Visto il chiacchiericcio, gl’insulti e le falsità vomitate da più parti politiche è necessario ripartire dai fondamentali ponendo una domanda: “Cosa è la politica?” e facendo rispondere alla Treccani: “La politica è la scienza e l’arte di governare, cioè la teoria e la pratica che hanno per oggetto la costituzione, l’organizzazione, l’amministrazione dello stato e la direzione della vita pubblica e, ancora, politica è l’attività svolta per il governo di uno stato, il modo di governare, l’insieme dei provvedimenti con cui si cerca di raggiungere determinati fini, sia per ciò che riguarda i problemi di carattere interno (politica interna), sia per ciò che riguarda le relazioni con altri stati (politica estera).
Un’altra domanda: “Chi fa politica?” una risposta immediata è anche la più semplice: “Tutti i cittadini di uno Stato fanno politica esercitando il diritto di voto, con il quale danno mandato di applicare le idee espresse dai partiti su come governare lo Stato, attraverso persone delegate dai partiti stessi”. In questi ultimi anni però molte persone che gravitano intorno alla politica hanno perso di vista questi “fondamentali” e fanno assistere ai cittadini dei comportamenti che classificare come “vergognosi” o, anche, “irrispettosi del valore delle idee e della popolazione” è quantomeno riduttivo.
Oggi, più che il confronto politico, si pratica lo sputtanamento della parte avversa, spesso anche degli alleati appartenenti allo stesso schieramento. Si parte da un casus belli spesso generato a bella posta e lo si da in pasto ai giornalisti che sono a libro paga di testate giornalistiche facenti capo a potentati economici (commistione economia-politica) che amplificano la notizia e la mettono a rilievo in modo partigiano, anche travisando la realtà oggettiva, poi la cosa passa all’attenzione dei social dove, attraverso una massa di persone ignoranti (nel vero senso del termine – ignorare = non sapere) pontifica su ciò che non conosce (nel mondo del calcio si dice: sono tutti allenatori, pur non avendo mai toccato un pallone) e anche di gruppi appositamente creati per immettere false interpretazioni. Da qui comincia la guerra degli insulti. Veramente nessuno ci fa bella figura.
Ultimo atto, quando la situazione si presta interviene un magistrato (politicamente schierato) a metterci l’asso di briscola inviando una bella comunicazione giudiziaria, un bell’avviso di garanzia. A questo punto la stampa schierata ha un buon punto di appoggio e lo sputtanamento del malcapitato/a parte in grande stile: tutti ci si buttano a capofitto, noncuranti se ciò che scrivono è la verità oggettiva o meno.
Molti anni fa, quando a Macerata era sindaco il cattolico Maulo, appoggiato da una maggioranza di sinistra, ci fu la prima “accoglienza” degli albanesi che arrivavano a bordo di gommoni, sistemati alla bell’e meglio nel campo sportivo di Madonna del Monte. La stampa quotidiana non era ancora messa male come oggi, cominciò il sottoscritto ironizzando sulla situazione di un’accoglienza voluta per forza, tanto che alla fine quei poveracci furono dapprima spostati in alberghi a Ussita, poi rimpatriati (almeno quei pochi che erano rimasti).
Oggi gli accadimenti sono portati all’estremo… e ancora “me và pé’ l’òsse” la figuraccia fatta dall’Italia quando venne indagato Silvio Berlusconi mentre era in conclave con i potenti del pianeta. Visto il clamore suscitato, questo modo di operare applicato contro il politico che dava in qualche modo fastidio ha preso piede. Un modo politicamente scorretto per eliminare un ostacolo. Per dirla tutta dietro i partiti ci sono gli imprenditori (bancari, economici, industriali) che dopo aver dato il loro appoggio (in vari modi) in campagna elettorale passano a “riscuotere”. Nel momento in cui la palla passa all’avversario a questi signori viene meno l’appoggio per i loro intrallazzi (appalti, concessioni, banche da controllare o fastidiose da far saltare [vedi Banca Marche]) parte la campagna di sputtanamento dell’avversario.
Non bisogna tornare tanto indietro nel tempo per trovare un altro esempio eclatante: l’incriminazione del Ministro Salvini che è finita in un nulla di fatto ma che ha fatto perdere consensi al suo partito e ha macchiato la sua figura, tanto che ora insultarlo sui social è diventato lo sport nazionale dei sinistrorsi. Oggi c’è l’avviso di garanzia pervenuto al premier Giorgia Meloni. Guarda un po’, spedito dallo stesso magistrato che aveva preso di mira Salvini (un caso?) ed è ricominciata la solita manfrina fatti d’insulti, illazioni e chi più ne ha più ne metta. I giornalisti hanno grandi colpe e nemmeno l’Ordine ne è esente: a che servono i corsi deontologici che ci obbligano a fare ogni anno se poi molti non li rispettano? Chi punisce i trasgressori?
Fernando Pallocchini
12 marzo 2025