Botte e risposta con rime baciate, le divertenti “incertezze” del ventennio a Macerata

Il “Ventennio” non può essere quello definito tale, per antonomasia, intercorrente fra il 1922 e il 1943. Come scrisse Vincenzo Machella, Macerata – pur fra le tristezze derivanti dalla perdita della libertà – lo trascorse anche con un certo distacco non disgiunto da amara ironia. Due o tre episodi ce lo dimostrano.

Arriva il Duce a Macerata – 1936 – arrivo in città di Sua Eccellenza il Cavalier Benito Mussolini, Presidente del Consiglio, Primo Ministro e Segretario di Stato. In piazza il popolo “in fremente attesa” aspetta l’arrivo del Duce. Ma l’ampia area non è del tutto oceanicamente piena. Avanti alla chiesa di San Paolo (sulla cui facciata campeggia un enorme “Dux”) c’è un vuoto. Un Gerarca si affaccia dalla Loggia dei Mercanti per “tastare il polso del fascismo maceratese”. Con sgomento, però, rileva l’esistenza di quella smagliatura. Immediatamente si fa al microfono e grida a tutta forza: “Tappatemi quel buco!” Dalla folla, con altrettanta tempestività, si leva un grido di sapore pornofonico. Il Gerarca si ritira tra le risate degli astanti.

Arriva il Ministro dell’Educazione a Macerata – Qualche anno più tardi, il 10 novembre (notare la data), si reca a Macerata il Ministro dell’Educazione Nazionale (il Bottai, mi sembra). La “forza della cultura” – a differenza del resto della popolazione – è schierata nel lungo atrio dell’Università. Dal Rettore Magnifico fino a noi studenti (si fa per dire) delle Regie Scuole Medie tutti sono in attesa. Ma il Ministro non si vede. Il succitato Gerarca passeggia al cospetto dei “colti”, catafratto negli stivali, nell’orbace, nel fez plurigallonato. Non sa che dire. Eppure sente l’obbligo di galvanizzare i presenti. Improvvisamente  gli si accende la famosa lampadina ed esclama, solennissimo e scandendo, mussolinianamente, le parole: “Camerati! (pausa) Domani, 11 novembre festa di Sua Maestà il Re e Imperatore!”. Dallo schieramento una voce anonima controdeduce: “E de li cornuti!” (Per chi non lo sapesse l’11 novembre ricorre la festa ecclesiastica di San Martino di Tours che, per ragioni ancora insondate, venne eletto dalla tradizione a protettore dei colpiti dalla infedeltà coniugale). Risata oceanica e conseguente ammutolimento del Gerarca.

La banda musicale – Ma le sventure non sono finite. In fondo all’atrio sosta la fanfara della Gioventù Italiana del Littorio priva, temporaneamente, del suo capomusica impegnato a prestare servizio con la Banda Municipale in piazza. Nel momento in cui arriva Sua Eccellenza il Ministro si ebbe una incertezza nel corpo musicale. “Che suoniamo prima? Marcia Reale o Giovinezza?” Il dissenso fu superato, sia pure democraticamente ma – nello stesso tempo – cacofonicamente, perché un 50% attaccò “Giovinezza” mentre l’altra metà, forse più attaccata a Sua Maestà, intonò la Marcia Reale. Entrato il Ministro nell’Aula Magna il Gerarca si vendicò ampiamente dell’impasse anteriore. Urlando come un Satanasso s’impegnò a distribuire calci, ceffoni, insulti atrocissimi agli sventurati musicanti. Fu uno spettacolo nello spettacolo vedere trombettieri, clarinettisti, tamburini e grancassai fuggire a tutto vapore, in una confusione indescrivibile per raggiungere l’uscita, disperdendosi per ogni dove. 

La poetica rima finale – Mi pare che il seguente episodio sia avvenuto in quel giorno. Eravamo tutti ammassati nel cortile del Palazzo della Gil (per gl’indotti: Gioventù Italiana del Littorio) e facevamo un chiasso infernale. Da una finestra dell’edificio si affacciò furente un Capomanipolo (o centurione o seniore, non ricordo) il quale urlò: “Giovani, se seguita questo andazzo, vi romperò la testa…”. Immediata risposta, in poeticissima rima, degli astanti. Il centurione (o simili) controdedusse, spiritosamente: “Lo avete detto voi!” E poi non mi dite che il ventennio fu solo “triste”. Qualche nota di colore (derivante dallo jus murmurandi) ci fu. E come.

Libero Paci (tratto da Ma c’era Macerata)

17 aprile 2025

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