prossimi articoli di tre relazioni finali di questi esami del sottosuolo e di qualche altro documento, sempre riguardante la “Cappella Palatina di Aquisgrana/Aachen” perché forse vale la pena di prestare un attimo di attenzione alla coerenza e alla logica di questi stessi documenti in relazione alle fonti storiche sulla sepoltura dell’imperatore, saggi ritoccati nel tempo per adattarli a osservazioni tecniche negatorie, sintomo di una certa preoccupazione di difendere una storia che non c’è. Vi anticipo la sostanza delle conclusioni di questi lavori pluriennali perché altrimenti continuate a chiedervi perché ho citato Eginardo all’inizio, in quanto avendo egli scritto “in ea basilica (omissis) proprio sumptu in eodem vico construxit”, ovvero dove per secoli tutti gli storiografi, i loro studenti divenuti insegnanti e gli studenti degli studenti, hanno immaginato che ci fosse Carlone, e di fronte a qualche perplessità filologica, sentirsi spiegare che il “vicus”, ignorando il preciso significato latino del lemma, era addirittura una città murata e non quattro casupole in croce, e se obbietti addio 18 sul libretto.
Devo ipotizzare, dai testi che ho letto e di cui parlerò, che la salma di Carlone avrebbe ancora dormito indisturbata sottoterra se, a causa dei continui terremoti recenti nella Renania non fosse stato necessario controllare le fondazioni della cattedrale per la comparsa di crepe di dissesto. Quelle in zona sono scosse di bassa intensità che tormentano la regione da quando (recentemente per i tempi storici) sono entrati in uso nelle miniere di carbone gli esplosivi, e per questo si sono generate crepe nelle elegantemente esili strutture del “Coro” tardogotico della Cattedrale. Torniamo all’edificio che si vuole carolingio: se le fonti storiche sono credibili dovrebbe essere storia vera l’episodio descritto nel Chronicon Novalicense da Ottone IV di Lomello, che giunto ad Aquisgrana alla basilica imperiale recita: Intravimus ergo ad Karolum Non enim iacebat, ut mos est aliorum defunctorum corpora, sed in quondam cathedram ceu vivus residebat. Mi corre l’obbligo di ricordare che questo documento è autentico e affidabile ed è custodito a Torino e quindi le tracce di questo luogo (accessibile se ci sono entrati) dovrebbero ancora esserci ad Aquisgrana, dove tutti gli storici hanno stabilito, certificato e insegnato che la sepoltura si trovava sottoterra, e per questo non fosse visibile ai visitatori della Cattedrale.
Sappiamo dalle note degli Annales Aquenses, che nel 1165 le spoglie imperiali furono traslate, ma non ci sono altre precisazioni e gli storiografi ci hanno ricamato ed è venuto fuori dal cappello a cilindro di un prestigiatore della storia il comune sarcofago tardo romano di Proserpina, (ndr: una vasca da bagno coi bordi arrotondati) quando si scrisse invece che fu ricomposto nel sarcofago dell’imperatore Augusto. Oggi questo oggetto (ndr: la vasca da bagno) è scomparso dalle immagini del web della Pfalzkapelle.
Prima questione su cui tutti glissano: dopo almeno dieci anni di interventi nelle sottofondazioni della Cattedrale di Aachen, è importante per la storia che nessuno ha mai trovato la minima traccia della camera della sepoltura imperiale e questo non ha sollevato la benché minima perplessità degli specialisti, se più di duecento anni di interpretazione delle parole di Eginardo hanno fatto sì che tutto il mondo immaginasse una camera e un imperatore seduto in cattedra “ceu vivus residebat”. Dove doveva esserci la camera sepolcrale… questa non c’è proprio: chiaro, tondo e lampante! Nel sottosuolo della Cattedrale, mi spiace per i ricercatori, essi hanno dovuto ammettere di non aver trovato nulla che ci riconduca alle parole di Eginardo e se la camera sepolcrale non c’è, allora o buttiamo nella pattumiera i documenti originali sulla cui interpretazione è stata scritta la storia, oppure dovremmo cercare in un altro sito altre prove (saprei dove) ma restiamo sul tema Cattedrale di Aachen.
