Preambolo – Il professore, che tutti conoscono, pedalava allegro e sereno lungo lo stradone quando un compaesano lo saluta con “Salve professore, bello il suo monopattino, ma come lo usa?”. Il nostro prof ha allora un ripensamento, si rende conto di aver sbagliato e scende, mette un piede su un pedale e appoggia il fianco al tubo fra manubrio e sella, poi, spingendo a terra con l’altra gamba se ne và contento di aver finalmente capito come si va in monopattino. Lo incontra un amico e gli dice “Ciao, cosa fai?” lui risponde “Vado in monopattino non lo vedi?” e l’amico perplesso gli risponde “Sì, certo – mentre pensa- “come si fa a contraddire addirittura un professore, la sapienza fatta persona?”.
La parabola – Il preambolo si può definire una parabola e il dizionario dice a proposito: ‘la parabola’ è un racconto breve il cui scopo è spiegare un concetto difficile con uno più semplice o dare un insegnamento morale. Lungi dalla seconda definizione perché non intendo insegnare nulla a nessuno ma, semplicemente, dire la mia e mi sento di parlare solo e sempre a riguardo dei cosiddetti aspetti culturali, quelli che sono pubblicizzati come “patrimonio nazionale”, magari con un pizzico di ironia perché la questione in ballo forse non è presa sul serio.
Le discussioni degli ignoranti (coloro che non sanno) – Immaginatevi allora una guida turistica a seguito dei gitanti d’altre regioni venuti a visitare un bel parco di casa nostra e, mentre accompagna questi signori insieme con il nome latino dei fiori, si sofferma ad illustrare le caratteristiche di un bel monopattino Legnano d’epoca con manubrio da corsa, cerchi in lega, pedivelle alleggerite e cambio a cinque rapporti. Tutti guardano e tacciono, ma nel gruppo una o più persone pensano “ma quella è una bici da corsa non è un monopattino, cosa dice mai la guida? Dopo il tour delle Abbazie, sulla corriera che riporta a casa i gitanti, ci saranno le solite discussioni, fra quelli che accettano cosa ha detto la guida ovvero che una volta a crociera è di quattro spicchi perché quattro sono gli evangelisti e quei materialoni che pensano invece che le facessero così perché costavano meno delle volte a vela, quelli che non vogliono capire nulla dell’arte e pensano che costruire chiese fosse anche un costo (per chiarezza: ci volevano dei soldi).
Definizioni improprie – In generale descrivere un monumento con definizioni improprie o riduttive della sua dimensione storica è pressappoco come dire che una bici è invece un monopattino. Una persona del tutto immaginaria, che non abbia mai visto nessuno dei due attrezzi, o li abbia visti di sfuggita, ma non li abbia mai sentiti nominare, può benissimo accettare la cosa, tanto non ne subisce danni fisici o patrimoniali e non ha incubi notturni, ma se poi lo spiega ad un giovane che deve imparare, questo è probabile che partirà svantaggiato e dovrà, una volta laureato, trovare un buon impiego come commesso, mentre il suo compagno di studi che è in grado di distinguere un monopattino da una bici, andrà all’estero e diventerà un imprenditore o un accademico o un manager di alto livello.
Traslo la questione ad un argomento più concreto del quale sto scrivendo da tempo: la qualunquizzazione della storia della Basilica di Santa Maria a piè di Chienti.
Il metodo errato – Nella nostra regione, stando alla letteratura relativa, ci sono più di mille chiese tutte datate fra il decimo e il dodicesimo secolo basando la datazione “dal primo documento che ne parla”. Questo metodo inventato dal negazionismo pontificio per cancellare la storia Carolingia che in questo modo comincerebbe appunto solo dal decimo secolo, perché in regione mancano documenti scritti di età anteriori. Questo è un metodo evidentemente errato perché, se applicato alle evidenze storiche anche e solo mediterranee, porterebbe a stabilire che le piramidi di Giza sono del quarto secolo a,C. perché Strabone è il primo che ne scrive, oppure che la storia del Piceno inizia con il picchio sul vessillo. Con lo stesso principio si dovrebbe cancellare tutta la Preistoria perché di questa non ci sono appunto documenti che ne parlano, perciò buttiamo nella pattumiera i reperti di Pitino Monte Penna, il Ciottolo di Tolentino, il guerriero di Belmonte e chi più ne ha più ne metta, poi mandiamo in pensione tutti gli Archeologi.
Leggere i documenti ma tutti e bene – – Due pesi e due misure che sarebbero inconcepibili, ma non è così perché con trombe tamburi, pifferi e festival canori, nel comune di Montecosaro si festeggia il Novecentesimo della Basilica di Santa Maria a piè di Chienti ora rinominata Chiesa dell’Annunziata.
Di questo unicum architettonico ho già scritto a sufficienza, ma se non lo vogliono studiare nel contesto strutturale che è il miglior testimone delle sue origini, analizzandolo con i metodi proprii dell’archeologia (pertanto non negabili) gli storici del Centro Studi almeno si leggano i documenti, ma TUTTI & BENE, per favore, senza chiudere gli occhi sui dati che non piacciono, sennò se ne perde la genesi antica e la si rende anonima, una qualunque fra le migliaia di chiese marchigiane del XII secolo, nonostante che i frequenti visitatori (che vengono da San Claudio o che ci andranno dopo) percepiscano il fascino che emana dal monumento per la sua unicità compositiva.