L’esistenza di due situazioni concomitanti che riguardano il luogo ove fu sepolto Carlone, una di carattere fisico ovvero che a Bad Aachen non c’è sepolcro e l’altra di carattere storiografico ovvero la tesi di Carnevale sulla Francia picena nelle Marche e di Aquisgrana in val di Chienti, avrebbero dovuto suggerire agli specialisti in storia di procedere a un onesto confronto e revisione della storiografia ottocentesca, tenendo presente le ragioni di opportunità politica dei tedeschi, quando venne di moda il medievismo, per scrivere una storia partigiana. Non è stata una operazione difficile ma lunga, che ha costretto gli storiografi bismarckiani a scrivere tutto in latino, loro nomi compresi, favorita dal fatto che la Storia non è materia a cui siano applicabili le procedure correnti della ricerca nel campo della fisica e matematica, perciò con parametri e algoritmi condivisi, la Storia è scritta con interpretazioni personali indifferenti e talvolta contrarie alla fenomenologia fisica (inventata da Dio e quindi perfetta). Infatti pur senza prove fisiche ossia materiali e tangibili, resiste imperterrito il dogma di Aachen Aquisgrana, anche se la fondamentale camera sepolcrale sottoterra non c’è.
Questo per un giureconsulto sarebbe la prova principe (pure per le persone di buon senso) ma il conservatorismo degli storici vuole che Aquisgrana dove fu sepolto l’imperatore sia e debba essere ad Aachen anche se nessuna traccia è emersa della sepoltura, che però esisteva di certo quando la visitò Ottone III, sennò anche il Chronicon Novalicense è da buttare nel cesso. Quando il significato delle frasi non è rispettato, ognuno può liberamente scriversi la storia che vuole, ma in questo caso la dovrebbero raccontare i pupi nelle fiere di paese e non i Dipartimenti di Storia Medievale delle Università. Dal concreto mondo della cultura materiale, da cui gli archeologi traggono tutta la storia ante invenzione della scrittura che quindi è veridica e “materia scientifica” e si insegna a scuola, verrebbe la chiara osservazione che se la storia non ha lasciato traccia materiale non è esistita, perciò la cattedrale di Aachen non è la Basilica che ospitò il tumulo carolingio ad Aquisgrana perché il tumulo non c’è e non ci sono tracce di quegli ambienti descritti nelle fonti, che in realtà non erano ipogei, ma non essendoci nel duomo di Aachen, gli storici li hanno voluti in un luogo invisibile sottoterra: c’è, ma non si può vedere, credeteci comunque.
Perciò Aachen che l’evidenza archeologica dice essere senza sepolcro di Carlomagno, solo per questo fatto torna a essere nella realtà storica delle fonti quello che solo e sempre è stata: Aquis villa una stazione termale romana e mai l’Aquisgrana della storia dell’Alto Medioevo. Questo è il problema che non si vuole affrontare: da un lato perché c’è un business turistico di tutto rispetto e dall’altro perché nessuno fra quelli che hanno costruito le loro carriere su questa storiografia vuole perdere la faccia. L’oggettività della ricerca storica che è scopo primario e costituzionale delle facoltà universitarie nostrane, per la pressione delle convenienze si flette sulle ginocchia, abbassa lo sguardo e non vede l’evidenza. Parliamoci chiaro, oppure, come si suol dire “fuori dai denti”, se non ci sono tracce del vano ipogeo della sepoltura, la sepoltura non è lì perciò quella non può essere la Basilica chiamata Cappella dove Carlone venne tumulato come dicono le fonti documentali. Eppure da più di 10 anni di ricerche ufficiali senza esiti, la storiografia ufficiale continua a sostenere che la Cattedrale di Bad Aachen è la Cappella della sepoltura di Carlomagno.
Posso capire i tedeschi, ma resto perplesso sugli atteggiamenti della storiografia italiana, quella seria e divulgativa a esempio di Alessandro Barbero, che è vero che “su Carlomagno si sbaglia”, ma ritengo che non sia malafede, ma è solo perché non è mai venuto a fare un giretto privato in val di Chienti in mia compagnia come gli suggerii, per toccare le prove fisiche evidenti della vera Aquisgrana. Con il prestigio della sua innegabile serietà e popolarità è l’unico uomo di storia che può proporre ai professionisti di prendere in considerazione la mia visione della storia e cultura del Piceno. Quindi… se ad Aachen non c’è traccia alcuna della sepoltura di Carlo Magno perché non impegnarsi a verificare altre ricerche?
Medardo Arduino

16 febbraio 2025