La lapide, la data e il sec. V – Quest’anno si festeggia una lapide nel muro dietro l’organo con la data 1125, quindi novecento anni tondi e, mi ripeto, nove secoli da cosa?. I qualunquizzatori scrivono di “Consacrazione e costruzione” (quantomeno lo scrive il giornalista di Corriere Adriatico), Consacrazione va bene, ma costruzione neppure per sogno, qualcuno del Centro doveva spiegarglielo, perché sono gli stessi esperti di storia che scrivono il post sul web che riporto integrale per non essere tacciato di contaballe:
La scritta in grassetto in alto a destra deriva dall’elenco del Ministero dei Beni Culturali, redatto nel 1902 di cui riporto il dettaglio dello scan:
Nel testo in alto, a lato delle note storiche, il fatto che sia monumento nazionale dal 1902 è più che evidente, ma ciò che è scritto nell’elenco dei monumenti nazionali del 1902 del Ministero viene immediatamente dimenticato perché non penso che questi storici non abbiano saputo leggere quella data tra parentesi che recita sec V, che se è indicata è decisamente qualificante.
Gli storici Lilii e Bacci – Leggere e poi non voler vedere non si lega ad “errare umanum est” bensì a “sed perseverare…” ma la dimostrazione che è un monopattino anche se ha tutte le caratteristiche di una bici continua a tener banco. La storia si scrive col supporto delle fonti, di tutte le fonti, ed è responsabilità dello storico prenderle in esame e valutarne l’attendibilità. Questo sotto lo scrive Camillo Lilii uno storico camerte del Seicento
È vero che il tipografo (nel 1600) scrive delle ‘S’ che somigliano a delle ‘F’, perché così si usava a quei tempi, ma questo non impedisce di leggere che la chiesa, per questo storico era già esistente nel 512, ovvero agli inizi del secolo successivo alla data di costruzione e combacia con l’elenco del Ministero dei Beni Culturali di Roma. Il Camerte motiva l’esistenza dell’edificio per via della pietra tombale di un console deceduto in quell’anno, ma nessuno di quelli che contano in Comune ne vuole tener conto. Anche Andrea Bacci, personaggio cinquecentesco, per il Centro è un altro contafrottole anche se ha scritto cose precise del monumento:
Il Bacci era l’archiatra di papa Sisto V, non uno qualunque, anche se non faceva parte di un Centro Studi, ma se ha scritto la storia di Sant’Elpidio a Mare, suo luogo natale, due cose non si possono smentire: la prima che doveva conoscere la storia del suo paese, ed è il primo a parlare dell’Annunziata, la seconda che il libro non era fatto per essere letto in Cina, ma dai suoi concittadini presenti e futuri che non erano ignavi di default e conoscevano le memorie orali delle cose di casa loro.
Dal documento spunta Carlo Magno – Scrivere che c’era la Chiesa della Madonna Annunciata, con tanto di indulgenza ed attribuire un ampliamento a tal Carlomagno, doveva corrispondere a una situazione nota non solo nella memoria popolare, ma per logica anche su fonti scritte e siamo in Val di Chienti, non a Bad Aachen in Germania, dove Carlone viveva secondo le opinioni filogermaniste dei membri del Comitato festeggiamenti, opinoni che fra mille altre prove, sono smentite proprio dal fatto che la chiesa è qui e non lassù e questo forse irrita chi ha insegnato quella storia per una vita perciò lo si deve cancellare con la postdatazione, se no si perde la faccia. È successo anche ai saccenti ufficiali per mille e passa anni, quelli testardamente conservatori per cui, nonostante Euclide ed Ipparco lo abbiano dimostrato e tutti lo sapessero, la Terra non poteva essere tonda, quelli che per poco non arrostivano Galileo.
Basilica fino a due anni fa… – Io non ho dubbi sulla ricostruzione carolingia dell’Annunziata, perché è da questa che la chiesa si chiamerà Basilica, che ab antiquo significava edificio di fondazione imperiale. L’Annunziata è stata Basilica fino ad un paio d’anni fa, quando il Centro ha deciso di qualunquizzarla con un cartello su cui c’è scritto Chiesa, eliminando il precedente con la scritta Basilica. Dovrebbe pertanto, e con la stessa autorità, far aggiornare a esempio Google Earth che ancora riporta la vecchia titolatura sulle sue mappe (tutte tratte da documenti ufficiali come i catasti terreni) e anche far emendare le guide del Touring Club. Ma c’è una pietra dietro l’organo che dice 1125 e quello sarebbe l’unico documento probante di tutto il complesso architettonico, solo perché c’è un numero scritto sopra, anche se non è al suo posto d’origine perché murato secoli dopo in una struttura barocca.
Gli affreschi testimoniano – Per arrivare alla pietra fatale, devono essere saliti al piano superiore senza però chiedersi perché ci sia questo piano anomalo e ci sono andati camminando ad occhi chiusi per non vedere gli affreschi, ma per questi storici le strutture e le icone sui suoi muri non fanno storia, la storia la fanno solo i documenti fondiari di compravendita, che non c’entrano nulla con la storia dell’edificio, ma se ci si sente soddisfatti a leggere solo quelli che fanno comodo …va bene così: evviva l’Annunziata Novecento e festeggiamo la Consacrazione, ma perché la si festeggia nel 1125 quando lo stesso Centro ci spiega (adesso in sottotono, ma lo ha scritto sul cartello lato chiesa) che c’è un documento del 935 o giù di lì, in cui la chiesa è riferimento catastale, perciò esiste essendo nota a tutti appunto come riferimento fondiario.
La domanda finale – Quindi l’edificio che già esisteva è stato inspiegabilmente consacrato solo dopo quasi due secoli da quando un documento lo cita addirittura come caposaldo catastale, perciò noto a tutti e da tempo, come mai? Una spiegazione sarebbe utile e forse la sentiremo nel Workshop formativo, nel quale noi ignavi saremo “formattati” alla versione della storia della Basilica sostenuta dall’autorità comunale.
Medardo Arduino
20 marzo 2025